Isabella Bufacchi, Il Sole 24 Ore 7/11/2013, 7 novembre 2013
UN AFFARE DA NON PERDERE PER ISTITUZIONALI E FAMIGLIE
La capacità di sorprendere è tipica dell’Italia. È una dote preziosa, quando volta in positivo sui mercati finanziari, dove non è solo l’affidabilità ad essere premiata ma anche la creatività, l’ingegno, l’intuizione, il tempismo. Il BTp Italia, collocato nell’arco di un giorno e mezzo per l’ammontare record di 22,272 miliardi, è tutto questo: uno spettacolare esempio di come l’Italia riesca a sorprendere, positivamente, i mercati.
L’esito del quinto collocamento di BTp Italia, superiore per importo a ognuna delle quattro emissioni che lo hanno preceduto, consentirà al Tesoro di alleggerire, e di parecchio, le aste di questo mese e di dicembre. È ragionevole pensare - e i traders da ieri se lo aspettano - che le aste a medio-lungo termine di metà dicembre verranno cancellate, che quelle di novembre verranno ridotte e che saranno limati persino i BoT, che per gli investitori sono in realtà degli intoccabili. Un’eventualità, questa di un’Italia "light" sul mercato primario in chiusura d’anno, del tutto inattesa nel corso di un 2013 in cui il programma delle emissioni lorde del Tesoro è stato caricato all’improvviso di 20 miliardi supplementari per il pagamento dei debiti commerciali della pubblica amministrazione. La comunità finanziaria, soprattutto quella internazionale, sarà positivamente sorpresa quando il Tesoro annuncerà con un comunicato il taglio di queste o quelle aste. Perchè alleviare l’offerta negli ultimi due mesi dell’anno è un sollievo per lo spread ma soprattutto consente al Tesoro di creare spazio e domanda per l’avvio delle aste del 2014, un’annata molto impegnativa con i suoi 194 miliardi di titoli di Stato a medio-lungo termine in scadenza (contro i 158 di quest’anno).
L’importo mozzafiato da 22,27 miliardi segna anche un record assoluto per il mercato delle aste dei titoli di Stato in Europa: l’Italia ha raccolto in meno di due giorni l’intera somma che l’Austria ha chiesto ai mercati quest’anno, quasi il doppio di quanto necessario l’anno prossimo alla Finlandia o all’Irlanda. Di questo, l’Italia, è capace.
Se poi oggi il Tesoro dovesse confermare che metà delle sottoscrizioni sono arrivate dai risparmiatori e l’altra metà circa dal mondo degli investitori istituzionali, allora questa capacità di sorprendere si potrà estendere al bacino retail. L’investitore privato è una risorsa importante, anzi, una rete di sicurezza per la sostenibilità dei conti pubblici: un po’ come avviene in Giappone, dove un debito/Pil al 200% è più che tollerato dai mercati proprio in virtù del fatto che i collocamenti dei "JGBs" sono pressochè nulli al di fuori dei confini nazionali. Il risparmiatore è sempre svogliato di fronte a rendimenti contenuti (rispetto alle cedole a due cifre degli anni di alta inflazione o più recentemente dai tassi del rischio default nel 2011 e 2012). Per attrarlo, il BTp Italia ce l’ha messa tutta: quattro anni, premio di fedeltà, prezzo di collocamento alla pari, acquisto con il trading online, cedola semestrale con tasso reale corrisposto assieme alla quota del capitale rivalutato per l’inflazione, protezione contro la deflazione. Premiati gli "ingegneri finanziari" di via XX Settembre.
L’eccesso di domanda da parte degli investitori istituzionali, tuttavia, può anche essere letto in chiave negativa: il titolo, se piace troppo, regala qualcosa. Il quinto BTp Italia è risultato conveniente rispetto ai BTp normali e a quelli indicizzati all’inflazione europea: ma ieri non sono state rilevate importanti operazioni di switch, uscita dai titoli più cari ed entrata in quello più favorevole. Questo conferma una domanda istituzionale genuina, solida. Il Tesoro intende comunque correre ai ripari per l’anno prossimo, assicurandosi un maggiore controllo sulla partecipazione degli istituzionali nei BTp Italia: questi 22,27 miliardi fanno comodo ma appesantiscono il calendario dei titoli di Stato a medio-lungo termine in scadenza nel 2017, da questo punto di vista un annus horribilis. L’Italia per quell’epoca dovrà sorprendere i mercati in maniera più strutturale e arrivare al 2017, l’annataccia dei rimborsi, con un debito/Pil in calo già dal 2015, una crescita potenziale rinvigorita dal recupero di competitività e produttività, il rischio dell’ingovernabilità neutralizzato da regole e comportamenti dei politici all’altezza di una superpotenza.
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