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 2013  novembre 11 Lunedì calendario

DALLE CROCI IN CAMPO AI FINTI MORTI COSÌ LE CURVE VIOLENTE DETTANO LEGGE


I PRECEDENTI
ROMA A maggio le croci piantate sul campo di gioco ad Ascoli, un anno fa i giocatori del Genoa obbligati a togliersi la maglia per umiliarsi davanti a tutti, nel 2004 a Roma derby sospeso per la notizia falsa di un bimbo ucciso: non ha limiti la follia di sedicenti tifosi decisi a condizionare i calciatori. Ieri la casistica si è arricchita con la vicenda della Nocerina “obbligata” a non disputare il derby con la Salernitana in Lega pro. Ma minacce e aggressioni non conoscono soste. Due anni fa a Firenze Riccardo Montolivo, ora al Milan, fu minacciato di morte via web, perché disse di voler cambiare maglia. A Milano 7 ultrà sono finiti sotto processo per un’estorsione a danno del club. Nel 2010 messaggio in stile mafioso al presidente del Bologna Sergio Porcedda: gli fu recapitata una testa di maiale e una bara piazzata all’ingresso del centro tecnico. I giocatori della Sampdoria se la sono vista brutta nel 2011: causa un solo punto in 5 partite e lo spettro della B vicino, una quindicina di “tifosi” incappucciati si incaricò di “incoraggiare” la squadra prendendo a sassate il bus che portava i blucerchiati allo stadio, e minacciando di morte Palombo e compagni. A volte la violenza colpisce obiettivi collaterali, come a Teramo dove due anni fa tifosi nostalgici presero di mira il sindaco, colpevole di voler demolire il vecchio stadio cittadino nel centro storico. Se queste vicende appaiono inquietanti, all’estero fanno di peggio: a Genova, ottobre 2010, Italia-Serbia fu interrotta da alcune centinaia di tifosi serbi che presero in ostaggio lo stadio. L’arbitro scozzese Thomson chiuse la gara perché non riteneva garantita la sicurezza dei giocatori. Nella stessa partita non era sceso in campo il portiere serbo, minacciato di morte dai “suoi” tifosi. Un mese fa una serie di attentati ha preso di mira la squadra libica dell’Al Ahli di Tripoli, e il ct egiziano Hossam Al Badri sfuggì a un omicidio. In Belgio due giocatori dello Standard Liegi hanno avuto a lungo la scorta della polizia per le minacce di morte da sostenitori dei rivali dell’Anderlecht. Josè Mourinho quando era all’Inter fu preso di mira da estremisti islamici irritati perché il tecnico aveva attribuito ai digiuni del Ramadan lo scarso rendimento di Sulley Muntari. Ce n’è anche per gli arbitri: dal leggendario e innocuo “cornuto” gridato dalle tribune all’indirizzo dei fischietti in campo, si è passati a gesti inquietanti. A Oslo la polizia nel 2009 diede a lungo protezione alla famiglia dell’arbitro Tom Ovrebo. Quella volta le minacce venivano da esagitati tifosi del Chelsea. Era andata assai peggio nel 2000 alla madre dell’arbitro uruguayano Gustavo Mendez, aggredita e malmenata da due esagitati che contestavano al fischietto la solidarietà espressa a un altro arbitro, Daniel Gallo, per le minacce ricevute dopo aver diretto una gara.