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 2013  novembre 10 Domenica calendario

TANTI COLPI, QUALCHE FLOP E IL CONTRATTO DI RIJKAARD NASCOSTO NELLE MUTANDE...

Ora che l’epoca è al tramonto tutti ricordano gli acquisti-flop, i buchi nell’acqua, i soldi spesi per Ricardo Oliveira (che in verità non furono pochi...), e invece nessuno nomina i colpi a effetto, gli arrivi-top, le belle sorprese: Kakà tanto per citarne uno. Succede sempre così, il senso di gratitudine non appartiene al mondo del calcio. Ma, al netto degli errori che in 27 anni di carriera sono fisiologici, il saldo di Adriano Galliani è sicuramente positivo. E’ vero che fare mercato quando si dispone delle risorse finanziarie della famiglia Berlusconi è abbastanza semplice, ma è altrettanto vero che non sempre a un ricco patrimonio corrispondono tante vittorie. Galliani, che oggi viene aspramente criticato per le ultime campagne acquisti (e che sicuramente avrà commesso qualche errore: perché non prendere un difensore?), è l’uomo che ha portato in maglia rossonera il trio delle meraviglie: Van Basten-Gullit-Rijkaard, gli olandesoni, simboli di un’epoca d’oro. E pensate che pur di portare a casa Rijkaard, siccome i tifosi dello Sporting Lisbona non si rassegnavano alla cessione e minacciavano una specie di rivoluzione, s’infilò il contratto firmato nelle mutande e fuggì da un’uscita secondaria della sede. Un’azione da agente segreto.
Impossibile compilare l’elenco degli acquisti-boom, occuperebbe un’intera pagina di giornale. Però qualche esempio si può fare: Shevchenko, tanto forte quanto sconosciuto al grande pubblico quando sbarcò al Milan; e lo stesso dicasi per Kakà. Ma, forse, i colpi che maggiormente hanno inciso nell’epopea rossonera sono i cosiddetti «scarti» dell’Inter: Galliani prese Simic, Seedorf e Pirlo. I tifosi lo misero in croce, salvo poi ricredersi quando alla fine della stagione festeggiarono la conquista della Champions League. In quel caso specifico, poca spesa e tanta resa.
I flop sono parecchi, ovvio: da Futre a Reiziger, da Bogarde al Redondo «rotto», da Marcio Amoroso ad Amantino Mancini, da Maxi Lopez a Leandro Grimi (e ci scusino i «dimenticati»...). Ma l’errore più clamoroso, probabilmente, è l’acquisto di Christophe Dugarry dal Bordeaux. Era il 1996, il Milan scelse il centravanti e non un certo Zinedine Zidane, che giocava nella stessa squadra e se lo prese la Juve...