Costanza Iotti, Il Fatto Quotidiano 7/11/2013, 7 novembre 2013
SEDE RCS, IL DOPPIO GIOCO DI BANCA INTESA
Alla fine la cessione della sede storica del Corriere della Sera è andata in porto come nei piani di manager e soci di Rcs. E questo nonostante le proteste dei giornalisti e della Federazione nazionale della stampa che aveva chiesto al cda dell’editrice “di cambiare marcia e di fare una proposta all’Inpgi o alle casse previdenziali nel loro insieme”. A votare contro l’operazione che porterà nelle casse di Rcs 120 milioni di euro sono stati solo l’ex presidente Piergaetano Marchetti e il rappresentante degli eredi Rotelli, Attilio Guarneri.
E COSÌ la storia si ripete ancora una volta. L’immobile che ospita il Corsera, già passato di mano negli anni peggiori della gestione Romiti, andrà al fondo d’investimento americano Blackstone che sin da subito era apparso come l’interlocutore privilegiato per l’operazione. Del resto si tratta di un operatore ben noto a soci e creditori dell’editrice. Non solo perché il suo numero uno in Italia, Paolo Bottelli, è un ex manager di lungo corso di Prelios, la ex Pirelli Re di Tronchetti Provera che era stata tra i protagonisti dell’ultima compravendita del mattone di Rcs. Blackstone è noto anche a Intesa e Unicredit che sono finanziatori del Fondo immobiliare Due in cui il gruppo Usa ha investito anni fa rappresentando oggi l’ago della bilancia in una delicata situazione contabile.
Al pari dei due istituti italiani Blackstone è un creditore del Fondo il cui debito da 300 milioni è scaduto a febbraio. Tuttavia la sua esposizione è minore rispetto alle banche italiane perché la sua quota del debito è stata acquistata a metà prezzo da SocGen. Dettaglio, quest’ultimo, non da poco visto che con il debito scaduto, salvo accordo di ristrutturazione, ogni creditore può chiedere la liquidazione del fondo che a Blackstone converrebbe. Non si può dire lo stesso per le banche italiane che sarebbero costrette a iscrivere in bilancio la perdita corrispondente al credito offerto al fondo quando la valutazione dei suoi immobili era di 300 milioni contro gli attuali 200 di mercato.
La vicenda è complessa perché la liquidazione del Fondo accenderebbe nuovamente i riflettori sulla società che lo gestisce, Prisma sgr e sui suoi soci. Fra questi la Jallerop Aps di Roberto Villa, finanziere emiliano noto alle cronache giudiziarie per il fallimento della Richard Ginori e del suo braccio destro, Alberto Carpani dal 2001 al 2010 ai vertici della svizzera Gdp sim, la finanziaria di Villa coinvolta nella seconda tranche di intermediazione di Alexandria, il derivato segreto di Mps.
Due partite certo diverse, quindi, ma con alcuni protagonisti di rilievo in comune. Una situazione che avrebbe richiesto massima trasparenza per una società quotata che invece è molto riservata sui termini di una trattativa che, oltre alla cessione dell’immobile, già venduto nel 2000 a Hdp, Milano Centrale (Pirelli) e Morgan Stanley per poi essere riacquistato nel 2003, prevede a latere, come in passato, un contratto di locazione per Rcs.
SECONDO quanto riportato ieri dal Sole24Ore , il fondo Usa avrebbe spuntato un rendimento del 7%, che sarebbe in linea con la fascia alta di mercato della zona ed equivarebbe ad un canone di affitto da circa 8,5 milioni di euro. Tuttavia secondo le indiscrezioni di mercato parlano di un tasso vicino al 9%. Interpellata in merito Blackstone non ha voluto confermare né smentire. Tuttavia se confermato, il dato rappresenterebbe un vero affare per la società americana con un canone annuo superiore ai 10 milioni. Se così fosse, in pratica, con 12 anni di affitto l’immobile sarebbe praticamente ricomprato. Con la benedizione delle banche creditrici di Rcs che grazie alla cessione rientrano di parte dei loro crediti. Intanto la Gazzetta dello Sport ha annunciato due giorni di sciopero.