Corriere della Sera 10/11/2013, 10 novembre 2013
INTERVENTI
& REPLICHE –
Olivetti e il colpo di Stato La nota di Massimo Teodori, (Corriere, 7 novembre) fa di Adriano Olivetti en passant l’alfiere pressoché solitario di un possibile colpo di Stato teso a rovesciare il regime mussoliniano. La questione merita un approfondimento. Sta di fatto che nello schieramento antifascista alcuni adottarono una condotta reticente. Chi invece sostenne la soluzione del colpo di Stato, rivendicandone anche a distanza di anni le ragioni, fu certamente Alcide De Gasperi.Teodori, in conclusione, sembra racchiudere in un manipolo di intellettuali «fuori dagli schemi» la opzione più aggressiva nei riguardi del regime quando, viceversa, nel Cln a Roma il leader della Dc assumeva per l’appunto la medesima posizione con il carico di responsabilità politiche conseguenti. Forse andrebbe chiarito meglio questo punto. Lucio D’Ubaldo, ex senatore Portavoce nazionale dei «Democratici Popolari» Gli studiosi dei rapporti tra Italia e Stati Uniti conoscono bene il progetto di colpo di Stato ideato da Adriano Olivetti nella primavera 1943, trasmesso dall’industriale collaboratore dell’intelligence alleata allo Special Operations Executive (SOE) britannico, e all’Office of Strategic Services (OSS) americano, incaricati dei rapporti con gli antifascisti. La specifica vicenda è testimoniata da un’ampia letteratura, per esempio da Caretto-Marolo, Made in Usa, cap III, pp.58-70, Il golpe di Olivetti, e dai documenti ufficiali desecretati come il Rapporto inviato dal quartiere generale del SOE alla stazione di Berna, «Segretissimo-Il piano di Olivetti», datato 17-643 (Tha/Pro, HS 9/119/7), di recente pubblicato anche da Operazione Husky, Roma, Rx, 2013, pp. 222 e seg.. Questo non vuol certo dire, e io non l’ho scritto, che Olivetti fosse il solo a muoversi in quella direzione. Massimo Teodori