Antonio Salvati, La Stampa 12/11/2013, 12 novembre 2013
VENTI PERSONE IDENTIFICATE “MINACCE AI CALCIATORI”
Chissà che allenamento sarà, quello di oggi pomeriggio, allo stadio di Nocera Inferiore. Chissà cosa si diranno i calciatori rossoneri protagonisti, loro malgrado, del derby farsa di domenica con la Salernitana. Sarà una sgambatura a porte chiuse, voluta dalla società che ieri ha respinto le dimissioni del tecnico Fontana e del direttore sportivo Pavarese e che dice di attendere «con la massima serenità gli esiti delle indagini e le decisioni che saranno prese dagli organi competenti».
Serenità che cercheranno di ritrovare anche i calciatori, molti dei quali hanno approfittato di una giornata libera per raggiungere le loro famiglie. Chi li ha visti, parla ancora di ragazzi «visibilmente provati». Domenica, alcuni di loro piangevano nel tunnel che conduce al campo di gioco di Salerno. «Non volevano entrare in campo e ci hanno riferito di essere stati minacciati dai propri tifosi che non volevano che la partita si giocasse», ha spiegato il calciatore della Salernitana Matteo Guazzo. Una trentina di quegli ultrà sono stati già identificati dalla polizia e venti saranno raggiunti dal Daspo. Per tre di loro, che erano già stati diffidati, scatterà anche una denuncia per violenza privata. Identificato, si stanno valutando le misure da prendere, anche chi era ai comandi dell’aereo che ha sorvolato lo stadio Arechi con uno striscione pro-ultrà. L’obiettivo delle forze dell’ordine è quello di identificare tutti i partecipanti all’assedio dell’albergo che ospitava i calciatori della Nocerina in ritiro. Sono stati visionati diversi fotogrammi delle riprese del faccia a faccia tra tesserati del club e ultrà, «incontro» avvenuto anche qualche giorno prima del derby durante un allenamento. Ieri mattina, al termine di una riunione, il procuratore Giancarlo Izzo ha spiegato che i responsabili di quanto accaduto «non devono pensare di farla franca», comunicando anche l’apertura di un fascicolo contro ignoti con l’accusa di violenza privata aggravata. Gli ultrà, dal canto loro, fanno sapere di non aver «minacciato di morte nessuno, abbiamo chiesto ai giocatori e al tecnico che con un gesto eclatante si desse voce all’ingiustizia subita», ossia l’impossibilità di andare in trasferta nonostante tutti gli ultrà fossero muniti della tessera del tifoso.