Roberto Casati e Achille Varzi, Il Sole 24 Ore 10/11/2013, 10 novembre 2013
ERRORI ARBITRALI CONCETTUALI
Lui. Quelo che è successo domenica nella partita tra Sampdoria e Torino è davvero incredibile. Errare è umano, ma certi errori arbitrali sono sovrumani.
Lei. Sì, è vero. Quel rigore alla fine del secondo tempo era del tutto inesistente.
Lui. Non sto parlando del rigore contro il Toro. Sto parlando del gol annullato alla Samp alla fine del primo tempo.
Lei. In tal caso non sono d’accordo. Pozzi ha segnato dopo che l’arbitro aveva fischiato la fine del tempo. Quindi non si tratta di un gol annullato, ma di un gol realizzato a tempo scaduto.
Lui. Sì, appunto. È proprio per questo che i doriani se la sono presa tanto, e anch’io lo trovo incredibile. L’arbitro ha fischiato nel bel mezzo di un’azione. Un secondo prima che Pozzi ribattesse in rete una respinta di Padelli su tiro di Palombo!
Lei. Ma l’arbitro l’aveva detto esplicitamente ai giocatori: avrebbe fatto battere la punizione e poi avrebbe fischiato la fine.
Lui. A parte il fatto che non capisco come un arbitro possa sentirsi autorizzato a fare affermazioni del genere (che cos’era – una promessa? un’analisi preventiva? una valutazione di eventi futuri?), sarai d’accordo con me che l’unico modo di interpretare le sue parole sia questo: ha detto che avrebbe fischiato la fine al termine della punizione. Non certo al termine del calcio. Sicuramente non intendeva dire che avrebbe fischiato non appena il piede di Palombo avesse toccato la palla, o appena la palla si fosse mossa. Altrimenti che senso avrebbe avuto battere quella punizione?
Lei. Va bene. Ma la punizione si conclude non appena la palla giunge a destinazione. E la palla non è entrata in rete; è stata respinta dal portiere.
Lui. Esatto. Quindi l’azione non si era ancora conclusa. La palla era ancora in movimento. L’azione del calcio di punizione era ancora in corso.
Lei. Questo è da vedere. Secondo me per l’arbitro l’azione del calcio di punizione si è conclusa nel momento in cui la palla ha colpito il portiere.
Lui. Ah sì? E se dopo aver colpito il portiere fosse finita in rete? Non mi dirai che in tal caso si sarebbe dovuto accordare il gol?
Lei. In tal caso sì, sarebbe stato gol. E direi lo stesso se dopo aver colpito il portiere avesse colpito la traversa prima di entrare definitivamente in rete.
Lui. Ma se sei disposta a dire questo (e ci mancherebbe), perché non sei disposta a dire che si tratta di gol se la palla entra in rete dopo essere stata respinta da Padelli e ribattuta in rete da Pozzi? Non me ne voglia l’attaccante blucerchiato, ma non vedo che differenza ci sia tra lui e la traversa. E nemmeno che differenza avrebbe fatto se Pozzi, anziché ribattere direttamente in rete, avesse alzato la palla e un compagno l’avesse insaccata con un colpo di testa. O se Pozzi si fosse messo a dribblare un difensore prima di fare un cross. Eccetera.
Lei. In effetti… Adesso che ci penso, supponi che anziché finire contro il portiere la palla fosse stata respinta con le mani da un difensore della barriera del Toro. Rigore o no?
Lui. Il mio amico Fabio mi ha detto che, secondo la Lega, in tal caso l’arbitro avrebbe dovuto decretare un calcio di rigore, nonostante l’azione del calcio di punizione potesse considerarsi già finita.
Lei. Fabio è un tifoso della Samp, ovvio che porti acqua al suo mulino.
Lui. Fabio è una persona assolutamente imparziale. E comunque mi ha soltanto riportato una dichiarazione ufficiale della Lega. Del resto è proprio quello che stavi pensando anche tu, no? Che calcio di punizione sarebbe stato se i difensori avessero potuto parare la palla con le mani?
Lei. Sì, appunto. Comincio a capire perché i doriani se la siano presa.
Lui. E perché dicevo che certi errori sono inaccettabili. Non si è trattato di una semplice «svista» arbitrale. Con queste cose abbiamo imparato a vivere. Si è trattato di un errore concettuale. Peggio, di una promessa tanto inaudita quanto vaga, e di una sua applicazione della stessa tanto arbitraria quanto, lasciamelo dire da tifoso del Toro, inaccettabile.