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 2013  novembre 12 Martedì calendario

«PARLA DI TE MA NON DIRE COSA PROVI» LE ISTRUZIONI A «AZZURRA» E «AURORA»


La loro vita era scandita dagli appuntamenti con i clienti. Mattina e pomeriggio, a Roma ma anche in trasferta. Perché le due baby squillo dei Parioli erano ormai gettonatissime, una miniera d’oro per i loro sfruttatori. Ragazzine diventate donne troppo in fretta, capaci di giocare con il proprio corpo, consapevoli di essere merce preziosa. Però ingenue, proprio come si è quando hai 14 o 15 anni. E quindi disposte ad accettare gli ordini terribili e perentori dei grandi. Come nomi d’arte avevano scelto Aurora e Azzurra. Audace e sfrontato era il messaggio «postato» su internet per adescare gli adulti. Le carte processuali depositate in vista dell’udienza prevista per oggi davanti al tribunale del Riesame che dovrà decidere se lasciare in carcere la mamma di una di loro e i tre uomini che ne abusavano ormai da mesi, raccontano i retroscena di una vicenda che già nelle prossime ore potrebbe portare a clamorosi sviluppi. Confermando l’esistenza di una vera e propria «rete» di «aguzzini» e spacciatori di cocaina, già delineata dalle indagini dei carabinieri del comando provinciale di Roma. Tra loro c’erano almeno due escort adulte che progettavano di trovare altre case e così allargare ulteriormente il «giro».
«Due ore, 300 euro»
È Nunzio Pizzacalla, 35 anni, militare abruzzese a dettare le regole. Nella sequenza di messaggi inviati via WhatsApp alla ragazzina più grande, non lascia spazio a dubbi circa l’atteggiamento che devono tenere. Gli investigatori dell’Arma evidenziano come «l’indagato ha impartito alla minore chiare disposizioni in merito ai tempi e alle tariffe da applicare in ordine alle prestazioni sessuali, nonché al tipo di informazioni da dare ai clienti».
Ecco la conversazione intercettata il 19 maggio scorso:
Pizzacalla: «x le cifre c’è una rettifica facciamo direttamente entro le due ore 300 e superate fino a mezza giornata 500»
Ragazza: «Bene»
Pizzacalla: «Comunque hai clienti parla di te ma non dire cose provate tipo».
Annotano i carabinieri riferendosi a un’altra sequenza intercettata il 26 maggio: Dal contenuto dei messaggi emerge che Pizzacalla mantiene la contabilità delle prestazioni».
14:53: «Fino ad adesso quanti clienti hai visto»
15:06: «So’ soldi fai bella figura magari chissà potrebbe essere interessato alla relazione»
Due giorni dopo ordina: «Ogni volta che fai uno mi devi mandare messaggio con tempo e soldi». E ancora: «Senti non so se x te è un gioco ma oggi ti dovevi fare una persona forse due x me e un lavoro e un guadagno mentre tu stavi a dormire loro ti hanno chiamato ed e saltato tutto». Il 31 maggio si occupa dei guadagni: «Mi raccomando sempre le 300 entro le due ore e superate 500». Sono tanti, tantissimi soldi. E la percentuale di Pizzacalla è alta. Lo ricorda lui stesso nel messaggio spedito il 15 giugno: «Fino adesso mi devi 110»; «Su le prime erano 30 perché ti sei fatta dare 100 ma su 150 sono in realtà 45 ma ne prendo 40».

«Alta, mora, gambe lunghe»
Proprio a Pizzaccalla, il 17 maggio scorso, la giovane invia su WhatsApp il testo che ha deciso di mettere su internet, per avere la sua approvazione. Un messaggio che la madre riesce a leggere e decide di consegnare ai carabinieri con una denuncia che fa partire le verifiche e si conclude con i primi arresti di due settimane fa.
«Ti scrivo qui perché non mi funziona il computer. Allora descrizione fisica: alta quasi 1:70 mora capelli lunghi occhi marroni gambe lunghe 5 di seno il peso non lo so con precisione ma sono un po’ in carne, ho 3 tatuaggi tutti non visibili uno sul senso uno sull’inguine e uno sulle costole ho il piercing sulla lingua ma lo posso togliere e ho il segno del piercing all’ombelico che ho tolto tempo fa. Descrizione personale: penso di essere una ragazza solare allegra mi piace andare a ballare e frequentare locali, amo molto il sesso con gli uomini meglio se più maturi di me, non ho tabù a parte (omissis). Per il resto sono una ragazza normalissima mi piace uscire bevo e fumo».
Disinibita lo era anche con i clienti. Ad un uomo che la contatta al telefono per raggiungerla nell’appartamento di viale Parioli dice: «Io sono Aurora, Azzurra sta arrivando. Posteggia e chiamami quando sei davanti al portone».

La segnalazione della preside
Aveva capito tutto la madre, non era l’unica. Anche la preside della scuola frequentata dalla ragazzina più piccola si era insospettita riguardo alle continue assenze. Ma a sviare i sospetti ci ha pensato la madre di quest’ultima. La donna che adesso è in carcere con l’accusa infamante di aver sfruttato la figlia.
Madre: «Aoh! addò stai?»
Figlia: «A casa di Mimmi (Mirko Ieni, l’altro sfruttatore ndr )... sto lavorando che vuoi?»
Madre: «Senti non mi prende in giro allora ti ha chiamato la professoressa?... ha detto che devi andare a scuola! perché la preside sta per fare una segnalazione...la segnalazione eh si!»
Figlia : «Che palle!»
Madre: « Ha detto nel caso in cui non mi mettete in condizione di fare quello che...io non vorrei fare ma sono costretta...visto che m’hanno chiamato e volevano sapere se stavi male e io gli ho detto no! Mia figlia non sta male...ha un altro tipo di malessere ma non è il malessere che pensiamo noi che le impedisce di venire a scuola...quindi lei vuole parlare con te... allora ha detto dice io ho parlato con la preside, la preside è molto vicina ai problemi tuoi!... purtroppo se non vai a scuola deve fare la segnalazione...una volta che fa la segnalazione»
Figlia: «Sì sì va bene non ti preoccupa’ dai domani ci vado».
Fiorenza Sarzanini

fsarzanini@corriere.it