m. mo., La Stampa 10/11/2013, 10 novembre 2013
A CACCIA DEI COLPEVOLI TRA MAFIOSI E CUBANI
Due proiettili in testa
Josiah Thompson, collaboratore di «Life» esamina il filmato di Zapruder nel 1967 arrivando alla conclusione che Kennedy è stato colpito contemporaneamente alla testa da due proiettili: uno sparato da dietro e l’altro da davanti. Ciò significa che Oswald non è il solo ad avergli sparato.
Gli altri killer
Sono oltre un migliaio i libri in cui si ipotizzano altri killer. I più sospettati sono Howard Hunt, poi implicato nel Watergate, l’agente J. D. Tippit che sarebbe stato ucciso da Oswald per coprire il complotto, e Roscoe White che per il figlio Ricky faceva parte - assieme a Oswald e Tippit - di un commando agli ordini della Cia.
La pista di New Orleans
Il boss della mafia di New Orleans, Carlos Marcello, avrebbe ordinato l’omicidio per bloccare la propria deportazione, sfruttando i legami con Lee Oswald.
La pista della Cia
È Gaeton Fonzi, investigatore della Camera ad affermare che l’agente Cia David Atlee Phillips, assieme a gruppi anti-castristi, spinse Oswald all’omicidio.
Cospirazione militare
L’ex senatore del Texas Ralph Yarborough nel 1991 disse che «se Kennedy fosse stato in vita non vi sarebbe stata l’escalation militare in Vietnam». È la tesi di Oliver Stone nel film «JFK» secondo cui a Dallas vi fu colpo di Stato.
Gli esuli cubani
Per la commissione della Camera alcuni esuli cubani, d’accordo con la Cia, potrebbero aver partecipato al complotto per vendicarsi del fallimento dello sbarco nella Baia dei Porci nel 1961, che non riuscì a far cadere Fidel.
La mano di Fidel e dell’Urss
È la tesi di Clare Booth Luce, moglie dell’editore di «Time», secondo cui Oswald nel 1963 si recò in Messico per incontrare agenti cubani e organizzare la vendetta di Fidel. I suoi legami con i comunisti risalirebbero a quando visse in Urss.