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 2013  novembre 08 Venerdì calendario

COME GIUNSERO IN OCCIDENTE LE NOTIZIE SULL’OLOCAUSTO


Mi capita spesso di sentirmi domandare da giovani, se le persone della nostra generazione abbiano saputo magari dai genitori, qualcuno anche impegnato politicamente ai tempi della promulgazione delle «leggi razziali», della deportazione e dello sterminio degli ebrei da parte dei nazisti. A me personalmente non è mai successo, però ho tentato di documentarmi attraverso testimonianze storiche, apprendendo che la prima denuncia ufficiale della tragedia sarebbe stata diffusa da parte dei governi delle Nazioni Unite, il 17 dicembre 1942 e passata sotto silenzio da molte eminenti personalità internazionali, ivi compreso papa Pio XII. Non solo ma risulterebbe anche che Franklin. D. Roosevelt non volle prestar fede alla testimonianza dei misfatti in corso in Polonia, portatagli in occasione di un colloquio di circa un’ora nel luglio 1943, dal militante cattolico della resistenza polacca, Jan Karski. Gradirei conoscere il suo pensiero in proposito.
Costanzo Ajello
costanzo.ajello@gmail.com

Caro Ajello,
Occorre fare una distinzione. Che gli ebrei fossero perseguitati era universalmente noto. Sin dalla sua vittoria elettorale, nel gennaio 1933, il governo di Hitler prese provvedimenti che ricalcavano per certi aspetti quelli annunciati da un famoso procuratore del Sinodo russo alla fine dell’Ottocento. Konstantin Pobedononoscev aveva dichiarato che l’unico modo per risolvere il problema degli ebrei in Russia era quello di ucciderne un terzo, espellerne un terzo, convertirne un terzo. La formula nazista, per qualche anno, fu quella di consentire la loro partenza, dopo la totale confisca dei beni, o imprigionarli in un campo di concentramento.
Sull’esistenza dei campi e sulla brutalità del trattamento a cui i prigionieri erano sottoposti, non vi erano dubbi. Nel 1933 apparve ad Amsterdam, in tedesco, un libro del romanziere Lion Feuchtwanger intitolato I fratelli Oppenheim (nelle edizioni successive I fratelli Opperland ), in cui erano narrate le vicende di una famiglia ebraica berlinese e la detenzione in un lager del protagonista. Mondadori ne comprò i diritti e si apprestava a pubblicarlo verso la metà degli anni Trenta, ma dovette rinunciare quando i rapporti italo-tedeschi cominciarono a prefigurare l’alleanza che sarebbe stata formalmente stipulata nel 1939. La situazione era ben conosciuta anche da un comitato americano, creato a New York dopo l’invasione tedesca della Francia per aiutare artisti e scrittori anti-nazisti (fra cui molti ebrei e lo stesso Feuchtwanger) a raggiungere Lisbona e di lì gli Stati Uniti o il Messico. L’uomo che da Marsiglia diresse l’operazione fu un giornalista americano, Varian Fry, e le sue memorie sono apparse recentemente presso l’editore Sellerio (Consegna su richiesta. Marsiglia 1940-1941. Artisti, dissidenti, ebrei in fuga dai nazisti , a cura di Valentino Parlato, Palermo 2013).
Altre notizie sulla sorte riservata agli ebrei dell’Europa centro-orientale giungevano in Vaticano grazie alle comunicazioni che i sacerdoti polacchi inviavano a Roma per il tramite del nunzio della Santa Sede a Berlino. Ma il primo testimone oculare della politica di sterminio che la Germania adottò dopo la conferenza di Wannsee (gennaio 1942) fu probabilmente il singolare personaggio citato nella sua lettera. Incaricato dalla Resistenza polacca di una missione segreta in Occidente, Jan Karski volle riferire al governo britannico e a quello degli Stati Uniti ciò che egli stesso era riuscito a constatare di persona. Con l’aiuto degli esponenti della comunità ebraica visitò due volte il ghetto di Varsavia e riuscì, con l’uniforme di un poliziotto ucraino, a entrare in un lager nei pressi di Lublino dove assistette al massacro di parecchie centinaia di ebrei. Furono rinchiusi in un treno dove il pavimento era stato cosparso di calce viva e vennero bruciati e soffocati dalle esalazioni della calce al contatto con i loro corpi. Il racconto di Karski non cambiò la strategia degli Alleati. La loro priorità era la sconfitta della Germania e la causa degli ebrei dovette sembrare in quel momento secondaria.