Fosca Bincher, Libero 7/11/2013, 7 novembre 2013
ECCO IL VERBALE DEL MAGNA MAGNA
Camera dei deputati, mercoledì 6 novembre. In calendario c’è la discussione sul bilancio interno di Montecitorio. Bisogna esaminare 92 ordini del giorno con i desiderata dei deputati. I grillini si tuffano nella discussione. Riduzione delle indennità, taglio delle spese di palazzo, proposte di car sharing in sostituzione delle auto blu. Si va avanti stancamente con Laura Boldrini che presiede cercando di prendersi il merito di una riduzione del bilancio di funzionamento (in realtà fatta alla fine della legislatura scorsa, tanto nessuno dei presenti - Gianfranco Fini in testa - ne avrebbe subito le conseguenze). All’improvviso l’aula si infiamma. Sono le 12 e 30. Si passa a discutere della pagnotta. Non di quella che manca sulla tavola degli italiani. Quella servita a Montecitorio. Un po’ al ristorante, un po’ al self service dei dipendenti. La cosa finalmente sveglia dal torpore l’aula che si riempe in un baleno. C’è chi si lamenta per la qualità del cibo (grillini e pidiellini, bipartisan), un esponente dei 5 stelle lancia addirittura l’allarme sicurezza nazionale perché la gestione della mensa è nelle mani «degli inglesi» (si tratta del Compass group, il cui appalto per altro scade a dicembre 2013). Un altro si lamenta dei pasti di serie A (per i politici) e di quelli di serie B (per i dipendenti, ma scelti anche dai grillini) e per stigmatizzare questa divisione del desco per caste non trova nulla di meglio che citare a proprio favore il generale nazista Erwin Rommel, la volpe nel deserto. Rocco Buttiglione dà lezioni di europeismo in mensa. Il collega di Scelta civica, Gianluigi Gigli, chiede di interrompere il dibattito perché ha quello che chiama «riflesso pavloviano»: crampi allo stomaco per la fame, e una gran voglia di fare pipì. Laura Boldrini però è inflessibile, e va avanti convinta che «mensa sana in corpore sano». Entrano nel dibattito pure i leghisti. E non si tira indietro il gruppo di Nichi Vendola, in polemica culinaria con i grillini. C’è chi invoca il Senato, dove si mangia meglio e spende meno grazie a uno sciopero della fame contro i prezzi alti. Parli di scioperi della fame? Eccoti Roberto Giachetti, il renziano che non mangia contro il Porcellum. È pieno di idee internazionali: perché non aprire il Ristorante di Montecitorio al popolo? Così si può mangiare fianco a fianco alla ggente, no? Risposta di un altro: perché non ci sono più chef. Pare che li abbiano formati a palazzo, e ora li hanno messi a fare i centralinisti… Un’ora e mezza di dibattito sul buon pasto dei politici, visto che si è chiuso oltre le 14. Molto più di quel che si concede a un dibattito sulle crisi internazionali. Più di quel che si concede a emendamenti di centinaia di milioni sui decreti economici. La panza tira più della sostanza. Ecco l’incredibile verbale del magna-magna che ha paralizzato ieri la Camera.
LAURA BOLDRINI: «Passiamo all’ordine del giorno Luigi Di Maio n. 9/Doc. VIII, n. 2/75. Chiedo ai presentatori se accedano all’invito al ritiro dell’ordine del giorno formulato dal Collegio dei questori».
LUIGI DI MAIO (M5S), vicepresidente della Camera: «Signor Presidente, colgo l’occasione semplicemente per spiegare quello che ormai è un problema che riguarda questo palazzo, cioè la questione del ristorante dei deputati e del ristorante dei dipendenti. Da quando è arrivato il MoVimento 5 Stelle qui c’è un consistente numero di parlamentari che utilizza la mensa dei dipendenti, in qualche modo anche congestionandola – facciamo anche un po’ di mea culpa – e allo stesso tempo c’è il ristorante dei deputati che ha un calo di utenti. Quindi, questo ordine del giorno chiede di convertire il ristorante dei deputati in mensa self-service, in modo tale da potere praticamente creare la stessa condizione e lo stesso tipo di mensa. L’invito al ritiro per noi non è accettabile e, quindi, chiediamo di porlo in votazione». (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)
BOLDRINI: «Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaccagnini. Ne ha facoltà ».
