Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  novembre 12 Martedì calendario

E GLI ANTIMONTIANI VOGLIONO PRENDERSI IL LOGO


Qualche giorno fa si duellava con metafore sportive, ma di livello. A Mario Mauro che non voleva che il partito fosse «esclusivo come un golf club», replicava Gianfranco Librandi che attribuiva al ministro «una certa assiduità nei circoli del salto alla quaglia». Ora che i due giorni di «assemblea degli associati (venerdì e sabato prossimo) si avvicinano, dentro Scelta Civica i toni si fanno meno ironici e scanzonati. Perché il rischio di una scissione diventa più vicino. Il partito più che diviso è frantumato in mille rivoli e si ritrova con due linee politiche opposte: gli antimontiani sono ormai maggioranza al Senato. Ogni scenario è aperto e con più o meno cautela si valuta anche, cavilli alla mano, la titolarità del simbolo, registrato proprio da Mario Monti all’ufficio Brevetti. Già, perché alla fine, come riassume un autorevole esponente dell’Udc, si tratterà di capire «chi è prigioniero di chi». E il simbolo non sarà un dettaglio irrilevante. Anche se, commenta perfido lo stesso esponente centrista, «siamo sicuri che lo voglia davvero qualcuno questo simbolo e che non porti sfortuna?».
L’assemblea si terrà al Palazzetto delle Carte geografiche di Roma. E ci vorrà una mappa piuttosto dettagliata per tenere conto di tutte le sfumature di pensiero che coesistono, a fatica, dentro Scelta Civica. Riassumendo, i fronti sui quali si scontrano montiani e antimontiani sono tre, intrecciati: sostegno al governo (il primo scontro si ebbe con le critiche di Monti all’esecutivo); collocazione europea (l’ala popolare e vicina all’Udc è per il Ppe, mentre l’ala montiana oscilla tra Ppe e Alde, i liberaldemocratici); alleanze future (in particolare con il Pdl più o meno deberlusconizzato).
I punti di frizione con Monti (che poi si è dimesso dal partito) sono stati sostanzialmente due: quando l’ex premier criticò il governo (dopo l’incontro del popolare Mario Mauro con Angelino Alfano) e l’elezione del nuovo capogruppo al Senato (Lucio Romano al posto del montiano Giancarlo Susta). In quest’ultima occasione si è cristallizzata una maggioranza antimontiana: 12 (tra i quali due udc) su 20. La scissione potenziale è in questi numeri. Ma qualcuno teme che i 12 non se ne vogliano affatto andare e rivendichino di essere loro Scelta Civica, tenendosi nome e simbolo. Benedetto Della Vedova non crede che si arriverebbe a tanto: «Sarebbe grottesco. È vero che il nome è stato cambiato e ora ci chiamiamo “Scelta civica”, ma i senatori sono stati eletti con il nome “Monti per l’Italia”. E poi l’articolo 6 dello Statuto prevede che il gruppo di Scelta civica sulle linee generali, quindi politiche, segua le scelte del movimento. Non può cambiare direzione, per esempio sulle alleanze».
Tema caldo, quest’ultimo. Perché i montiani, Della Vedova in testa, vedono nella scelta di Casini e Mauro «una deriva senza ritorno verso destra, verso il Pdl». Spiega l’ex radicale: «Noi dobbiamo ripartire dai contenuti montiani: Europa, riforme e serietà. Prima ci dobbiamo rafforzare su questi temi, poi, quando arriverà il momento del voto, decideremo le alleanze. Si riparte da chi ci sta, magari perdendo dolorosamente qualche pezzo, ma almeno si supereranno le ambiguità».
Non la pensa così Lorenzo Dellai secondo il quale si è ormai conclusa «la fase di start up e diventiamo maturi»: «L’opzione popolare non vuol dire affatto andare a destra. A me non risulta che sia questa la strada: parlo di me ma anche di Mauro». Dellai non vuole sentir parlare di chi avrà la maggioranza o di scissioni: «La discussione non sarà sulle beghe e sulle conte interne, ma sulla linea politica. Siamo nati sull’emergenza finanziaria, ora siamo in una fase diversa, dobbiamo andare oltre e darci una linea politica a tutto tondo».
Il presidente pro tempore, succeduto a Monti, Lorenzo Bombassei, è sicuro che si troverà una sintesi e la sua intenzione è quella di «aggregare» e di trovare «regole condivise per collaborare tutti insieme». Non è chiaro se ci sarà l’elezione del nuovo presidente, ma sia Bombassei sia Dellai sottolineano che tra i punti all’ordine del giorno ci sarà la conferma di un «sostegno forte al governo».
Alessandro Trocino