Sebastiano Vassalli, Corriere della Sera 10/11/2013, 10 novembre 2013
RABELAIS E L’USO IMPROPRIO DEL PAPERO
Non ho letto le Cinquanta sfumature di grigio, e nemmeno quelle di nero e di rosso, che sono state uno dei più grandi successi editoriali di questi anni. Ho riletto, l’estate scorsa, nell’edizione Einaudi del 1953 e nella bella traduzione di Mario Bonfuntini (oggi ripiibbiicata nei tascabili) il Gargantua e Pantagruele di Rabelais: dove di sfumature e anche di definizioni nette e dettagliate ce ne sono migliaia. Rabelais è un grande del Rinascimento e di ogni epoca ed è il padre, in letteratura, degli elenchi: nell’opera che ho citato, e che consiglio, per usare una vecchia pubblicità, «contro il logorio della vita moderna», ci sono elenchi di ogni genere. C’è perfino, nel capitolo tredicesimo: quello della «invenzione di un nettaculo», l’elenco delle cinquanta (più o meno) alternative alla carta igienica, che non si sa perché viene sconsigliata. Per tenersi netto e pulito Gargantua bambino prora di tutto, e ne riferisce a suo padre Grongola: «Ma, in conclusione, affermo e sostengo che non v’è miglior nettaculo di un papero ben piumato: purché si abbia l’avvertenza di tenergli la testa in mezzo alle zampe. Sentirete una mirifica voluttà: sia per la soavità di quel suo piumetto che per il temperato calore naturale del papero, il quale facilmente si comunica al budello e agli altri intestini, risalendo così fino alla regione del cuore e del cervello». È il caso di citare un’altra pubblicità: «Provare per credere?».