Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  novembre 12 Martedì calendario

PUBERTÀ PRECOCE, CORO DI BACH IN CRISI LA NOSTRA ERA CI CAMBIA VOCE E ANIMA


Il nostro tempo ha cambiato i nostri corpi. Lo sappiamo: ce lo ricordano i nostri figli quando li osserviamo crescere spesso più rapidi di noi alla loro età. Ed è una verità persino banale che le fotografie dei nostri nonni ripetono all’infinito. Il tempo che trasforma i nostri corpi fa mutare la nostra voce e, con la voce, anche altro: qualche tassello del nostro universo emotivo e culturale cambia di posto.
Ne è la prova quanto accade a Lipsia, nel coro di ragazzi di cui Johann Sebastian Bach fu maestro fra il 1723 e l’anno della sua morte, il 1750. Il Thomanerchor, 801 anni di vita, è tutto maschile. I soprani — che offrono il registro più immediatamente riconoscibile, il più acuto — sono bambini di età compresa fra i 10 anni e il momento in cui la pubertà porta al cambio della voce. È qui che si manifesta il marchio del nostro tempo: se nel periodo di Bach si avevano soprani diciassettenni, oggi il cambio di voce si verifica tra i 12 e i 13 anni. Questo significa che, calcolando che si entra nell’orbita dell’istituzione a 9 anni e si è parte effettiva del Thomanerchor a 10, il periodo di maturità artistica dei giovanissimi soprani è di due anni. Come ha spiegato al New York Times Magazine un demografo di Berkeley, dalla metà del Settecento in poi la pubertà è arretrata di due mesi e mezzo a decennio, con il risultato — appunto — che il cambio di voce avviene oggi troppo presto. Si cercano rimedi e non è facile.
Non occorreva che un’indagine giornalistica su una storica istituzione musicale tedesca ci ricordasse che l’età dello sviluppo dei nostri ragazzi, come quella delle nostre ragazze, s’è fatta precoce. Né è nuovo il dibattito su come la nostra esperienza del suono e dell’ascolto sia più o meno comparabile con quella della stagione barocca (decenni di ricerche musicologiche e di dibattiti su «filologia» e «prassi esecutive» hanno appassionato e diviso critici e pubblico, arricchendo l’offerta e il mercato). Lipsia però ci dice anche che il cambiamento operato dal nostro tempo va più in profondità del corpo e delle corde vocali. Trasforma un po’ la nostra anima. La rende né migliore né peggiore: diversa. Figlia del nostro tempo, semplicemente. Ancora una volta Bach ha qualcosa da insegnare.
Marco Del Corona