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 2013  novembre 08 Venerdì calendario

CAOS CONGRESSI, ALT TESSERAMENTO


Un’altra giornata di passione per il Pd alle prese con le regole e i ricorsi congressuali. Seduta fiume ieri finita in tarda serata per esaminare i casi di irregolarità anche pesanti, oltre che di errori procedurali nei congressi territoriali. Confermato lo stop al tesseramento a partire da domenica sera dopo che si è raggiunto raccordo tra i quattro candidati. La decisione dovrà però essere suggellata dall’ok della direzione nazionale che avverrà oggi in una forma inedita: via email con la clausola del silenzio-assenso. L’unanimità dei quattro competitor è arrivata quando sono state garantite le condizioni poste soprattutto da Pippo Civati e Gianni Pittella che all’inizio avevano detto no al blocco del tesseramento: focus sui punti caldi, valutare l’anagrafe degli iscritti, sanzioni pesanti per le irregolarità, sanare le irregolarità.
Dopo aver esaminato decine e decine di casi la Commissione Garanzia ha preso alcune decisioni: si va verso l’annullamento del congresso di Rovigo; convocata la federazione di Asti (9 circoli) per lunedì; da rifare 36 congressi (su 80) a Frosinone, dove la commissione ha deciso di inviare Margherita Miotto come osservatrice; validi, invece, i risultati di Piacenza. Sotto esame Cosenza (a rischio i congressi di alcuni circoli), Lecce (è necessario un supplemento di indagini prima di effettuare i congressi). Le due commissioni, quella per il Congresso e quella di Garanzia, presieduta da Luigi Berlinguer, hanno lavorato parallelamente e alla fine hanno esaminato anche lo stop al tesseramento dopo che il segretario aveva parlato – senza convincerli – con i due candidati (Gianni Pittella e Pippo Civati) ostili al blocco del tesseramento a partire da lunedì.
Gianni Cuperlo, quando ha visto il numero uno del Nazareno gli ha ribadito che il blocco del tesseramento è necessario per mandare un segnale. «Sospendere il tesseramento – spiega – non vuol dire comprimere la partecipazione, ma evitare altri fenomeni che non fanno il bene del Pd. La partecipazione sarà garantita a tutti quelli che vorranno partecipare alle primarie dell’8 dicembre, ma ora valorizziamo gli iscritti, diamo un segnale a queste persone». E sulla questione anche Matteo Renzi si è detto d’accordo, tanto più che a mettersi di traverso ci sono gli altri due candidati e quindi per una volta la battaglia, sulle regole la lascia fare ad altri. Il responsabile organizzazione del partito, Davide Zoggia, ha definito tutta questa vicenda riconducibile di qualche «ras di provincia». Ras di provincia e basta? Pippo Civati non ci sta a questa lettura. «È scandaloso dire così: o i nostri candidati sono dei deficienti, oppure dovrebbero conoscere i loro sostenitori a livello locale». Pittella (oggi sarà alle 17,30 al centro congressi Frentani, per la sua convention nazionale), ieri era più morbido sulla possibilità di chiudere il tesseramento domenica sera, ma al segretario ha chiesto massimo rigore e annullamento di tutti quei congressi che non si sono svolti regolarmente. «Il tesseramento si è concluso – ha commentato – perché il gonfiamento delle tessere è legato ai congressi dei circoli, che si sono conclusi. Prendere una decisione oggi è intempestivo. Sono regole da ospedale psichiatrico».
Di casi eclatanti ce ne sono parecchi, la commissione di Garanzia li ha passati al setaccio, ma i malumori sul territorio si sprecano. A Torino, per esempio, il neo segretario di circolo di Barriera di Milano è Vincenzo Iatì, che ha precedenti per furto e ricettazione, vicende del passato, certo, lui si difende dicendo: «non ho ucciso nessuno», ma i fatti li conoscono tutti.
«I partiti, il Pd, vanno rinnovati e rivoltati ma non cancellati. Questo e non altro è il senso della nostra preoccupazione. Ci rivolgiamo – lancia intanto l’appello mentre le riunioni delle Commissioni sono in corso patrizio Mecacci, coordinatore del comitato Cuperlo – a chi ha a cuore il partito e a chi pensa che non c’è sinistra senza una forma di organizzazione e radicamento nella società».
Renzi si smarca dal dibattito e in un’intervista a Repubblica dice: «Il paradosso è che se la prendono con me. Sono stato l’unico a dire: facciamo prima le primarie, lasciamo dopo la partita dei congressi locali e degli iscritti». Va bene anche lo stop al tesseramento, aggiunge, ma «la prossima volta cosa mi chiederanno? Di ritirarmi? Non volevo questo calendario ma sembrava che avessi paura del giudizio degli iscritti e sono stato buono». Quanto al rischio di un calo alle urne sgombra il campo: «Continuo a pensare che la legittimazione di un segretario votato da milioni di persone sia superiore a quella di un leader votato da poca gente» e «se vinco il mio Pd non sarà mai un partito autoreferenziato». E se Francesco Boccia, lettiano della prima ora, avverte Renzi, deciso a ricandidarsi anche alla carica di sindaco, «penso che quando scoprirà quanto sia intenso il lavoro del segretario, probabilmente deciderà di fare solo quello» e si augura che si candidi alle europee (auspicio legato alla speranza di vedere l’attuale premier, possa tornare a Palazzo Chigi con il voto degli italiani), Renzi non rinuncia ad una stoccata al governo, a Enrico Letta e a Guglielmo Epifani. Ospite di Michele Santoro, su La7, torna sulla vicenda della ministra Annamaria Cancellieri: «Credo che sia inaccettabile che sia andata a finire così, se in fossi stato il segretario del Pd non l’avrei difesa, se lei si fosse dimessa avrebbe reso un servizio al Paese. In Italia le dimissioni le chiedono tutti e non le dà nessuno. Letta non gliele ha chieste». Un’altra dichiarazione che non piacerà a Palazzo Chigi, né al Nazareno.
Cuperlo, invece, dice che se vincerà il suo primo atto pubblico sarà «una grande campagna di comunicazione contro la povertà minorile nel nostro Paese. Siamo la maglia nera in Europa: un minore su quattro vive una condizione di difficoltà. Ne farei una grande battaglia di progresso e civiltà».