Paolo Ciccarone, Avvenire 7/11/2013, 7 novembre 2013
«IO, FERRARI, QUESTA FERRARI NON L’HO CAPITA»
Del padre Enzo Ferrari ha preso lo sguardo, la passione e l’amore per la Ferrari. Ma Piero Ferrari è altra cosa, perché abituato a stare nell’ombra ha sempre lavorato senza mettersi mai in primo piano, e ha sempre evitato di esporsi o parlare in prima persona. Per lui la Ferrari è il gruppo, l’insieme, non è solo una azienda ma una filosofia di vita, quindi riuscire a farlo parlare della squadra, specie dopo una stagione come questa, fa emergere la sofferenza per il risultato mancante.
E qui emerge il lato buono del ’signor Piero’, come lo chiamano affettuosamente i dipendenti, anche se è ingegnere e conosce tutto della vita segreta della “rossa”. E allora, un po’ forzandolo facciamo leva sulla sua buona educazione che non dice di no a chi gli chiede un parere, partendo proprio dal bilancio di questa stagione 2013 finita anzitempo.
Cosa è successo in realtà?
«È stata una stagione che ci ha visti partire bene, avevamo avuto delle impressioni positive e poi man mano si è deteriorata e si sta concludendo in maniera triste, anche se il lavoro svolto è molto, però il risultato finale è questo…».
Mettiamoci nei panni di un signor Rossi qualunque, che non capisce le cose segrete della F.1. Accende la televisione, guarda la gara e si chiede: perchè la Ferrari vinceva e ora fatica a stare al passo degli avversari?
«Ah guardi, me lo chiedo anch’io, non creda. Penso che gli ingegneri abbiano capito, anzi sono certo che lo abbiano capito e che per l’anno prossimo possano costruire una monoposto vincente e competitiva e non ci si ritrovi in questa situazione. Merito alla Red Bull e complimenti a loro per il gran lavoro svolto, sono stati i più bravi».
Leggiamo le interviste di Alonso e pare che ce l’abbia con la squadra, invece è uno che spinge molto il gruppo, poi arriva Raikkonen e cominciano le polemiche sul suo ritorno a Maranello e si paventano disastri per il futuro dei rapporti dei due piloti. Lei ha queste percezioni o siamo noi all’esterno a sbagliare le valutazioni?
«Quando sei dentro una squadra, o quando sei dentro una azienda, le cose hanno un aspetto diverso. Viste da fuori capisco le difficoltà della gente nel comprendere come stanno davvero le cose, ma dico solo che la scelta di questi due piloti è una cosa buona per la Ferrari. Sono molto esperti, l’anno prossimo ci sarà tutto nuovo, motori, cambi, regole, per cui avere due piloti che conosciamo bene e sappiamo come lavorano, invece di piloti nuovi da scoprire, per noi è positivo. Io sono molto favorevole a questa scelta’.
Vero per voi, ma i tifosi sono spaccati sotto questo aspetto…
«Capisco perfettamente, in fondo oltre alla razionalità nelle scelte ci vuole anche un pizzico di tifoseria. Io dico che i bilanci bisogna farli a lungo termine, quindi dateci tempo».
Parlando di lungo termine, uno come Sebastian Vettel lo vedrebbe bene in rosso Ferrari? E quanto vale Vettel come campione?
«A valere, vale molto: a parità di macchina all’ultima gara ha dato oltre 30 secondi di distacco al suo compagno di squadra, Webber, che è un pilota velocissimo, quindi non ci sono dubbi sul suo valore di pilota. Vettel è un ragazzo che ha dei gran numeri e va veramente forte».
Insomma, lo vorrebbe alla Ferrari?
«Non posso dire di no, mi farebbe molto piacere se un giorno Vettel vestisse di rosso, ma nella vita come nel film “Sliding Doors” si aprono le porte e poi tutto può cambiare. Non so se arriverà quel momento e se una volta aperta la porta lui sarà disponibile o noi avremo posto. Chi lo sa, è l’incognita della vita».