G. Gua., Corriere della Sera 7/11/2013, 7 novembre 2013
IL SUO ITALIANO ECCELLENTE? «IMPARATO DAL BARBIERE»
Capacità di entrare in contatto diretto con l’interlocutore, anche attraverso la lingua: è una delle doti del nuovo sindaco di New York. «Grazie a tutti» ha esclamato in italiano nel suo discorso d’ investitura in cui non ha tralasciato di pronunciare anche frasi in spagnolo. Bill de Blasio conosce la lingua italiana, lo deve all’orgoglio che nutre per le sue origini tra Campania e Basilicata e chissà, forse, anche per quella vezzosa «d» nobilmente minuscola del cognome della madre che ha scelto di portare.
«Stasera provo profonda gratitudine per le origini della mia famiglia» dice parlando ai sostenitori che festeggiavano la sua vittoria a Brooklyn. Dopo un «ringraziamento speciale alla mia famiglia italiana e agli amici di Roma, alla città natale di mio nonno Sant’Agata de’ Goti (Benevento, ndr) e a quella di mia nonna Grassano (Matera, ndr)» chiudendo con quel «grazie a tutti» che fa sorridere e un tantino commuovere gli italoamericani che lo applaudono con gli altri duemila. Ma più che un segno di differenza, l’italianità è per de Blasio è un modo per ricordare che anche lui fa parte di una delle tante minoranze etniche dell’America. «Rappresenta per noi la classe lavoratrice e la voglia di cambiare, ma sappiamo che conosce le differenze tra la gente perché le ha in casa sua. Quello che ha fatto a casa sua, può farlo a New York», dice una ragazza afroamericana, come la moglie del neosindaco, a pochi metri dal palco dei festeggiamenti.
Bill de Blasio nutre una vera passione per l’Italia, dove è venuto in visita ai parenti, e l’italiano, che negli Usa concede un certo fascino vagamente culturale e di gusto per la vita. Festeggiando l’ultimo Columbus Day nella sua Brooklyn, aveva fatto irruzione alla tradizionale parata locale con un «Buongiorno» e un «Viva l’Italia». Ma non si era limitato ad espressioni che qualunque americano può imparare con un minimo di buona volontà. Il futuro sindaco aveva cominciato a scherzare con un gruppo di giornalisti facendo lui domande, però in italiano. Come l’ha imparato? «Crescendo in una comunità familiare italiana, partecipando a corsi di italiano durante il college». Tutto qui? No, anche grazie alla «formula magica». Quale? «Parlare italiano con il barbiere mentre mi faceva i capelli».
G. Gua.