ADRIANO ZACCAGNINI (M5S): «Signor Presidente, vorrei aggiungere che è abbastanza assurdo che l’esternalizzazione della mensa sia stata affidata a una ditta inglese. Io mi auguro che questo punto sia affrontato dal Collegio dei questori, anche per una questione di sicurezza nazionale in quanto è abbastanza assurdo il fatto che noi, come italiani orgogliosi del made in Italy e delle nostre produzioni agroalimentari, ci cibiamo con cibo fornito da una ditta inglese, con scarsa qualità, tra l’altro, perché conosciamo le lamentele e le criticità che sono state fatte emergere dagli stessi dipendenti della Camera, che non usufruiscono completamente del servizio della ditta e che vanno a mangiare fuori, proprio perché il cibo non è di qualità».
GREGORIO FONTANA (Pdl), questore: «Per quanto riguarda l’ultimo intervento del deputato Zaccagnini, voglio dirle che la ditta titolare della gestione è una ditta che è subentrata a un’altra per una vicenda societaria. Per quanto riguarda l’organizzazione, comprendo che alcuni deputati preferiscano andare al self-service e altri al ristorante, però io penso che la stella polare che deve seguire il Collegio dei questori sia quella del risparmio ».
MAURIZIO BIANCONI (Pdl, segretario amministrativo): «Signor Presidente, io sono contento che i questori abbiano deciso di risparmiare, ma già è un “avvelenatoio”. Speriamo che, almeno sulla qualità, cerchino di non risparmiare. Quando fanno il bando, che ci si possa almeno mangiare!».
ROCCO BUTTIGLIONE (Udc-Scelta civica): «Signor Presidente, intervengo solo per ricordare che noi facciamo parte dell’Unione europea e che all’interno dell’Unione europea esistono delle regole per le quali si fanno delle gare europee, e non si possono privilegiare aziende nazionali nelle gare europee. Se il Parlamento di Londra facesse una gara europea e facesse vincere una ditta inglese invece che una ditta italiana che ha migliori requisiti, noi chiederemmo immediatamente alla Commissione europea di aprire una procedura di infrazione a carico dell’Inghilterra. Quindi, il fatto che la ditta sia britannica è totalmente ininfluente».
BOLDRINI: «La ringrazio per questa puntualizzazione».
FILIBERTO ZARATTI (Sel): «Signor Presidente, in merito alla vicenda della mensa e del selfservice, credo di sapere che, ovviamente, vi è una parte di contributo da parte della Camera dei deputati per la mensa dei dipendenti. Quindi, i colleghi deputati che utilizzano quella mensa e non vanno al ristorante, sostanzialmente, hanno anche un contributo da parte della Camera dei deputati. Io credo che sia sbagliato. Inviterei i colleghi che vanno al self-service a mangiare al ristorante e a pagare la quota intera, perché quelle agevolazioni sono rivolte unicamente ai dipendenti». (Applausi dei deputati di Sel, Pd e Pdl).
STEFANO DAMBRUOSO (Scelta civica), questore: «Signor Presidente, mi rendo conto che stiamo parlando di cibo a quest’ora e, forse, il richiamo al tema è abbastanza pertinente, però, davvero, solo per chiarezza, soprattutto perché viene da questa parte dell’Aula, che amo monitorare con attenzione, rammento che, quando tutti noi andiamo a mangiare nel ristorante ufficiale, ciascuno di noi, anche se prende il brodino, paga e lascia, fa lasciare, 15 euro per ciascuno di noi a questo palazzo, e noi neanche ce ne accorgiamo. Quindi, quando andiamo in quel ristorante, lì si pagano 15 euro, mentre nella mensa di sotto se ne pagano 9. Giusto per completezza di informazione, senza polemica».
GIANLUCA BUONANNO (Lega Nord): «Visto che noi siamo i primi a dire che siamo tutti uguali, che siamo gente del popolo, che tutti dobbiamo far vedere che siamo persone normalissime, sarebbe il caso di fare in modo che la questione del ristorante venga sfruttata meglio. Per cui, se sotto c’è il self-service, non vedo perché non possa esserci anche sopra, e fare in modo che gli spazi, che molto spesso sono vuoti, possano invece essere pieni. E possiamo anche fare in modo che la gente che lavora al ristorante – in cui il personale è diminuito –magari invece possa essere incrementata, perché c’è anche un discorso di posti di lavoro di persone che vengono qui, che guadagnano magari 600-700 euro al mese per fare poi dei turni spezzettati che difficilmente possono portare loro un beneficio per quello che invece meriterebbero. Quindi, io sono personalmente d’accordo per fare in modo che, sia sopra che sotto, ci sia il self-service, e che in questo modo anche i dipendenti possano sfruttare al meglio quello che c’è, e i deputati possano andare fuori da questa Aula a dire che non sono privilegiati ». (Applausi dei deputati della Lega Nord)
MASSIMO ENRICO BARONI (M5S): «Gentile Presidente, io credo, dal tenore delle risposte, che il percorso per riuscire ad affermare che non siamo all’interno di uno status di privilegio sia ancora molto lungo». (Applausi dei deputati del MoVimento 5 Stelle).
