Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  novembre 08 Venerdì calendario

DIRITTO

& ROVESCIO –

È crollato il muro della casa 21 nella regio 8, all’insula di Pompei. Tre anni fa, quando ci fu un crollo analogo, sempre a Pompei, si sollevò un enorme polverone politico, gravido di indignazione, nei confronti dell’allora ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, Pdl, che fu costretto alle dimissioni, coperto dalla riprovazione dell’intero Paese, come se fosse compito di un ministro reggere le case pericolanti di Pompei (e altrove). I crolli si sono in seguito ripetuti anche in occasione dei successivi mandati ministeriali di Giancarlo Galan e di Lorenzo Ornaghi. Ma entrambi sono stati risparmiati forse perché l’indignazione si era esaurita. Ora il ministro dei Beni culturali, Massimo Bray, dalemiano di ferro, ha fatto finta di niente. E tutti si sono comportati allo stesso modo. La colpa dei crolli di Pompei è tornata a essere di nessuno.