Il Post 12/11/2013, 12 novembre 2013
COME SARA’ IL 2014
Giorgio Dell’Arti, giornalista e scrittore appassionato dell’osservazione di quel che succede, responsabile dell’edizione “antologica” del Foglio del lunedì e compilatore di elenchi e dizionari, ha intervistato sessanta personaggi pubblici con ruoli molto diversi tra loro su “Come sarà il 2014″ e poi ha intitolato così un libro, pubblicato dall’editore Clichy. Questa è, a sua volta, un’antologia di alcune delle molte risposte che raccoglie.
Giuseppe De Rita, Presidente del Censis
Sta dicendo che siamo diventati una società ferma?
Sì, non solo ferma, ma che vuole restar ferma. Una società che tende alla tranquillità, che vuole azzerare il conflitto…
Questo è male?
Beh, senza un po’ di conflitto non si va avanti. Conflitto e controconflitto. Tutta la nostra società è cresciuta sul conflitto: dalla resistenza al terrorismo. Invece ora il conflitto si depotenzia subito, il conflitto viene di regola aggirato.
Per esempio?
Mah, per esempio, anche il caso Renzi. Salendo tutti di corsa sulla sua barca hanno esorcizzato il conflitto. Renzi, che finora andava bellamente all’attacco, ne risulta meno profilato, più sbiadito. La strategia degli avversari è quella, accostandoglisi, di togliergli identità. Alla fine tutti i fiumi portano al mare di Renzi e l’aria di tempesta che c’era prima è bella che evaporata. Ma il grande mare, come sappiamo, non lo controlla in realtà nessuno.
Marzio Barbagli, demografo
È vero che nel 2050 gli italiani si saranno ridotti a 40 milioni?
E chi lo sa? Queste statistiche si basano sempre sugli andamenti contemporanei. E gli andamenti, in lassi di tempo tanto lunghi, possono cambiare. Tutte le previsioni fatte dai demografi degli anni Cinquanta, che si basavano sui numeri degli anni Cinquanta, sono risultate sbagliate. È vero che noi da molto tempo abbiamo più morti che nati e che quel minimo di sollievo demografico portato dagli immigrati è destinato ad avere poca durata: gli immigrati dimenticano subito i comportamenti del Paese d’origine e assumono, al massimo nel giro di una generazione, i comportamenti del Paese in cui sono arrivati.
Veronica Manfrotto, libraia
ll libro sulla cocaina di Saviano è stato un flop.
Non direi. Forse per Feltrinelli, ma non per noi. Ce ne fossero di flop che vendono quasi 200 mila copie.
Umberto Brindani, direttore di Oggi
Dài.
La nera. Grandissimo interesse per la nera, smodato interesse per la nera.
Questa la capisco di più.
Nel 2014 saremo di nuovo alle prese con cinque grandi gialli: ricomincia il processo di Perugia, c’è l’Appello per Parolisi, c’è la Cassazione per Cesaroni (gennaio/febbraio), ricomincia Garlasco (gennaio/febbraio), in primavera riparte Sarah Scazzi. C’è un sesto caso che va fortissimo, magari non ne hai mai sentito parlare. È quello di Roberta Ragusa, scomparsa la stessa notte della Concordia vicino a Pisa. Il principale sospettato è il marito. Ora, anche la televisione su questi fatti di nera è scatenata, della Ragusa poi si occuperanno tutti, Quarto grado, Chi l’ha visto?, eccetera.
Massimo Gramellini, giornalista
Vediamo quelli del centrosinistra.
Allora, nel 2014 non si vota, Letta secondo me resiste bene. Si vota magari nel 2015, profittando anche di un minimo di ripresa che a quel punto ci sarà.
Letta premier anche nel 2015?
Difficile, perché intanto Renzi avrà conquistato il partito. Oh, bada: Renzi prenderà in mano il partito, ma sarà circondato da gente non sua, gente salita a tutta velocità sul carro del vincitore. Sono quelli, come sai, che ti volteranno le spalle per primi oppure che ti tenderanno ogni sorta di trabocchetto. Un altro problema è che con la nuova situazione del centrodestra non c’è più la possibilità di attaccare Letta attraverso Berlusconi. Bisognerà poi vedere che legge elettorale gli sarà servita: Renzi ha bisogno di un maggioritario, magari della stessa legge con cui votiamo i sindaci… In ogni caso gli ci vorranno un paio d’anni, ma a un certo punto conquisterà il Pd. Quindi, confermo: si vota nel 2015, con Renzi candidato.