GIANLUIGI GIGLI(Scelta civica): «Signor Presidente, volevo sottolineare che esiste in fisiologia un riflesso che è chiamato pavloviano, per il quale al ripetersi di alcuni tipi di stimoli i succhi gastrici si mettono in moto e attraverso, appunto, il ripetersi di questi stimoli condizionanti generano una condizione di bisogno impellente. Chiedo pertanto alla Presidenza se non intenda valutare un’interruzione, per poter assolvere, appunto, a questi bisogni fisiologici, non solo di carattere alimentare ma anche di altro genere».
BOLDRINI: «Grazie, ci penseremo ».
PAOLO FONTANELLI (Pd), questore: «Signor Presidente, penso che così com’è questo ordine del giorno non è accettabile. Io, tra l’altro, sulla questione che è stata posta, volevo dire con chiarezza che il tema della trasformazione del ristorante in self-service era già stato anche valutato nella passata legislatura, tema che avrebbe comportato anche un investimento di ristrutturazione, quindi una spesa importante, ma soprattutto avrebbe creato una serie di problemi dal punto di vista occupazionale con l’azienda esterna che ci lavora. La revisione e l’idea di andare alla gara, con un risparmio di circa due milioni, parte anche da quella esigenza. Tanto più che dai dipendenti che lavorano per quella azienda viene costantemente presentata una forte preoccupazione perché temono di perdere il posto di lavoro. Allora, noi tutte le volte ci preoccupiamo dei posti di lavoro: dovremo preoccuparcene, senza aggravi di costi per la Camera, anche quando riguardano persone che lavorano oggi per noi». (Applausi di deputati del Pd)
ROBERTO GIACHETTI (Pd): «Signor Presidente, io potrei avere un conflitto di interesse al contrario, nel senso che per me potreste chiudere sia la mensa che il ristorante: soprattutto in questo periodo non mi creerebbe alcun problema. Vorrei però dire all’onorevole Di Maio che noi dobbiamo guardare alle cose, possibilmente anche guardando fuori dall’Italia, infatti richiamiamo spesso il paragone con gli altri Paesi europei. Non penso che sia un argomento marginale, nel senso che capisco che simbolicamente serve dire: basta il ristorante, il privilegio e via dicendo. Però, in tutti i parlamenti, almeno europei – e penso che lo sappiate tutti – esistono i ristoranti all’interno delle istituzioni. Il problema è che, a differenza di noi, questi ristoranti sono utilizzati come veicolo, anch’esso non unico, per fare in modo che anche la gente normale, attraverso l’andare al ristorante nelle istituzioni, conosca meglio le istituzioni, frequenti le istituzioni e via dicendo. Ci sono tanti ristoranti. In Germania il ristorante del Bundestag è aperto al pubblico. Allora, l’invito che io faccio, se c’è anche una gara –in questo senso non so se è condizionabile adesso, ma comunque è una cosa che si può vedere dopo – è non solo a tenere il ristorante della Camera, ovviamente risparmiando fin dove è possibile, ma a valorizzarlo molto di più. Infatti, certamente non sarà l’elemento essenziale, perché noi dovremmo fare molto meglio il nostro mestiere, però io ritengo utile fare in modo che ci sia un’occasione, la sera per esempio o nei giorni di festa, in cui magari si utilizzi il ristorante per fare delle visite all’interno della Camera. Potrebbe diventare una cosa che nell’immediato ci rende pensarla come un privilegio dei deputati, che poi ormai sappiamo non è più – e che al contempo invece può diventare un elemento che ci aiuta per far sì che vi sia una forma di avvicinamento all’istituzione. Dico ciò ovviamente anche in una prospettiva in cui questo potrebbe aiutarci a ridurre ancora di più quelli che possano essere i costi della Camera, sapendo peraltro – me lo ricordava giustamente l’onorevole Sereni – che quando parliamo del ristorante della Camera non parliamo di un ristorante qualunque, perché voi sapete che noi finiamo di votare all’una e mezza e quello è un ristorante che è in grado di fornire una quantità di pasti immediati, quindi con delle caratteristiche e un’organizzazione molto diverse rispetto a qualunque altro ristorante: se noi usciamo da qui ed andiamo in 140 in un ristorante non ci danno da mangiare, come è evidente. Quindi io suggerisco solo una riflessione dal punto di vista di quello che può essere invece in positivo l’utilizzo di un qualcosa, che non deve più rappresentare un privilegio – e lo è stato – per i deputati e per i parlamentari, ma invece una cosa in qualche modo positiva». (Applausi di deputati del Partito democratico).
