Alessandro De Angelis, Huffington Post 10/11/2013, 10 novembre 2013
BERLUSCONI: «ATTENTI, RICORDATEVI COM’È ANDATA CON FINI»
“Come può pretendere il Partito democratico che i nostri senatori e i nostri ministri continuino a collaborare con chi, violando le leggi, compie un omicidio politico, assassina politicamente il leader dei moderati?”. È poche ore dopo lo strappo di Alfano che Silvio Berlusconi non si sottrae a un’intervista all’HuffPost. Lucido, determinato, il Cavaliere non nomina Alfano mai. Ma ai senatori che sono pronti a seguirlo nello strappo dice: “Se si contraddicono i nostri elettori, non si va da nessuna parte. Anche Fini e altri ebbero due settimane di spazio sui giornali, ma poi è finita come è finita. Ripeto: è nel loro interesse ascoltare cosa dicono i nostri elettori, per non commettere errori che li segnerebbero per tutta la vita". In vista del consiglio nazionale Berlusconi si sofferma sulla riorganizzazione di Forza Italia e sul suo modello organizzativo: “Non rottamo, non sono uno sfasciacarrozze. Valorizzerò al massimo le capacità di ciascuno”.
Presidente Berlusconi, non giriamoci attorno: Alfano dice che il governo andrà avanti anche dopo la decadenza. Come si porrà di fronte al voto di decadenza il prossimo 27 novembre?
Come mi pongo io? Piuttosto, voglio domandare a tutti i senatori come possono votare la mia estromissione dal Parlamento sulla base di una sentenza politica fondata sul nulla, una sentenza che ha contraddetto incredibilmente due altre sentenze della stessa Cassazione esattamente sugli stessi fatti. Sulla base di una simile sentenza si vuole far decadere il leader del centrodestra, applicando “retroattivamente” una legge costituzionalmente discutibile, calpestando lo Stato di diritto, la Costituzione e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Lo si vuole fare violando da un lato l’obbligo imposto dalla legge europea di rivolgersi alla Corte europea di Strasburgo ove esistano dubbi sull’interpretazione delle norme stesse, dall’altro lato si vuole anche procedere con il voto “palese” e non con il voto “segreto” previsto dal Regolamento del Senato quando si tratta di un voto su una persona come è sempre stato a partire dal Codice Albertino.
Aggiungo: come può pretendere il Partito democratico che i nostri senatori e i nostri ministri continuino a collaborare con chi, violando le leggi, compie un omicidio politico, assassina politicamente il leader dei moderati? Gli italiani hanno capito che è a dir poco sospetta questa fretta di espellermi dalle istituzioni. Ma sarà un boomerang per la sinistra. Io resterò in campo, più forte e più convinto di prima.
Contro i nemici di sempre.
Rappresento da vent’anni l’ostacolo alla loro definitiva presa del potere. Pensavano di avermi eliminato nel ‘94, poi nel ’96, nel 2006 e infine nel 2011, ma non avevano fatto i conti con gli italiani.
Presidente, stavolta però oltre alla sinistra ci sono 22-23 senatori che hanno espresso dissenso in queste settimane. E sono pronti a sostenere il governo. Ha un messaggio per loro?
Credo sempre alla buona fede di tutti. E anche a loro dico: se si contraddicono i nostri elettori, non si va da nessuna parte. Anche Fini e altri ebbero due settimane di spazio sui giornali, ma poi è finita come è finita. Ripeto: è nel loro interesse ascoltare cosa dicono i nostri elettori, per non commettere errori che li segnerebbero per tutta la vita.
Fin qui la decadenza. Parliamo della legge di stabilità. Quale è la sua opinione?
Serviva uno choc positivo, una frustata che ci aiutasse a cogliere la ripresa. E invece sono venute fuori molte misure rinunciatarie, più la sorpresa inaccettabile del ritorno mimetizzato della tassa sulla prima casa, cosa per noi assolutamente insostenibile. Ma quello che è più grave è la non comprensione di ciò che accade nel Paese. Dalla pubblicità ai consumi di energia, dalle auto agli elettrodomestici, dell’abbigliamento fino ai consumi alimentari, tutto dimostra che c’è paura e depressione. Questa manovra va cambiata profondamente, come noi ci accingiamo a fare in Parlamento.
Che cosa dovrebbero fare i ministri espressi a suo tempo dal Pdl?
