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 2013  novembre 10 Domenica calendario

ECCO LA DENUNCIA CHE INCHIODA L’OLIVETTI


L’appuntamento è per la prossima settimana. «Andrò con il mio avvocato, Ezio Bonan­ni, dai carabinieri e firmerò la de­nuncia ». È passato quasi mezzo secolo, ma solo ora Mario Paga­ni, tecnico informatico in pensio­ne, presenta il conto all’Olivetti. Può sembrare strano a tanti anni di distanza, ma Pagani, che da quando è in pensione trascorre ore a inseguire il mesotelioma sui internet, ha una risposta per tutto: «Il registro della malattia della regione Lazio certifica che dalla prima esposizione al­l’amianto all’insorgere del male passano in media 45 anni. Io so­no stato assunto all’Olivetti nel 1962, il mesotelioma si è manife­stato a gennaio 2007. Esattamen­te quarantacinque anni dopo ».
Stiamo parlando dell’Olivetti degli anni Sessanta, la stagione precedente l’ingresso di De Be­nedetti, ma è chiaro che l’indagi­ne­dovrà scandagliare tutta la sto­ria dell’industria fino agli anni Novanta e tutti gli stabilimenti. Compreso quello di Milano, nel mirino dei legali della vittima: «Rimasi a Ivrea poco, poi fui tra­sferito sotto la Madonnina, nella sede di via Nuvolone. E qui l’amianto era dappertutto: nei computer e nei capannoni. Io adesso esigo che la procura ci di­ca cosa è successo in via Nuvolo­ne ».
Dunque, dopo Ivrea ecco il ca­poluogo lombardo. L’inchiesta sull’amianto targato Olivetti ac­celera e, in prospettiva, raddop­pia. Undici indagati, a comincia­re da Carlo De Benedetti e Corra­do Passera, almeno venti morti accertate e molte domande cui dare risposta: cosa sapevano i vertici aziendali del pericolo amianto? E che cosa fu fatto, se fu fatto, per fermare quel contagio silenzioso e letale?
«Realizzavamo computer, chiamiamoli così, giganteschi, da fantascienza in bianco e nero, come il mitico Gamma 3. Erano a valvole, occupavano spazi co­lossali, l’amianto era nei trasfor­matori. E poi un po’ ovunque, nei capannoni. Ma all’epoca l’asbesto era una consuetudine: ricordo la pubblicità su una rivi­sta in cui si inneggiava alle case con il tetto in eternit. E ricordo che dopo il ’68 cambiai e andai a lavorare alla Mistral, una fabbri­ca di semiconduttori. Lì addirit­tura usavamo i guanti e i tappeti­ni in amianto».
Un impiego dopo l’altro. Pagani è una trottola e cam­bia ufficio e azienda.L’Oli­vetti è solo un flash del passa­to. Nel 2006 va in pensione e di lì qualche mese i ricordi tornano ad affollare il presente presentando il conto: mesotelio­ma.
«Nella disgrazia sono stato for­tun­ato perché il male è stato dia­gnosticato su­bito, con gran­de tempestivi­tà. Avevo un tu­more alla pro­stata e quello paradossal­mente mi ha salvato: fra una radiogra­fia e l’altra so­no saltate fuo­ri quelle mac­chioline sospette, mi hanno visi­tato e poi operato d’urgenza. Mi hanno tolto un polmone, sono ancora vivo e so di essere un’ec­cezione perché di solito la fine ar­riva in fretta. Molto in fretta». In­vece Pagani è ancora qui a com­battere e ha già vinto una prima, importante battaglia: «Dopo l’operazione sono andato al­l’Inail a chiedere una rendita, ma mi hanno fatto storie. Allora ho fatto causa: pensi che a Latina in tribunale non hanno avvisato nemmeno il mio avvocato, Bo­nanni, e hanno respinto la mia ri­chiesta. In Corte d’Appello inve­ce Bon­anni è riusci­to a ribaltare il ver­detto: mi hanno ri­conosciu­to un’ina­bilità al 50 per cen­to a partire dal 2008. Ho preso gli arretrati e ora per­cepisco mensil­mentequalcosaco­me 600-700 euro». La Corte d’Appello ha addirittura raso al suolo il precedente verdetto, dichiarandolo nullo perché il le­gale non era stato nemmeno chiamato in udienza. Ma que­sto, se si vuole, è un dato burocra­ticogiudiziario che attiene alla via crucis di un pensionato mala­to senza santi in paradiso. Per Pa­gani l’elemento più importante è un altro:«La sentenza,che si ba­sa sulla perizia di un professore, dicechel’esposizioneall’amian­to verosimil­mente, questo è l’avverbio che usano, ini­ziò nel 1962, al­l’Olivetti. So che può sem­brare archeo­logia giudizia­ria, ma è la veri­tà. Del resto la Regione Lazio sostiene che l’incubazione me­dia è di 45 anni. E adesso che pas­so gran par­te del mio tempo su in­ternet so anche che il picco dellamortalità in Italia arriverà fra qualche anno.L’asbesto presen­terà il conto più pesante intorno al 2020, poi comincerà la discesa in corrispondenza con la leggi antiamianto degli anni Novan­ta ». È strano vivere sospesi fra un passato remoto e un futuro incer­to, ma questo è il destino di Paga­ni. Che almeno, fra un impegno e l’altro, non ha il tempo per la­sciarsi andare alla paura e la con­fina in un angolino: «Domani va­do in ospedale per un controllo di routine . Che poi routine non è, perché io convivo con un nemi­co cattivo, spietato. Martedì inve­ce sarò dai carabinieri: è ora diaprire il dossier Milano».