Stefano Mancini, La Stampa 11/11/2013, 11 novembre 2013
“OGGI NON GIOCATE” L’ORDINE ULTRÀ CANCELLA IL DERBY
Il coraggio, uno non se lo può dare. E i calciatori della Nocerina non se lo sono dato: minacciati dai propri tifosi, hanno deciso di non giocare il derby di Lega Pro contro la Salernitana. E l’hanno fatto nel modo peggiore, fingendo di farsi male un dopo l’altro. Al 21’ del primo tempo la squadra è rimasta in sei. L’arbitro Sacchi non ha potuto fare altro che prenderne atto e applicare il regolamento fischiando la fine dell’incontro. La Salernitana avrà il 2-0 a tavolino, ma sono soprattutto gli ultrà a uscirne vincitori, i circa duecento che hanno urlato minacce di morte davanti alla sede del ritiro della loro squadra. Impuniti, malgrado le telecamere che li riprendevano. «Abbiamo già attivato le indagini per l’identificazione dei responsabili», dice il questore di Salerno Antonio De Iesu, ma ormai il danno è fatto.
Salernitana-Nocerina è finita tra i fischi dei settemila spettatori paganti. Era considerata una partita ad alto rischio per l’ordine pubblico visti i pessimi rapporti tra le due tifoserie, ha finito per essere una farsa. I timori di scontri avevano spinto il Comitato sicurezza del Viminale a vietare la trasferta agli ultrà ospiti, che hanno risposto minacciando di andare ugualmente allo stadio Arechi: da giorni Nocera Inferiore era tappezzata di striscioni con la scritta «tutti a Salerno». Ieri mattina, un gruppo di circa duecento tifosi della Nocerina si è presentato davanti al quartier generale della squadra, in un hotel a Mercato San Severino, intimando alla squadra di non presentarsi in campo: «O ci siamo anche noi, oppure non dovete esserci neppure voi».
Giunti allo stadio, i calciatori della Nocerina hanno annunciato di non voler scendere in campo. Dopo una lunga trattativa, presente il questore De Iesu che ha garantito la loro sicurezza, la partita è cominciata con quaranta minuti di ritardo, mentre un aereo sorvolava la zona con lo striscione «Rispetto per Nocera e per gli ultras». Le intenzioni sono apparse subito chiare: dopo 50 secondi, il viceallenatore della Nocerina Fusco aveva già esaurito le tre sostituzioni per altrettanti infortuni simulati. L’epidemia è proseguita, altri cinque giocatori si sono azzoppati e hanno lasciato il campo. Subito dopo, negli spogliatoi, l’annuncio delle dimissioni di massa della dirigenza della Nocerina. Simulate anche quelle, a giudicare il tenore delle dichiarazioni del direttore sportivo Luigi Pavarese: «I ragazzi sono andati in campo senza effettuare alcun riscaldamento, da qui gli infortuni». Coraggioso come i suoi tesserati.
«Tutti in piazza a festeggiare... Ha vinto il popolo nocerino». Così su Facebook i tifosi rossoneri hanno commentato l’esito della partita. E in piazza si sono ritrovati davvero, sventolando bandiere e intonando cori. A cacciarli non sono state le forze di polizia, ma un violento acquazzone.
La vicenda ricorda quella degli ultrà genoani, che nella primavera 2012 fa ordinarono ai giocatori di togliersi la maglia; o quella del tifo romanista, che nel 2004 inventò la notizia di un bimbo ucciso per far saltare il derby con la Lazio.
«Un danno di proporzioni enormi, un fatto di una gravità assoluta, una delle pagine peggiori del nostro calcio», ha commentato Francesco Ghirelli, dg della Lega Pro. Concludendo con un invito: «I calciatori, se non se la sentono, se ne vadano». Dura la reazione del presidente del Coni Giovanni Malagò: «I dirigenti della Lega Pro chiedono azioni esemplari a dirigenti e giocatori, ma anche loro devono porsi qualche domanda. Siamo diventati la barzelletta del mondo».