Fabrizio Roncone, Corriere della Sera 11/11/2013, 11 novembre 2013
«IO E MAMMA OVUNQUE PER LA DESTRA. CON GIANFRANCO MAI»
ROMA — Per Donna Assunta Almirante un applauso lungo, l’emozione che diventa nostalgia, e poi rauche grida di «A noi!», e poi anche braccia tese nel saluto romano, l’altra sera dentro il salone sotterraneo dell’hotel Parco dei Principi, dove Francesco Storace aveva chiamato in adunata alcuni dei plotoncini di destra che, per adesso, ancora marciano sbandati sulla scena politica (ciò che resta di Fli, Io Sud di Adriana Poli Bortone, Fiamma Tricolore di Luca Romagnoli).
Accanto a Donna Assunta, Giuliana de’ Medici, sua figlia.
«Io e mia madre saremo sempre presenti ovunque ci sia un’iniziativa che abbia, come unico fine, quello di riunire tutto quanto appartiene alla storia della destra di questo Paese».
Domenica pomeriggio, la signora de’ Medici — 58 anni, giornalista pubblicista e sposata con Antonio, medico, da cui ha avuto due figli: Giorgia e Raffaello — è seduta sul divano, i vetri delle finestre rigati da una pioggia sottile, i primi riverberi dei lampioni da via Archimede, e Donna Assunta che è ancora di là, in un’altra stanza del grande appartamento.
Quando Raffaella Stramandinoli, detta appunto Assunta, incontrò Giorgio Almirante — in un cinema di Cirò Marina (Catanzaro), anno 1949 — entrambi erano già sposati. Assunta con il marchese Federico de’ Medici, dalla cui unione aveva avuto Marco, Marianna e Leopoldo; Giorgio con Gabriella Magnatti, e Rita era la loro bambina.
A quel tempo, il divorzio in Italia non era ancora possibile e così, nel 1955, all’arrivo di Giuliana, «il marchese de’ Medici — questo, ora, è il ricordo di Donna Assunta — un uomo generoso, perbene, un uomo d’altri tempi, nonostante ci fossimo già separati volle comunque che Giuliana portasse il suo cognome».
Giuliana, lei è cresciuta in una casa un po’ speciale.
«Sì, certo... Però sa una cosa? Mio padre Giorgio era un uomo molto diverso da come veniva descritto...».
L’uomo dagli occhi di ghiaccio.
«Ecco, appunto: invece con me, con noi figli, non solo era affettuosissimo, ma anche espansivo, allegro...».
Prosegua, la prego.
«Beh, per dire: lei se lo immagina Giorgio Almirante che, sulla neve, si mette sullo slittino con noi e poi giù, via, fino a ruzzolare? Ho ricordi bellissimi... Per esempio, alla Befana... Ci faceva la calza pieni di dolcetti... Che ridere! Poi... vabbé, ma magari non interessa...».
No, al contrario...
«Lui era stato insegnante di Lettere e allora, ogni tanto, il pomeriggio, si metteva lì e, con santa pazienza, aiutava mio fratello Leopoldo nelle versioni di latino. Tra l’altro, sa che sapeva a memoria la Divina Commedia?».
Sta svelando un sorprendente Giorgio Almirante...
«In una cosa, però, il personaggio pubblico era uguale a quello privato: quando parlava di politica, in casa, tendeva a parlare dei suoi avversari politici sempre con rispetto. Mai una parola di odio, mai trattati da nemici...».
Eppure gli anni in cui suo padre era il grande leader della destra italiana furono anni terribili, di sangue...
«È vero: ma, nonostante tutto, pensi che mio padre, abitualmente, girava da solo in Fiat 500. Accettava la scorta solo se, in campagna elettorale, gli capitava di andare in qualche città un po’ complicata. Volle andare in 500 anche ai funerali di Enrico Berlinguer. Me lo ricordo perfettamente, quel mattino: lo implorai di poterlo accompagnare, magari anche solo per aiutarlo a parcheggiare, ma lui no, niente, fu fermissimo: “Vado da solo”, disse. E davvero andò da solo, e da solo si mise in fila, tra i militanti del Pci. Poi, ma questa è storia nota, lo vide Nilde Iotti, che gli fece superare le transenne...».
È il racconto di un’altra Italia, un Paese lontano, rarefatto.
«È quasi sparita anche la destra. Per questo, come le dicevo prima, e non per fare un torto a Storace e al suo partito, La Destra, con cui tra l’altro mi sono anche candidata alle scorse regionali senza riuscire ad essere eletta, io e mia madre andremo pure da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, se ci chiameranno. Noi saremo ovunque ci sia voglia di riunire la destra...».
Se vi chiamasse Fini?
«Mhmmm...».
Se vi chiamasse Fini?
«No, da Fini no. Deve tutto, a mio padre, ma ha fatto ogni cosa per dimenticarlo, nasconderlo come un peccato originale. No, da Fini non andremo mai più».