Filippo Facci, Libero 12/11/2013, 12 novembre 2013
METODO BOFFO? MAGARI
Leggere che i ministri Alfano o Lorenzin paventino un «metodo Boffo », sinceramente, fa un po’ sorridere. Quali torbidi segreti volete che nascondano? Il metodo Boffo è l’estrapolazione a freddo di retroscena d’accatto, è un ripescare notizie vecchie per rimetterle a modello secondo circostanza. Se le notizie sono vere, si può anche fare; se le notizie sono false o ingannatorie (capita con le cartacce giudiziarie) invece non si può fare, ed è giusto parlare di «macchina del fango». Il punto è che il metodo Boffo occorre meritarselo. Da Giulio Cesare in poi - che prosperò grazie alle scorribande di Crasso - fare politica significa sporcarsi le mani, scendere a patti con le miserie umane, mantenere una grandiosa ambivalenza che non scivoli per forza nell’illecito: ma che spesso ha un lato oscuro. Ce l’ha ricordato il film di Spielberg su Lincoln, che comprò parte dei voti che posero fine alla schiavitù. Anche in Italia, scendendo di livello, dal Dopoguerra in poi non c’è grande o medio politico che non sarebbe stato passabile di metodo Boffo: perché a parte gente come Dossetti (che prese i voti, quelli ecclesiastici) la politica resta un’arte da figli di buona donna, dotati della malizia necessaria a procacciarsi il consenso e l’elezione. Alfano e la Lorenzin, che conosco e stimo, sono bravissime persone e dei nominati. Non c’è granché da scoprire su di loro: e, in parte, siamo al problema.