Li inviterei ad ascoltare i cittadini sia sulla legge di stabilità che sulla mia decadenza. E ricordino che il tema non è tanto quello di essere leali a Silvio Berlusconi, ma quello di essere leali ai nostri elettori e ai programmi su cui ci hanno dato il consenso.
Presidente Berlusconi, ma è vero che vuole rottamare il suo partito? Via tutti?
È una fantasia fondata sul nulla. Mi hanno dato anche dello "sfasciacarrozze" ma nel mio lavoro (dall’urbanistica alle comunicazioni, dallo sport alla politica), ho sempre fatto il contrario. Ho sempre cercato di mettere insieme e usare al meglio tutte le risorse umane possibili, valorizzando al massimo le capacità di ciascuno. Nel nostro movimento esiste un patrimonio di persone, di parlamentari, di consiglieri regionali, provinciali e comunali, di dirigenti sul territorio, di militanti che va assolutamente salvaguardato. A questo patrimonio dobbiamo cercare di aggiungere altri protagonisti del mondo dell’impresa, delle professioni, della cultura, del lavoro, per rinnovare la nostra passione e il nostro entusiasmo e fare sempre di più.
Ma che modello di organizzazione ha in mente?
Come nel ’94 ci riferiamo ai due grandi partiti americani. Da un lato, la presenza capillare sul territorio, anche con i nostri Club fino nei comuni più piccoli. Dall’altro, oltre ai media tradizionali (tv, radio, giornali), la grande realtà di Internet, della rete e dei social network. Al vertice ci sono le idee, le nostre idee e i nostri programmi liberali che devono "viaggiare" sulle gambe delle persone, dei media e della rete. Non ci si può privare di nessuna di queste opportunità.
Che obiettivi si pone per il Consiglio nazionale?
Il Pdl è nato per riunire 21 formazioni del centro destra. Ha svolto la sua funzione, ma molte formazioni se ne sono andate o sono addirittura sparite. Inoltre nella comunicazione non veniva mai usato il nome intero fatto di due bellissime parole: popolo e libertà. L’acronimo Pdl o, peggio, “la Pdl” come dicono da Roma in giù, non comunicano alcuna emozione. E in più sentiamo forte l’esigenza, dopo quello del ’94, di un nuovo appello agli uomini e alle donne che amano la libertà e che vogliono restare liberi. Forza Italia è tutto questo, ed è sempre rimasta nel nostro cuore.
Ultima domanda. Chiudiamo con l’Europa. Il progetto di integrazione europea è in stallo. E la prossima primavera ci sono le elezioni. Come vi presenterete? Con quale messaggio?
Sono stato sempre profondamente convinto che la costruzione di un’architettura basata sui valori comuni della democrazia, dello stato di diritto, della solidarietà, fosse l’unica strada per garantire pace e prosperità ai cittadini europei. E mi sono sempre mosso, da leader dei moderati italiani e da Presidente del Consiglio, seguendo questa stella polare. L’altro riferimento importante è stato quello con gli Stati Uniti e con l’Alleanza atlantica che è un asse geopolitico e una difesa irrinunciabile. In più, con Forza Italia abbiamo dato una grande spinta al rafforzamento della grande famiglia della libertà e della democrazia in Europa che è il Partito Popolare.
Oggi dobbiamo prendere atto che l’attuale costruzione europea è tutt’altro che perfetta, e che occorre cambiarla in profondità. Le spinte anti-europee che stanno emergendo con forza da più parti, i movimenti populisti che si affacceranno alle prossime elezioni, non possono essere liquidati con giudizi sommari. Di essi va tenuto conto perché denunciano uno stato di cose che deve essere cambiato. Questi cittadini, dai nostri imprenditori agli "indignados" spagnoli ai "berretti rossi" che in Bretagna si ribellano a uno Stato opprimente, chiedono le stesse cose: più libertà, meno vincoli, meno burocrazia, meno tasse. E a questo dobbiamo rispondere. È la rivoluzione liberale per la quale ci siamo sempre battuti ma che non siamo riusciti a realizzare per l’opposizione e i divieti dei piccoli partiti che componevano le nostre coalizioni. È un vizio storico di noi elettori italiani che non abbiamo mai imparato a votare, non consentendo mai ad un solo partito di raggiungere la maggioranza. Quella maggioranza che sola consente di realizzare le riforme indispensabili per la modernizzazione del paese.