Aldo Grasso, Corriere della Sera 7/11/2013, 7 novembre 2013
«MATRIX», NON RIESCE IL RILANCIO DI TELESE
Su «Matrix», nel dopo Mentana, sembra incombere una dannazione: il programma non funziona più. Nemmeno con la conduzione di Luca Telese, che aveva promesso «un linguaggio moderno, avvincente, lontano dalle telepredicazioni». Anche quando aveva presentato l’avventura del quotidiano Pubblico Telese aveva promesso nuovi linguaggi e nuove forme di giornalismo. Invano. Di recente, per rimediare ai bassi ascolti, sono stati allontanati Francesco Caldarola e Valeria Aloisio, i suoi storici autori di «In Onda». Le dimissioni, però, le ha date solo il caporedattore Roberto Pavone (lavorava a «Matrix» già ai tempi di Mentana). Una pagina non bella, per non dire altro.
Quali possono essere le ragioni del mancato successo? Mediaset ha fatto una scelta molto netta: ha individuato in Paolo Del Debbio il suo ideologo televisivo di riferimento (la destra populista) e gli ha costruito attorno una rete di protezione. Meglio che Telese si occupi di cronaca con Ilaria Cavo e lasci stare la politica.
Telese a La7 era abituato a fare ciò che voleva e l’unica cosa che sa fare è parlare di politica (lo si è visto l’altra sera, quando, in via del tutto eccezionale ha affrontato il caso Cancellieri, avendo però in studio la guardiania di Paolo Liguori). Da un punto di vista della conduzione televisiva, Telese si trova a metà strada tra chi ha il carisma di condurre una serata affermando il proprio punto di vista (Ferrara, Santoro, Lerner, …) e chi fa il vigile, più o meno urbano, per regolare il traffico delle opinioni (Floris, Formigli, Gerardo Greco…).
Di suo, Telese vorrebbe imporre il proprio pensiero ma non se lo può ancora permettere, specie a «Matrix». Anche perché deve fare i conti con l’assenza di un format che esalti le sue caratteristiche. Il suo bisogno di divorarsi ci dispensa dal bisogno di giudicare.