BOLDRINI: «Colleghi, prima di continuare, vi informo che abbiamo ancora quindici ordini del giorno. Vorrei dividere così il nostro lavoro, se siete d’accordo, andare avanti con gli ordini del giorno, poi fare una pausa e nel pomeriggio fare le dichiarazioni di voto. Quindi, se siete d’accordo, andiamo avanti, facciamo questo sforzo, così che prima della pausa finiamo le votazioni. Vorrei veramente però riuscire ad andare veloci, perché altrimenti...»
ANDREA COLLETTI (M5S): «Ringrazio il collega Giachetti che ci ha informato – io non lo sapevo personalmente – dell’attività culinaria degli altri parlamenti, che confligge con i numerosi scioperi della fame che fa normalmente e quindi non so come lo possa sapere».
BOLDRINI: «Ma cosa c’entra?»
ANDREA COLLETTI (M5S): «Cosa c’entra lo dico io. Ma ad ogni modo, visto che il questore Fontanelli si preoccupava della sorte dei dipendenti – e noi ci teniamo molto alla sorte dei dipendenti – potremmo fare una boutade: perché non apriamo il ristorante anche per i dipendenti sotto? Così avremmo un aumento dell’occupazione, visto che questo Governo sta aumentando la disoccupazione». (Applausi dei deputati del MoVimento 5 Stelle).
MASSIMO ARTINI (M5S): «Signor Presidente, io volevo far presente all’Aula qual è la situazione che è accaduta al Senato in merito proprio alla ristorazione. Al Senato, fino all’inizio della legislatura, il ristorante era stato chiuso proprio per alcune problematiche relative alla contribuzione e per il fatto che i senatori, dopo aver ripristinato prezzi più onerosi per loro stessi, avevano smesso di andare al ristorante perché era troppo caro. Con la nuova gestione dei nuovi questori il ristorante è stato aperto senza nessun onere per il Senato e mantenendo quelle qualità operative che l’onorevole Giachetti ci faceva presenti prima. Quindi, io rifletterei anche su questa situazione: senza oneri per la Camera per il medesimo servizio e con costi concordati con chi ha la gestione». (Applausi dei deputati del MoVimento 5 Stelle)
ADRIANO ZACCAGNINI (M5S): «Signora Presidente, volevo aggiungere come questo ordine del giorno si allinea a quello presentato da me e accettato con riformulazione e vorrei sottolineare come tutta la pubblica amministrazione debba sottostare all’articolo 6 del decreto legislativo n.165 del 2001 che richiede una pianta organica, vale a dire la determinazione di un tetto massimo di consistenza organica per ciascuna delle categorie di lavoratori presso la stessa pubblica amministrazione. Ciò non è stato effettuato per la Camera dei deputati. Nello specifico, inoltre, vorrei sottolineare come non è stato recepito il concetto di qualità da parte del Collegio dei questori, o meglio, forse non è stato esplicitato a dovere riguardo al bando per la mensa. I criteri di questo bando dovrebbero contenere prodotti bio e a filiera corta, nell’ambito, ovviamente, di un bando europeo come sottolineava l’onorevole Buttiglione, ma è bene che questi criteri siano trasparenti e chiari. Anche perché, per quanto riguarda il riordino e il riassetto delle modalità organizzative, è molto più facile reinternalizzare i lavoratori. Pensiamo soltanto che alcuni dei nostri centralinisti erano chef formati alla Camera, a spese della Camera. Ora, queste persone fanno i centralinisti e non più gli chef. Perché non possono essere spostati a fare il loro lavoro ? Inoltre, vorrei aggiungere come la discriminazione fra una mensa dei deputati e la mensa dei lavoratori non ha ragione di esistere, se vogliamo dare il buon esempio. Porto un esempio semplicissimo della seconda guerra mondiale in cui il generale nazista Rommel si stupiva di come in Africa del nord gli italiani avessero delle mense...»
BOLDRINI: «Onorevole Zaccagnini, deve restare sul tema».
ADRIANO ZACCAGNINI (M5S): «Mense che discriminavano gli ufficiali, i sottufficiali e i soldati semplici. Cosa che continua ad essere ancora tutt’oggi la discriminazione fra lavoratori e deputati. Quindi l’invito al Collegio dei questori è quello di unire le mense dei deputati e dei lavoratori e soprattutto di far sì che il bando abbia criteri di cibo biologico perché questo è il criterio vero. È la qualità del cibo...».
BOLDRINI: «Bene abbiamo capito grazie».