s. ric., La Stampa 11/11/2013, 11 novembre 2013
IL “BITCOIN” SPOPOLA NEL WEB MA C’È IL RISCHIO SPECULAZIONE
Qualcuno finora l’ha interpretata come una moda passeggera, destinata a svanire come tanti altri fenomeni visti negli anni su Internet. E invece il bitcoin, la moneta virtuale nata, pare, dall’idea di un collettivo di hacker, sta piano piano prendendo forma. È una valuta digitale, frutto di un’equazione matematica, distribuita e generata da una rete decentralizzata peer to peer. Significa che non esiste nessuna banca o autorità centrale che stampa moneta e influenza il valore di un bitcoin che è invece affidato esclusivamente alle leggi della domanda e dell’offerta.
Il salto di qualità è arrivato nei giorni scorsi con l’apertura di eBay. Il colosso delle aste online che ha detto di ritenere possibile un futuro di pagamenti con il bitcoin sulla sua piattaforma. Per gli esperti si tratta di un segno importante: se eBay si è mostrata favorevole vuol dire che, dietro le quinte del suo business online, ha già registrato molto interesse per il bitcoin. Altre novità potrebbero arrivare presto.
La dichiarazione del portale di aste ha fatto schizzare in alto le quotazioni del bitcoin, arrivate al picco di 272 dollari per poi ritornare, subito dopo, a 255 dollari (sulla piattaforma Mt. Gox). Un affare soprattutto per i pionieri di questo strumento nato nel 2009. Per darne un’idea basta ricordare che nel luglio 2012 il valore era di 7 dollari, appena. Da inizio anno la crescita è di un inimmaginabile 1.500% sull’onda di una maggiore diffusione ma anche della crescente attenzione mediatica per questa valuta e per la paura post-Cipro.
Una miniera a cui stanno già guardando speculatori e investitori più audaci. Puntare sul bitcoin sembra l’affare del momento. Di recente si è saputo che i gemelli Winkelvoss, quelli rimasti fuori dall’affare Facebook, hanno avviato un fondo che investe in bitcoin.
Le storielle si sprecano e in rete montano le analisi sul perché conviene puntare sulla moneta degli hacker. Ma intanto i negozi in cui utilizzare realmente per pagare si contano sulle dita di una mano, nel mondo. «Non andrà mai a sostituire il contante – spiega Carlo Alberto Carnevale Maffé, docente di strategia aziendale e studioso di monetica all’Università Bocconi -. E’ piuttosto un grandissimo laboratorio globale di sperimentazione di processi di scambio slegati dal legame storico tra politica e moneta».
Ha senso metterci dei soldi? «Chi pensa di usare il bitcoin per speculare o, ancor peggio, per investire fa un errore clamoroso – dice Maffè -. Ha una volatilità estrema, non è un asset stabile. Protegge, caso mai, dai rischi di svalutazione perché slegato dalle decisioni delle banche centrali e della politica. «In questo momento è il peggior asset per fare allocazione di risparmi - ripete Maffè -. È come investire in oro ma con una volatilità che è dieci volte più alta». In più è difficilmente liquidabile. Non è detto che si trovi l’acquirente al momento della vendita.
Sono anche altri i punti oscuri come lo stretto legame con i terreni di illegalità favorito dall’anonimato della moneta. Lo ha dimostrata la recente chiusura di Silk Road, sito “black” di affari illeciti che accettava esclusivamente bitcoin.