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 2013  novembre 07 Giovedì calendario

LA TERZA VITA DI CHICCHITTO: “I FALCHI SANNO FARE SOLO DANNI”


La terza età di Fabrizio Cicchitto. Politica. Classe 1940, la sua fotina in bianco e nero è a pagina 112 della Navicella parlamentare del 1976. “Cicchitto Fabrizio del gruppo parlamentare socialista”.
Il Cicchitto del 2013 guarda il Cicchitto del 1976 ed esclama: “Com’ero diverso”. Da socialista non era nemmeno craxiano, ma lombardiano. La sinistra del Psi. Oggi ammette: “Se esistesse sul serio una sinistra socialdemocratica, blairiana e riformista io starei là. Invece il Pd insegue un ex giovane democristiano”. Cioè Matteo Renzi. A dire il vero, la terza vita politica di Cicchitto non si allontana molto da un orizzonte centrista se non neodemocristiano. Dopo vent’anni da falco berlusconiano, ossessionato come il Cavaliere “dall’uso politico della giustizia”, l’ex socialista è diventato “diversamente berlusconiano” con Alfano, Quagliariello e altre colombe. Tra i governisti la sua metamorfosi è la più sorprendente. Cicchitto spera che la nuova Forza Italia eviti una “deriva nordcoreana”. Il Caro Leader trasfigurato nel Caro Condannato. Un paragone, sinora, monopolio degli antiberlusconiani. Sostiene Cicchitto: “Ho riacquistato una totale libertà di parola. In questi anni ho sempre parlato poco coi giornali ma a Berlusconi ho sempre detto tutto quello pensavo, in positivo e in negativo. Adesso non mi ritroverei in una Forza Italia che espelle tutta la sua classe dirigente per sostituirla con un personale preso dalla strada. Voglio un partito che accetti la dialettica democratica e per questo non voglio essere indicato come un traditore. Nessuno di noi vuole pugnalarlo alle spalle”. Scoprire la dialettica democratica a 73 anni. Obietta: “Nel ’94 non c’erano ragioni di dissenso politico. C’erano le civetterie intellettuali di Lucio Colletti e don Baget Bozzo”.
Oggi le civette non ci sono più. Ci sono i falchi, le bestie nere della colomba Cicchitto. In particolare due. Una coppia, anche nella vita. Daniela Santanchè e Alessandro Sallusti, direttore del Giornale. A loro, in un passato recentissimo, lo storico Cicchitto ha applicato le categorie del fascismo (“Sono la Salò del Cavaliere”) e dello stalinismo (a Sallusti in tv: “Berija era più bravo di te”). Spiega: “Sono sempre incazzati, demonizzano tutti, attaccano Napolitano, estremizzano ogni cosa. Hanno fatto danni rilevanti al centrodestra. Il Giornale aveva uno spazio enorme dopo la virata a sinistra del Corriere della Sera, poteva diventare la versione italiana del francese Le Figaro”. Invece. “Invece si segue il metodo di demonizzare le persone. Sia chiaro, io non condivido questo metodo, che trovo forzato chiamare metodo Boffo, perché lo usate anche voi del Fatto e Repubblica. Bisogna sempre mettere qualcuno nel fuoco”. Con altri due falchi, Sandro Bondi e Denis Verdini la rottura è stata anche umana. Il primo, Bondi, gli aveva dedicato persino una poesia. “Non ci parliamo più. Come mai io di qua e loro di là? Visioni diverse, forse sbagliamo tutti e tre”. Ride Cicchitto. La politica non è sentimento. L’ex lombardiano, il cuore, semmai, lo riserva alle emozioni giallorosse della sua Roma. Ma qual è la filosofia della colomba Cicchitto che si prepara alla Terza Repubblica? Si avvicinano due date fatidiche: consiglio nazionale il 16 novembre (convocato ieri) e voto sulla decadenza al Senato il 27 novembre.
Le probabilità di scissione o pace sono pari. Cinquanta e 50. Dipende dalle “oscillazioni ad horas di Berlusconi, lui non ha una posizione rigida”. Prosegue Cicchitto: “Premesso che noi reputiamo Berlusconi vittima di un attacco giudiziario che va avanti dal ’94, proponiamo una linea ragionevole. Questo governo vada avanti due o tre anni. Berlusconi può fare il leader anche fuori dal Parlamento. Come Grillo. E Alfano se la può giocare alla pari con Renzi”. Lineare. In caso contrario, di rottura? “Rimarremo ancorati al centrodestra”. Come, è da vedere. Nella Terza Repubblica c’è però il rischio di trascinarsi il marchio infame di piduista. Conclude Cicchitto: “Voi giustizialisti non leggete le sentenze. Io ne ho lette due, una di 2mila pagine, l’altra di 4mila, in cui la P2 non viene chiamata eversiva. C’era di tutto in quella loggia. Persone perbene come Costanzo e il generale Dalla Chiesa, coglioni come il sottoscritto e poi autentici criminali. Fa parte degli errori della mia vita. E quando ho creduto alla demonizzazione generale della P2 ho pensato anche di spararmi. Per fortuna ha vinto la mia viltà. Ma chi mi chiama piduista, oggi, lo picchio”.