Andrea Greco, La Repubblica 7/11/2013, 7 novembre 2013
TENSIONE IN RCS PER LA CESSIONE DI
VIA SOLFERINO –
MILANO — Rcs torna in fibrillazione dopo la vendita della sede storica al fondo Blackstone per 120 milioni. Il comitato di redazione parla di «atto folle», ed è allineato agli investitori che dopo una fiammata iniziale hanno punito l’azione (-2,19%) giudicando poco accattivante il prezzo. Anche vari soci forti mugugnano: Della Valle e Cairo i più apertamente contrari. L’ad Pietro Scott Jovane sta in trincea e cerca di chiudere l’operazione, che quasi completerebbe la campagna dismissioni da 250 milioni annunciata nel piano strategico, mettendo in sicurezza l’azienda. La prima linea manageriale è convinta che senza perfezionare questa cessione immobiliare - già in cda Piergaetano Marchetti e Attilio Guarnieri hanno votato contro, e per il closing serviranno settimane, se non mesi - potrebbe vacillare il contratto di finanziamento con le banche, e serviranno mosse alternative più radicali, come una ricapitalizzazione bis o la dismissione di rami d’azienda.
Uno degli aspetti critici riguarda i contratti di riaffitto tra Rcs e il fondo Usa sulle due sedi strumentali da 40mila metri quadrati nel cuore di Milano. Si negozia su un canone fino a nove anni per l’edificio di via Solferino, e fino a due anni sulla contigua via San Marco, per esborsi annui di circa 5 milioni che consentano alla redazione del Corriere della Sera di non trasferirsi, spostando quanto prima - nella sede, più periferica, di via Rizzoli - i poligrafici e la Gazzetta dello Sport.
Forse anche per questo il quotidiano rosa ha annunciato lo sciopero di due giorni. Il sindacato, che ha già inoltrato formale diffida alla magistratura, «continuerà a percorrere tutte le strade per promuovere un’azione di responsabilità verso i consiglieri che hanno approvato la delibera, senza escludere eventuali esposti ai magistrati». Per il Cdr del Corriere, infatti, la vendita della sede è «un atto folle dal punto di vista finanziario e uno sfregio inaccettabile all’identità del Corriere, con danno permanente allo stato patrimoniale, e un sollievo solo transitorio e apparente ai conti che peserà nel medio-lungo periodo sulla solvibilità del gruppo». Anche gli operatori di mercato sembrano freddi sull’operazione: trovano i prezzi depressi, ed è noto che negli ultimi anni broker come Equita, Mediobanca e altri avevano stimato valutazioni anche doppie rispetto a quella strappata da Blackstone. E credono che i primi segni di ripresa, uniti all’Expo Milano 2015, potrebbero ridare fiato alle quotazioni del mattone, che pure nella “city” meneghina resistono. Purtroppo, reduce da una crisi patrimoniale che ha costretto all’aumento da 400 milioni e messo a rischio la continuità aziendale, Rcs non è un buon venditore: in primavera, rinegoziando 575 milioni di debiti con le banche, mise le due sedi a garanzia del prestito - subordinato alla campagna dismissioni - e stimò quella garanzia poco più di 120 milioni.