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 2013  novembre 08 Venerdì calendario

DELUSI I RENZIANI DELLA PRIM’ORA


Il fuoco dei renziani della prima ora cova sotto la cenere, ma non tanto sotto. Ce l’hanno con gli ultimi arrivati, quelli saliti ora sul carro del presunto vincitore e che si stanno facendo spazio a spese loro. Anche perché la lotta precongressuale si fa dura e il reclutamento è diventato più permissivo, con i duri-e-puri che storcono il naso e si arrabbiano. Certo, nel pieno della contesa molti dissensi sono repressi o esplicitati a mezza voce. Ma c’è chi non ce la fa a tacere e in molti circoli Pd la corrente renziana è in fibrillazione. Il che significa che in caso di vittoria il sindaco di Firenze avrà il suo da fare a governare la ormai variegata schiera dei suoi supporter.
Partiamo dalla Romagna, dove, a Cervia, si sono addirittura costituiti due comitati pro-Renzi, l’uno contro l’altro armati. Il primo si considera il vero comitato, quella della prima ora, fondato da Gianni Guidi, il secondo è capitanato dal consigliere comunale Marco Aurelio Brandolini, che dice: «Entrambi sosteniamo Renzi ma attraverso strade diverse». Ribatte Guidi: «Noi portiamo avanti lo spirito della Leopolda». In pratica ci sono ormai i renziani di destra e quelli di sinistra. Il rapporto tra i due comitati ha registrato l’exploit con l’elezione del segretario della sezione: il candidato espresso dal primo comitato è stato killerato dal secondo. «Una vera imboscata, una vigliaccheria politica», commenta Alain Conte, il segretario mancato. Del resto anche nel capoluogo, a Ravenna, la corrente renziana si è clamorosamente divisa: il comitato pro-Renzi di Ravenna ha appoggiato un candidato, quello di Faenza un altro, che ha poi vinto. Dice Giuseppe Roccafiorita, leader dei renziani ravennati: «Come si fa a essere renziani e poi appoggiare un candidato di continuità e non quello del rinnovamento?».
A Cesena la guerra fratricida, tutta in casa renziana, per la segreteria del circolo ha lasciato sul terreno una vittima importante, Dario Onofri, assessore a Roncofreddo, che si lamenta: «Cono arrivate nuove tessere di personaggi mai visti prima, raccolte direttamente dai bar del paese, forse neanche di votanti del Pd e, ancor peggio, mai stati interessati alla politica. Col 50 % di tessere raccolte in questo modo che si poteva fare?».
«Il problema - continua - è che questa linea di potere grottesca locale, dopo aver sostenuto Bersani alle scorse primarie, dopo avermi accusato in quell’occasione in tutte le nefandezze perché sostenevo Renzi, per opportunismo ora si è riconvertita a spese dei renziani della prima ora».
A Livorno la rottura nella corrente renziana è avvenuta sull’alleanza o meno con Marida Bolognese, ex-parlamentare con 4 legislature alle spalle. I vecchi renziani predicavano la rottamazione, i nuovi, più pragmatici, hanno deciso che è meglio vincere col vecchio che rischiare di perdere col nuovo. E con buona pace di Renzi il suo gruppo è andato in pezzi.
Anche nella capitale ci sono cocci. Svela Patrizia Prestipino, ex-assessore provinciale, eletta segretario del circolo Pd dell’Eur: «Sì, sono una renziana della prima ora. Il rischio, soprattutto in questo momento in cui sono in molti a salire sul suo carro, è di rimanere schiacciati dalle ’truppe cammellate’ . Quando due anni fa decisi di sostenere il progetto di Renzi, venni scomunicata dal Pd romano. Ora personalità influenti per la politica locale come assessori regionali e comunali sono arrivati con i loro pacchetti di tessere come a voler lanciare un’opa sull’area renziana romana».
