Diego Longhin, la Repubblica 8/11/2013, 8 novembre 2013
IO SEGRETARIO E PREGIUDICATO, SE VOLETE CACCIATEMI
[Vincenzo Iatì]
Congressi partiti male e finiti peggio per il Pd di Torino. L’ultimo atto? Il neo segretario del circolo Barriera di Milano, periferia Nord della città, costretto a dimettersi dopo che è emerso il suo passato. Un passato, quello di Vincenzo Iatì, 47 anni, fatto di piccoli furti e ricettazione, di condanne e giorni di carcere, di una denuncia per violenze domestiche da cui però è stato assolto con formula piena. Un passato che nel 2010 era stato cancellato: fedina penale pulita grazie alla riabilitazione giudiziaria. «Ma si vede che questi marchi sono indelebili, anche se si prendono altre strade», dice oggi Iatì, che è anche consigliere di quartiere del Pd.
L’hanno voluta colpire?
«Certo, non ho dubbi. Hanno voluto colpire me, che conto come il due di picche, per colpire e gettare fango sul partito. Il classico dossieraggio. Non nego gli sbagli e gli errori che ho fatto, ma è passato tanto tempo e ho fatto un certo tipo di percorso. Il diritto all’oblio, il diritto di ravvedersi e di iniziare una nuova vita non c’è?».
Non ne aveva mai fatto parola con nessuno dentro il Pd?
«No, non ne ho mai parlato. Non vado fiero di quello che è successo in passato, non pensavo però di dover mettermi un cartello luminoso con su scritto “ho dei precedenti, ma ora sono a posto”. Non crede?».
Magari avrebbe evitato le polemiche emerse ora. Non crede?
«Ma si tratta di fatti che risalgono a metà degli anni ‘90. Non pensavo che in politica si arrivasse a tanto per azzoppare gli avversari. E soprattutto non a livello di quartiere. Dopo aver pagato quello che ho pagato, ho iniziato a lavorare, mi sono preso il diploma, poi mi sono iscritto all’Università, a Scienze Politiche, mi sono candidato in Circoscrizione. Ho militato prima nei Verdi, nel sindacato, poi nei Moderati e ora nel Pd. Non conta solo quello che ho fatto a metà degli anni ‘90».
La sua vicinanza con la famiglia Gallo, considerato il signore delle tessere torinese, l’ha penalizzata?
«Ma quale vicinanza alla famiglia Gallo, io non appartengo a nessun gruppo. Ho buoni rapporti con tutti. Tanto che ero l’unico candidato nel mio circolo. La cosa triste è che si usi me per tentare di invalidare o ribaltare il risultato democratico del congresso di Torino».
Ha rimesso il suo mandato nelle mani del Pd. Cosa si aspetta?
«Non mi aspetto nulla. Decida il Pd, mi sono avvicinato alla politica perché ho l’ambizione che attraverso la politica si possa cambiare qualche cosa in meglio, anche le persone. Il problema non è Vincenzo Iatì. Il problema è se una persona debba scontare all’infinito, pagare all’infinito per quello che ha fatto, anche se si è riabilitato. Vedremo quale sarà il messaggio da parte del Pd, ma non cambia nulla rispetto alle decisioni prese».