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 2013  novembre 01 Venerdì calendario

SONO UNA MAMMA IMPERFETTA E FELICE


Scene di vita quotidiana a casa di Ilaria D’Amico. Pietro, quattro anni e mezzo, guarda fuori dalla finestra ed esclama: «Mamma, piove!». Lei: «Non mi sembra...». Lui: «Ma no, mamma, piove. E visto che non possiamo uscire, mi fai vedere i cartoni in Tv?». Felicissima di parlare in pubblico non come giornalista, ma come mamma alla presentazione della nuova stagione di Disney Channel, Ilaria chiacchiera con noi dopo aver apprezzato il fatto che, secondo un’indagine, sempre più spesso nei cartoni si ribaltano gli stereotipi sui lavori “da uomini” e su quelli “da donne”.
Pietro cosa vuole fare da grande?
«Il giocatore di basket e il calciatore, che lui identifica in un’unica figura, oppure l’astronauta».
Ti capita di usare la Tv come una baby-sitter?
«Cerco di non farlo: è una trattativa continua e per ora siamo arrivati a un massimo di 45 minuti al giorno. Ma comprendo le mamme che cedono, perché io ho la fortuna di avere l’appoggio di due nonne fantastiche, nonostante lavorino entrambe. Nonna Maya è un vero punto di riferimento, mentre mia madre, che vive a Roma, prende treni come non ha mai fatto in vita sua pur di stare con Pietro».
Al cinema lo avete già portato?
«No, perché il volume è troppo alto e penso si spaventerebbe. Anche perché è abituato alla quiete di casa nostra, dove al massimo sente il papà che lo addormenta suonando l’armonica. In compenso, ha scoperto Cars e ora lo vediamo su Youtube al computer. Mi dice: “Mamma, digita iutube”, e io gli faccio vedere dei piccoli spezzoni. Forse sarò un po’ talebana, ma secondo me non ha ancora l’età per essere mollato un’ora e mezza davanti a un film».
Da quando c’è Pietro, com’è cambiato il tuo atteggiamento verso la vita?
«Prima che nascesse, pensavo di non avere paure. È la cosa peggiore, perché evidentemente cercavo solo di nasconderle. Lui me le ha messe tutte in fila: ho delle ansie terribili, sensi di colpa anche se per un giorno non ha fatto i suoi bisogni, insemina le tipiche paure da mamma lavoratrice. Ma è stato un bene: la sua nascita mi ha reso più morbida verso i difetti e le contraddizioni, mie e altrui. Non ricerco più la perfezione in tutto, ora sono più tollerante».
Quindi sei anche tu una “mamma imperfetta”, come la serie che va in onda su Rai Due e sul sito del Corriere della Sera?
«Certo, tanto che sono ospite in una puntata, dove interpreto me stessa».
Esistono le “mamme perfette” di cui si parla nella serie?
«Purtroppo sì. Sono quelle che organizzano delle feste incredibili e sono perfette anche con il marito, perché riescono a mandare a nanna i figli alle otto e mezzo, in modo da avere la serata disponibile per la coppia. Io non ci riesco, sono in perenne lotta contro il tempo, anche se man mano che Pietro cresce le cose vanno meglio».
A proposito di nanna, è vero che con Pietro è stato un dramma fino a poco tempo fa?
«Lo è anche adesso. Stamattina ci ha svegliato alle sei, anche se poi per fortuna si è riaddormentato per altre due ore. Ma fino al terzo anno si addormentava alle nove e mezza e poi, con assoluta regolarità, si svegliava ogni due ore per tutta la notte e spesso con la voglia di chiacchierare con me: insomma, un incubo. Pietro è il tesoro della mia vita, è il mio simpaticissimo “pagliaccio”, ma confesso che di notte ho spesso provato dei sentimenti verso di lui non proprio amorevoli...».
Come facevi al mattino sul lavoro?
«Puntavo tutto sul truccatore. Per tre anni sono andata avanti con una faccia che non riconoscevo, segnata da solchi incredibili. Forse con Pietro ho sbagliato, perché finché ho potuto l’ho allattato pure di notte, anche con tre biberon. Tutti mi ripetevano che così non avrebbe mai dormito con regolarità, ma io lo vedevo così grande che mi convincevo che avesse bisogno di mangiare sempre di più: tipiche assurdità da mamma».
Sei quindi molto apprensiva?
«Quando avevo meno tempo per stare con lui sì, perché mi sentivo in colpa. Adesso molto meno, anche perché, per essere un maschio, è molto prudente. Non sta fermo un attimo, ma non è uno di quei bambini che ti ritrovi appeso al lampadario».
Riconosce la mamma in Tv?
«Sì, ma da poco. L’idea che mi vedesse sullo schermo, mi chiamasse e che io non rispondessi, non ci piaceva. Adesso, invece, è tutto normale. Capita che mi chieda: “Vai a lavorare a Sky?”».
Papà Rocco è un interista sfegatato: gli ha già fatto vedere qualche partita?
«No, perché per fortuna condivide con me l’idea che passare tanto tempo davanti alla Tv non vada bene. Però quando è nato Pietro l’Inter ci ha regalato un completino e Rocco mi ha obbligato a farglielo indossare durante tutte le partite di Champions, che sono state tante perché alla fine l’Inter ha vinto...».
Fratellini o sorelline?
«La nanna di Pietro ci ha molto spaventato. Ma ora che le cose vanno meglio, pensiamo proprio di sì».