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 2013  novembre 10 Domenica calendario

LE QUOTE DI BANKITALIA UN AFFARE PER I BIG DEL CREDITO

A molti la rivalutazione delle quote di Banca d’Italia apparirà solo come una questione oscura di scarso interesse. Ma per i colossi del credito, Intesa Sanpaolo e Unicredit in testa, e i big delle assicurazioni Generali e Unipol Sai, tutti azionisti di peso di Bankitalia, può rivelarsi un ottimo affare sia per rafforzare i loro patrimoni, sia per i generosi dividendi che potranno ricevere da Palazzo Koch. Certo, a patto che quello che per ora è solo uno studio, realizzato da Bankitalia su incarico del ministero dell’Economia, si traduca o in un decreto del governo o una in legge dal Parlamento.
Intanto il rapporto redatto da un comitato di esperti di alto livello (Franco Gallo, ex presidente della Corte costituzionale, Lucas Papademos, ex vicepresidente della Bce, e ad Andrea Sironi, rettore della Bocconi), valuta le quote in mano a banche, assicurazioni e istituti previdenziali, tra i 5 e i 7,5 miliardi di euro. Mentre finora il valore era rimasto ancorato a quello del 1936, cioè appena 156.000 euro. Con la nuova rivalutazione invece cambierebbe tutto. Per esempio Intesa, azionista di Bankitalia con oltre il 42%, si ritroverebbe un asset da 2,1/3,15 miliardi. La quota in mano a Unicredit (22,1% di Bankitalia) varrebbe invece tra gli 1,1 e i 1,6 miliardi, mentre Generali si ritroverebbe con un asset di quasi mezzo miliardo. Una manna dal cielo per le banche che vedrebbero rafforzato il loro patrimonio alla luce dei nuovi vincoli imposti da Basilea 3, senza dover ricorrere eccessivamente al mercato. Dallo studio elaborato dal terzetto di esperti arriva anche un’altra buona notizia per le banche: qualora le quote di Bankitalia venissero rivalutate tra i 5 e i 7,5 miliardi e considerando un tasso di dividendo del 6% nelle casse dei colossi del credito finirebbero dai 360 ai 420 milioni di euro all’anno. Intesa incasserebbe dai 150 ai 170 milioni e Unicredit dagli 80 ai 90 milioni. Una bella cifra tenuto conto che nel 2012 Bankitalia ha distribuito in tutto “solo” 70 milioni agli azionisti.
Ma la rivalutazione delle quote sarebbe comunque ben vista anche dal Tesoro, che potrebbe incassare tra 1 e 1,5 miliardi di nuove tasse. Proprio gli introiti fiscali, che potrebbero essere usati come copertura della seconda rata Imu, spingono parte del mondo politico ad accelerare la riforma delle quote Bankitalia, ma difficilmente i tempi tecnici di attuazione della misura (che deve essere vagliata anche dalla Bce e deve trovare un veicolo legislativo appropriato) potranno permettere di ottenere un incasso da mettere a bilancio già nel 2013, a sostituzione della tassa sulla casa. I nodi da sciogliere sono ancora tanti. La compagine azionaria della Banca d’Italia va rivista prima di tutto perché le fusioni bancarie degli ultimi anni hanno accresciuto la percentuale del capitale detenuta dai gruppi più grandi. Per intenderci Intesa, che ora controlla anche molte casse di risparmio (tra cui Bologna, Firenze, Veneto e Umbria), è salita dal 30,3 a oltre il 42%, Unicredit possiede il 22% e Unipol, dopo l’unione con Fonsai, ha acquisito il 2% di Via Nazionale Insomma una concentrazione eccessiva nelle mani delle grandi banche che in futuro potrebbe portare questi stessi big a cedere parte delle quote sul mercato.
Ultima incognita: va evitato che si concretizzi quanto disposto dalla legge 262 del 2005 (mai applicata in assenza del regolamento attuativo), ossia che si trasferisca allo Stato la proprietà di Bankitalia, mettendo così a rischio la sua indipendenza.

I PRINCIPALI SOCI DI BANKITALIA –

Intesa Sanpaolo 30,3% - 9,3%
Unicredit 22,1% 9,3%
Assicurazioni Generali 6,3% - 7,9%
Allianz 1,3% - 2,2%
Fondiaria Sal 1,3% - 2,2%
Monte dei Paschi di Siena 2,5% - 3,6%
Banca Nazionale del Lavoro 2,8% - 3,9%
Banca Carige 4% - 5%
Inps 5% - 6,4%
Cassa di Risparmio di Bologna 6,2% - 7,7%