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 2013  novembre 08 Venerdì calendario

L’ALBANESE: “LA VERITÀ? È IL PD CHE MI HA CHIESTO DI CANDIDARMI”


Allora, fa l’Alfredo andando in giro con la delibera in mano, «tutto annullato». Troppi nuovi iscritti, e il voto per i delegati non vale più. Qualche giorno fa, l’Alfredo ci aveva riso sopra, chiacchierando amabilmente con gli amici: «Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo. Quello che vedo adesso mi ricorda tanto certi congressi Dc degli Anni 80». Lui lo sa bene, perché Alfredo Castaldo ci viene da lì, passando dalla Margherita fino a questo partito che cambia i nomi con le lune, e che ai suoi tempi forse era il Pci, o forse no, perché chi sa da dove viene veramente. Adesso, per eleggere i nuovi delegati sono spuntati iscritti dappertutto, e solo ad Asti in una notte sono cresciuti da 162 a 610, e 200 erano albanesi. Che male c’è? Che questa non è la Dc. Questo è il Pd. E Paolo Volpe, segretario del circolo della Valtriversa, dev’essere di quelli che invece si ricorda i tempi in cui gli parlavano della classe operaia e della diversità morale e quelle cose lì, che oggi non esistono più. Però, quella sera, «noi eravamo lì e sono arrivate intere famiglie, zii, figli, nipoti, che non avevamo visto, tutta gente che non aveva mai partecipato alla vita di partito». Albanesi? «No, io non ce l’ho con gli albanesi. Qui è diverso. È che erano legati a un sottobosco di micro imprese edili che ha spostato il voto. Beh, noi non siamo abituati. Non si può governare il partito con i tesserati di comodo».
Ma davvero? C’è uno che scartabella tra le carte, e poi tira fuori un numero: «Iscritti del 2009 per l’altro congresso: 1070. Oggi sono 1180, o giù di lì, quasi la stessa cifra. Sono il doppio dell’anno scorso, è vero, ma lo erano nel 2009 rispetto all’anno precedente. L’hanno sempre fatto prima dei congressi di gonfiare gli iscritti. È che questa volta forse non va bene a qualcuno di quelli che comandano, e allora è venuto fuori questo pandemonio». Che è la stessa cosa che dice Hasan Bulcari, albanese arrivato qui nel ‘91, cittadino italiano, candidato del Pd: «Guarda, le tessere sono quelle dei dinosauri della politica che non vogliono perdere il posto. Gli iscritti nuovi sono un’altra cosa. La parola albanese è stata usata come carne da macello per tutta Italia. Qualsiasi cosa succedesse erano stati gli albanesi. Ora siamo la carne da macello del congresso del Pd. La verità è che mi hanno chiesto di candidarmi. Io ho votato Grillo, figurati te. Però, ho pensato: vediamo se si può fare qualcosa. È logico che quelli che mi conoscono siano venuti a votarmi. Che male c’è? Ieri c’era un idraulico che io conosco bene, al bar, che diceva: avete sentito degli albanesi, li pagano 10 euro per andare a votare. Chi te l’ha detto?, gli faccio. Lo dicono tutti. Lo sai chi vanno a votare? Me, gli dico. Io non pago nessuno. Mi ha chiesto scusa». Solo che Francesca Ferraris, candidata contro il renziano Giorgio Ferrero, - nella cui lista c’è Hasan Bulcari - ne fa «una questione morale». Lei sostiene che in due circoli «sono state movimentate persone non italiane o riconducibili a imprese edili delle rispettive zone. Sono irregolarità gravi. Questo non è il Pd che voglio. Se ci sono stati accordi con aziende io non voglio in nessun modo essere complice».
E allora come la mettiamo? Che intanto è tutto annullato e magari si vota a marzo. «Ah, non mi interessa», brontola Hasan. Davvero? Forse ha ragione Kujtim Skenderi, albanese pure lui: «Io sono un nuovo iscritto», dice. «Sono da 15 anni in Italia, e non ho la cittadinanza. Non posso votare. Una volta che lo faccio mi saltano addosso? Cosa vogliono da noi? Che siamo dei robot? Che non possiamo difendere i nostri diritti? Si comprino direttamente dei robot allora...». Che lavoro fai?, gli chiedo. «Operatore ecologico». Spazzino? «Sì. Ma sono laureato». In Albania cosa facevi? «Teatro. Ero un direttore di scena». Lo sai che la tessera adesso la devi rifare? Ah sì? Questa non vale per il prossimo voto, marzo 2014. Costa 15 euro. Ma tu la rifai?