Marcello Veneziani, Il Giornale 8/11/2013, 8 novembre 2013
CHECCOLOSSO ZALONE
Il film di Checco Zalone ha guadagnato in un fine settimana quel che la Fiera del Levante ha perso in un anno. È lo specchio del Sud, versante Puglia, ma anche dell’economia nazionale. Il principale evento di Bari cede l’egemonia a Checco Zalone. Un record nel deserto. Sono ridicoli i critici che paragonano i film di Checco Zalone ai film di Fellini e Visconti, per dire: ah, dove siamo finiti. In realtà da lì non ci siamo mai mossi: da Franco e Ciccio a Fantozzi, e pure Totò e Peppino, il cinema popolare è sempre stato così. Checco Zalone non è Leopardi, ma nel suo genere merita tutto il successo che ha. Diverte, tira su e al contrario dei suoi critici cretinamente intelligenti, lui è intelligentemente cretino, non fa il comico-guru al servizio della Solita Causa, coglie lo stridore tra arcaismo e attualità e fa una comicità double-face: i politicamente corretti godono a vedere derisi i pregiudizi d’una volta, i politicamente scorretti godono a vedere derisi i nuovi tabù intoccabili. E l’Italia unita si affolla nelle sale. Il segreto di Checco Zalone è un’antica ricetta barese, leggermente aggiornata: riso, patate e cozze. Nel senso che suscita il riso, fa spirito di patata e cozzeggia qua e là, da cozzalone doc, come dalle nostre parti si chiamano i rozzi trafficanti di cozze, da cui deriva il nome d’arte Checcozalone. Pensavano che Vendola sarebbe stato il testimonial della Puglia, invece ha trionfato la sua spiritosa imitazione. Viva Checco e la checconomia, branca ridente dell’economia piangente.