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 2013  novembre 06 Mercoledì calendario

PERCHÉ IL PROCESSO A STASI È DA RIFARE?


Illogica e incongruente. Sono due degli aggettivi con cui la Cassazione boccia la sentenza di assoluzione di Alberto Stasi, pronunciata il 6 dicembre 2011 dalla corte d’Appello di Milano. Vuol dire che secondo i giudici della Suprema Corte, Stasi doveva essere condannato per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi? Non è compito loro dirlo. I magistrati di terzo grado non entrano nel merito di una sentenza, si limitano a valutarla nei suoi aspetti formali. Se qualcosa che non va, lo segnalano e rinviano tutto a un’altra sezione di corte d’Appello perché tenga conto di tutte le osservazioni e, come è scritto in questo caso, proceda «a nuovo giudizio con motivazione completa e immune da vizi logici e giuridici». Ma quali sarebbero i vizi logici e giuridici nell’assoluzione di Stasi? In cento pagine di motivazione i giudici della prima sezione penale di Cassazione ne elencano parecchi. In particolare insistono sul metodo di utilizzazione degli indizi, che nel caso di Garlasco sarebbero stati “atomizzati” ed esaminati nella loro singolarità, quando la legge dispone di valutarli in una visione d’insieme, che potrebbe esaltarne l’incidenza probatoria. Doverosi, aggiungono, anche gli approfondimenti richiesti da accusa e parte civile sul capello trovato nelle mani di Chiara, sulla bici nera da donna nella disponibilità di Stasi e sui movimenti di Stasi tra le macchie di sangue sui gradini e davanti alla porta della cantina. Come dire che il processo riparte da zero.