Giuseppe Cerasa, la Repubblica 8/11/2013, 8 novembre 2013
LA RABBIA DEL SINDACO “HANNO TRADITO LA CITTÀ MA ORA SI VOLTA PAGINA”
[Ignazio Marino]
«È una vigliaccata, una coltellata alle spalle di una città come Roma. Truffatori senza scrupoli che si nascondono tra le maglie della pubblica amministrazione, traditori del loro mandato, della loro funzione. E tutto a danno dei cittadini onesti. Vuole qualcosa di più forte? Bene, ascolti. La storia dei biglietti falsi, emessi da una centrale clandestina che opera dentro l’Atac, è più grave di una storia di mafia. Sì, è peggio di Cosa nostra...».
Sindaco, è vero che lei ha lavorato per anni a Palermo, è vero che si è trovato di fronte a pressioni e anche minacce della criminalità organizzata, feroce e spietata. Ma si rende conto di cosa sta dicendo?
Ignazio Marino è furibondo, non si ferma un minuto, sta in piedi, sa che questa è la sua prima vera rogna e vuole giocare all’attacco. Non ha tempo da perdere con le ritualità, non ha tempo né voglia di mostrare (come fa spesso anche in occasioni di incontri banali) il meraviglioso affaccio sui Fori imperiali. Non ha tempo per far notare che ha cambiato la disposizione del tavolo rispetto alle finestre o che l’arrivo di quadri recuperati dai sottoscala del Campidoglio e ora esposti in pubblico rendono più piacevole la sua residenza quotidiana. Oggi è fuori di sé. Vede che tutto quello che si è detto in campagna elettorale non vale nulla rispetto a questo scandalo dei ticket d’oro. Vede che tutte le chiacchiere sulla moralizzazione vanno ad infrangersi contro un clan del malaffare annidato dentro la macchina pubblica da anni. Una specie di zecca clandestina dispensatrice di milioni di euro. E allora va giù duro senza pietà.
«Si, so quello che dico. E sa perché penso che sia peggio della mafia? Perché almeno la mafia si conosce e si può combattere a viso aperto. Questa invece è una malattia infettiva che si estende in tutto il corpo e provoca la morte all’improvviso. Ecco perché io sarò durissimo, non guarderò in faccia nessuno, agirò con la mannaia facendo cadere tante teste. Glielo garantisco».
Sindaco lei capisce che questo scandalo arriva mentre lei è alle prese con i buchi di bilancio, mentre i cittadini romani sono chiamati a più sacrifici e meno servizi e mentre la Regione vi passa cento milioni di euro per ripianare le perdite dell’Atac, togliendoli magari dalla sanità.
«E per questo sono indignato. Roma è una capitale del G8, è pazzesco pensare che qui agisce una sorta di virus dell’Aids che distrugge le cellule sane della città. Ma in questo caso la cura c’è. Cioè bisogna mandare in carcere questi ladroni e buttare la chiave, senza guardare in faccia amici o eventuali colleghi di partito. La giustizia deve essere implacabile con tutti. Per questo noi ci costituiamo parte civile e chiediamo al procuratore Pignatone di fare in fretta, di scoprire tutta la verità. E facciamo un appello a chi ha carte e documenti: tirateli fuori, dateli ai giudici. Vogliamo sapere tutta la dinamica»
Ma c’è chi dice che voi finora con l’Atac non avete mostrato il volto così duro. Alcuni dirigenti strapagati sono stati appena spostati di stanza.
«E a lei sembra facile fare pulizia in quattro mesi? Abbiamo iniziato un processo cambiando ammini-stratore delegato, abbiamo rimosso il direttore generale, sollevato il capo di Atac patrimonio, persone con stipendio superiore a 500mila euro all’anno».
La sensazione è che questa storia dei ticket fasulli nasconda un accordo bipartisan, destinato ad arricchimenti personali e a foraggiare in nero i partiti.
«Mi auguro che non sia così. Ma ripeto: chi ha i documenti per provarlo si faccia avanti, lo accompagnerò io stesso dal giudice, non in bicicletta, ma con la mia macchina di servizio. Del resto ci sono già delle inchieste che riguardano gli ultimi dieci anni. E ai magistrati dico: fate presto».
Si indaga anche sulla parentopoli dell’Atac, sull’assunzione di amanti, fidanzate, parenti, cubiste...
«Sono d’accordo. Questa è una azienda che da anni è in disfacimento. Si assumevano ammini-strativi e non gli autisti. Ma lei lo sa che su 164 tram la metà resta ferma per mancanza di personale? Lo sa che non avendo i controllori, il rapporto tra passeggeri e paganti è tra i più bassi d’Europa?».
Ma chi l’ha eletta chiede fatti. Chiede di voltare pagina.
«Saranno accontentati. Con i sindacati abbiamo deciso il trasferimento del 15% di personale per coprire i ruoli più strategici. Taglieremo del 20% gli stipendi più alti. Non più di quattro dirigenti arriveranno a 200mila euro all’anno: rispetto agli attuali 600mila euro è un atto di vera moralità. Ma voglio aggiungere questo: nessuno fermerà la voglia di pulizia dell’amministrazione. La nostra missione è cacciare i ladroni fuori dal tempio di Roma e sbatterli in galera. Le giuro che ci riusciremo».