Fulco Pratesi, Corriere della Sera 10/11/2013, 10 novembre 2013
IL DECLINO DEL FIGLIO DEL SUD
Nell’incipit del romanzo «Narciso e Boccadoro», Herman Hesse fa una descrizione poetica di un castagno definendolo «solitario figlio del sud». Questo magnifico albero vegeta infatti nell’Europa meridionale e soprattutto in Italia su suoli acidi e ambienti freschi tra i 300 e 1.000 metri d’altezza. Nel Lazio i castagneti da frutto prosperano sui Monti Cimini e Sabatini, sui Colli Albani e i Monti Lepini e altri luoghi con esemplari storici di grande bellezza, anche se non arrivano a quell’esemplare unico che è il castagno dei Cento Cavalli, nel Parco dell’Etna. E inoltre la coltura del castagno e tra le più estese della Regione, arrivando a sfiorare i settemila ettari. E proprio in tali località si svolgono adesso sagre e manifestazioni dedicate a questo frutto, che però negli ultimi anni sta mostrando un pesante calo di produzione, preoccupando i castanicoltori che vedono le loro castagne (come denuncia la Coldiretti) sempre più soppiantate dalle importazioni da Cile, Cina, Turchia e altri paesi. Sopravvissuti al mal dell’inchiostro (provocato da un fungo giunto in Italia nel 1860) , al cancro corticale — altra malattia fungina esplosa nel 1950 — e ad aggressioni varie, dal 2004 sui castagneti del Lazio si è scatenata l’offensiva di un insetto, il cinipede del castagno proveniente dall’Estremo Oriente, che provoca gravi danni alla vegetazione e alla produzione degli esemplari arborei già debilitati. Il tutto aggravato da tecniche colturali che , desertificano il sottobosco, eliminando i possibili competitori del parassita, e dall’uso irrazionale di fitofarmaci. Un nuovo metodo di difesa è la liberazione di un predatore, la piccola vespa Torymus sinensis, che aggredisce il cinipede limitandone la diffusione. I primi esperimenti stanno dando buoni frutti, che però, dato l’insorgere di altre infestazioni, non sarebbero risolutivi se ad essi non si unissero tecniche biologiche le quali, ricreando l’ambiente naturale, favoriscano l’opera insetticida di uccelli, nematodi e altri organismi utili presenti da sempre in questo ecosistema. Il pericolo è che — come è avvenuto ai primi del ‘900 in America, dove il cancro corticale ha distrutto totalmente i castagni locali, obbligando l’importazione dall’Italia delle castagne per il tacchino del Thanksgiving Day — il più bell’albero della nostra flora vada incontro a un inarrestabile declino.