Giampiero Maggio, La Stampa 12/11/2013, 12 novembre 2013
ECCO PERCHÉ L’OLIVETTI SAPEVA DELL’AMIANTO
L’Olivetti sapeva. Sapeva dei rischi ai quali sottoponeva gli operai che venivano a contatto quotidiano con la tremolite d’amianto presente nel “talco”, quella polvere bianca e inodore usata in moltissime lavorazioni. Fino al 1981, però, non ha fatto nulla per proteggerli.
I documenti
E adesso spuntano alcune lettere che potrebbero inchiodare molti ex dirigenti Olivetti. Documenti finiti agli atti in altri due procedimenti per omicidio colposo aperti dalla Procura di Ivrea 3 anni fa (quello per la morte di Franca Lombardo e di Lucia Delaurenti, entrambe decedute per mesotelioma pleurico) e che potrebbero pesare non poco sul nuovo filone d’inchiesta dei pm eporediesi, quello relativo alla morte di 16 persone per l’esposizione alle fibre d’amianto e che oggi vede 24 indagati, tra cui Carlo e Franco De Benedetti e l’ex ministro Corrado Passera. Per i 2 procedimenti del 2010, invece, era stato rinviato a giudizio (e in un caso condannato a 6 mesi) Ottorino Beltrami, amministratore delegato dell’Olivetti. Si scopre, però, che nel registro degli indagati finirono anche i fratelli De Benedetti con l’accusa di omicidio colposo. La loro posizione fu stralciata. Dal 1978 al 1996, comunque, Carlo De Bendetti è stato presidente dell’azienda di Ivrea. I documenti finiti agli atti e relativi alla perizia prodotta da Luigi Tirrito nei procedimenti del 2010, sono importanti. C’è una lettera, datata 13 febbraio 1981. Maria Luisa Ravera, responsabile del servizio Ecologico e Processi dell’Olivetti invia una comunicazione al Politecnico di Torino e chiede che vengano effettuate le analisi microscopiche su 2 campioni di “talco”.
La conferma
La risposta del Politecnico, a firma Enea Occella, arriva 3 giorni dopo. Ed è inquietante: “In entrambi i campioni – è scritto nella relazione – è presente in elevate proporzioni la tremolite d’amianto”. Aggiunge l’esperto: «La concentrazione di tremolite supera le 500 mila unità per milligrammo, ben oltre, quindi, il limite tollerato di 1000 unità per milligrammo». Fino a quella data, il 1981, il talco fu utilizzato con assoluta tranquillità nei reparti senza predisporre le contromisure necessarie ad evitare l’esposizione. “I sistemi di sicurezza non erano sufficienti” conferma Tirrito, uno dei periti incaricati dalla Procura di far luce sul caso della morte di Franca Lombardo, deceduta nel dicembre 2007.
L’ambiente
C’è di più. Siamo nell’aprile 1988, in piena epoca De Benedetti. Un’indagine del servizio Ecologia della Olivetti rileva la presenza di fibre d’amianto in molte strutture, in particolare nelle controsoffittature e negli intonaci delle officine di San Bernardo (Ope) e nel capannone centrale denominato Galtarossa, dove lavorano centinaia di dipendenti. C’è il timore che possano essere nocivi. Ecco, però, come risolve la questione l’azienda. Il 31 marzo 1989, l’ingegnere Piero Abelli comunica cosa è necessario fare per la bonifica. «E’ confermato che l’intonaco del capannone Ope contiene fibre di amianto… riteniamo che in occasione della sistemazione dell’area si debba escludere l’asportazione e prevedere un buon intervento di mantenimento». Quale? «Si consiglia di applicare una mano di adesivo che fissi le eventuali fibre in via di distacco previo rattoppo, con scagliola o materiali simili delle zone visibilmente danneggiate». Ora l’avvocato Enrico Scolari, che tutela diverse parti lese nel nuovo filone d’inchiesta insiste: «Ci sono documenti che dimostrano come i pericoli per l’esposizione all’amianto fossero stati fortemente sottovalutati».