Urbano Cairo, imprenditore
Beh, la questione del Torino che non è la Fiorentina resta (Gramellini aveva chiesto perché se Cairo è il 41° ricco d’Italia, il Torino non è la Fiorentina, ndr).
Ma ascolti. Ho preso il Torino che era fallito, l’ho riportato in A, poi siamo ritornati in B, dal 2012 siamo di nuovo in A e a questo punto abbiamo una buona squadra, con un bravo allenatore e un bel settore giovanile, un settore giovanile come non si vedeva da tempo, nove nostri ragazzi, dati in prestito, giocano titolari in serie B. Non so, Comi, che è un 92. Un 93 e un 90 stanno allo Juve Stabia, dove c’è pure Parigini, un giovanissimo, pensi che è un 96… Il vivaio è importantissimo. In tutti questi anni ho investito 60 milioni, non sono mica pochi, sa?
E Della Valle?
Della Valle è molto più ricco di me, in quella classifica di Milano Finanza sta nei primi dieci posti, lei deve capire che in termini di finanza il rapporto tra una squadra come il Torino e una squadra come il Milan o come la Juve o come l’Inter è di uno a sei, cioè loro hanno sei volte le possibilità che ho io, anche il Napoli, che fattura 150 milioni, vale tre volte e mezza più di noi. Della Valle metterà nella Fiorentina almeno venti milioni l’anno. In tempi come questi un azionista come me si può permettere di tirare fuori dieci milioni ogni anno? Io non lo so.
Quindi a Gramellini rispondiamo di contentarsi.
Il Torino a cui pensa Gramellini, quello che vinse il campionato 1975-76, stava finanziariamente in rapporto al massimo di uno a due col Milan, la Juve e le altre grandi. Non c’erano i soldi della televisione. Pianelli poteva farcela, e una volta ce l’ha pure fatta, e ha portato a casa lo scudetto.
Debora Serracchiani
In un prossimo governo, quale ministero vorrebbe?
I Trasporti.
Andrea Monti, direttore della Gazzetta dello Sport
Chi vince lo scudetto?
La Juve, ma con più fatica dell’anno scorso.
Giovanni Malagò, presidente del CONI
Come si spiega che la tua Samocar 48 ha chiuso i bilanci con 700 milioni di perdita?
Aver perso solo 700 milioni è un miracolo. Certe aziende del lusso hanno chiuso con ricavi dimezzati, altre hanno chiuso proprio. Samocar resta comunque una realtà molto solida, non abbiamo debiti, siamo ben patrimonializzati…
Franca Sozzani, direttore di Vogue
E tutti questi che si vengono a comprare le aziende italiane? Perché si comprano soprattutto la moda, i profumi ecc.
Io vedo la cosa in positivo. Chi se ne importa chi è il padrone, basta che il marchio sia quello, la produzione in Italia, il gusto in Italia. Palazzo Grassi sarebbe un cumulo di macerie, Punta della Dogana era diventata una discarica di topi.
Tu sei sicura che restano in Italia.
Sicurissima, dove vuoi che vadano?
Loro Piana resta in Italia.
Sicuro, il know how è nostro, Arnault l’ha detto decine di volte.
Paola Ferrari, conduttrice tv
Nel 2014 vincerà la causa col signor Twitter?
I tempi sono quelli dei magistrati romani. Io non ho fatto causa per me figuriamoci, agli insulti sono abituata ma per gli altri, per i giovani. In Inghilterra, Twitter ha già dovuto chiedere scusa per le minacce di stupro. Una regolamentazione ci vuole, il cyberbullismo sarà uno dei grandi problemi del 2014 e dei decenni a venire.
Arrigo Cipriani, ristoratore
Ci vorrebbe uno dei suoi in tv?
Figuriamoci. Lavorano per me trecento bravissimi cuochi, eppure nessuno conosce il loro nome. Uno ha provato ad andare in un programma e l’ho licenziato.
Alfonso Berardinelli critico letterario
Non ho nessuna idea. Sono vent’anni che non ho nessuna idea sul futuro.