M. D. N., Il Sole 24 Ore 8/11/2013, 8 novembre 2013
LA NUOVA FRONTIERA DEL GAS NATURALE
Il profilo ottocentesco del palazzo affacciato sulla Natchylar avenue, i corridoi ampi e le grandi stanze con boiseries d’epoca tra cui si muovono i manager della Socar, la società petrolifera di Stato azera, suggeriscono una tradizione con profonde radici nel tempo. Che sono quelle di una delle prime potenze petrolifere dell’era moderna: inizialmente come parte dell’impero russo. E poi nell’Unione sovietica che grazie anche al petrolio azero poté sconfiggere le armate del Reich. Nel dopoguerra l’attività petrolifera dell’Azerbaijan sembrava incamminata verso un inevitabile declino, fino alla scoperta di alcuni importanti giacimenti offshore nel Mar Caspio.
Restava aperta la sfida per trovare al petrolio azero una via di sbocco sui mercati che non richiedesse il transito attraverso la Russia, con conseguente crollo dei margini di guadagno. Di qui una paziente battaglia politico diplomatica che è sfociata nella costruzione di un oleodotto da Baku a Cehyan sulla costa turca dell’Egeo entrato in attività nel 2006 con una capacità di trasporto pari a un milione di barili al giorno. È da qual momento che il rilancio economico dell’Azerbaijan ha avuto inizio. Ora si è aperta un nuova partita con l’estrazione del gas naturale contenuto nel mega giacimento offshore di Shah Deniz con riserve ufficialmente valutate in 1.300 miliardi di m3. «In realtà - spiega Vitaliy BaylarBayof, deputy vicepresident di Socar - abbiamo ragione di ritenere che siano molti di più. Così almeno ci hanno fatto capire le compagnie del consorzio che sfrutta il giacimento». Quanto non è dato sapere ma BaylarBayof sottolinea che anche per il petrolio contenuto nel giacimento Azeri Chirag Gunashli (ACG) le stime sono triplicate nel corso del tempo.
Finora il gas azero viene consumato localmente ed esportato in Turchia fino a Erzurum attraverso un gasdotto (South Caucasus Pipeline) che attraversa l’Armenia. Mentre solo recentemente è stato deciso il tragitto che lo porterà sui restanti mercati europei. Prevede la realizzazione di un nuovo gasdotto che attraverserà tutto il territorio turco passando anche il Bosforo fino alla Grecia (Trans Anatolian Pipeline). Dove si collegherà con un’altra condotta (Trans Adriatic Pipeline) che attraverserà Grecia e Albania fino in Italia con diramazioni fino in Bulgaria. Sulla valenza strategica del nuovo sistema di gasdotti sono in molti a scommettere in quanto apre un nuovo tracciato per l’esportazione verso l’Europa degli immensi quantitativi di gas di cui dispongono Turkmenistan, Iran, Irak.
La parola chiave, dice BaylarBayof, è "committment": occorrono fornitori che si impegnino effettivamente a fornire il gas e acquirenti che si impegnino all’acquisto con contratti a lunga scadenza. «Per ora abbiamo un solo fornitore certo, che è il consorzio di Shah Deniz e abbiamo diversi acquirenti con cui abbiamo siglato contratti pluriennali di fornitura: sono Enel in Italia, E.ON in Germania, Depa in Grecia». I quantitativi previsti in Europa sono per ora limitati, attorno ai 10 miliardi di m3 anno che potranno essere in parte aumentati inserendo stazioni di compressione lungo il percorso. «Un aspetto innovativo» anticipa BaylarBayof «è dato dalla formule contrattuali che abbiamo previsto con un pricing che terrà conto della realtà di mercato».
M. D. N.