Se i «veri» renziani romani hanno un diavolo per capello non si respira aria migliore in Abruzzo, dove non fa giri di parole sulla sua conversione la senatrice Stefania Pezzopane: «Con i renziani della prima ora si perdeva, quindi c’è bisogno di renziani nuovi e io sono una nuova renziana». Ovviamente i renziani ante litteram le hanno risposto per le rime («la sconfitta è di chi non lo ha scelto prima»). Un’atmosfera tutt’altro che idilliaca all’interno della corrente. Come conferma il consigliere comunale di Chieti, Alessandro Marzoli: «Diamo il benvenuto ai bersaniani delusi purché capiscano che la battaglia di Renzi è rimasta la stessa, svecchiare il partito e lanciare un messaggio nuovo all’Italia, dunque non pensino di venire a comandare, chi ha fatto scelte di opportunità è meglio che rimanga a dare una mano da fuori, senza reclamare posti e seggi. Il nostro gruppo originario è compatto e ben riconoscibile».
I renziani «puri» difendono le posizioni. A Pescara, Giacomo Cuzzi, che vanta il record di essere stato il primo a costituire un comitato pro-Renzi, afferma scandalizzato: «In mezzo a noi c’è gente che ha detto di tutto a Renzi, mi chiedo con quale faccia ora lo osannano». Non raccoglie la provocazione il neo-compagno di corrente, il parlamentare Antonio Castricone: «Alle ultime primarie Bersani ci sembrava la scelta giusta, come oggi siamo certi che Matteo Renzi rappresenti il meglio».
Nel Veneto il consigliere regionale Piero Ruzzante sostiene che il Pd potrà in futuro strappare la Regione alla Lega e al centrodestra, una riscossa guidata dai renziani ma le frizioni al loro interno rischiano di indebolire la controffensiva: «Queste polemiche fanno male. Arriva infatti un momento in cui la gente si stanca e va dove c’è più serietà: questo finirà per portare consensi a Cuperlo».
Infine, più a Sud c’è chi ha preso carta e penna e scritto una lettera aperta al suo leader (o ex-leader) Matteo Renzi. È Giuseppe Arnone, ex-consigliere comunale di Agrigento: «Io, super renziano, rendo noto le vergogne dei nuovissimi renziani di Agrigento. Sono uno dei pochissimi renziani siciliani della prima ora. Alle primarie dello scorso anno ho speso 15mila euro per la battaglia per la questione morale e mafiosa nel Pd in Sicilia a sostegno di Matteo Renzi. Al seggio elettorale ho trovato neo iscritti al Pd quei vice sindaci berlusconiani, quegli assessori e consiglieri berlusconiani con cui mi sono scontrato al Comune di Agrigento, anche tra minacce, denunzie e ombre potenti di collusioni mafiose. Un nome tra i tanti dei convertiti dell’ultima ora? La neo iscritta, Maria Pia Vita, che è stata, per tre lustri e sino alla settimana scorsa, il numero due della corrente del consigliere regionale Luigi Gentile. Adesso, con il resto della corrente, ha abbandonato l’amore per le camicie nere, i gagliardetti ed i saluti romani (derivanti dalla storica militanza in An), e ha aderito, con parecchi amici, alla corrente di Renzi. Inoltre hanno preso la tessera del Pd tre consiglieri comunali di Agrigento eletti nelle liste berlusconiane mentre un ex-assessore provinciale seguace di Francesco Rutelli è stato promosso responsabile dell’ufficio tessere del Pd. Ma cosa ha convinto personalità e correnti con questa storia ad aderire al Partito Democratico? La risposta è semplicissima: la promessa di un assessorato al Comune di Agrigento formulata dal neo renziano sindaco.
Conclusione: o fuori loro o fuori io dalla corrente renziana. Chissà se Matteo, in giro per l’Italia a raccogliere voti, riuscirà a trovare il tempo per mettere le toppe nei tanti strappi che si stanno formando in questo suo cappotto (checoviano?) correntizio a forma di stivale.