Giangavino Sulas, Oggi 6/11/2013, 6 novembre 2013
IL COLTELLO SCAGIONA O INCHIODA AMANDA?
La scagiona, e non solo per l’esultanza degli avvocati della difesa, ma perché, dopo quattro processi, molti sono convinti che con la perizia consegnata dal Ris di Roma ai giudici della Corte di Firenze sia sparita definitivamente l’ipotesi che il coltello trovato in un cassetto a casa di Sollecito sia l’arma del delitto.
Sul coltello non sono state scoperte tracce della vittima, Meredith Kercher (e questo sarebbe stato l’elemento decisivo), né di Rudy Guede, né di Raffaele Sollecito. Dicono Luciano Ghirga e Luca Mauri, difensori di Amanda e Sollecito: «Abbiamo sempre sostenuto che quel coltello non aveva niente a che fare con l’omicidio. Adesso abbiamo la prova. Perché su quel coltello non c’è sangue e non è mai stato lavato, né con la varechina né con altri detersivi, come sostiene il Pm Giuliano Mignini. Altrimenti non si vedrebbero a occhio nudo le striature di sporco, non ci sarebbero state tracce di amido come i periti del processo d’Appello hanno stabilito, e infine i carabinieri del Ris non avrebbero mai scoperto il Dna di Amanda, non sangue, sul manico e sulla famosa “traccia I”, sul dorso della lama in prossimità del manico».
«Con questi risultati è caduto l’ultimo flebile collegamento fra gli imputati e l’omicidio», aggiunge Giulia Bongiorno che difende Raffaele.
Opposta l’interpretazione di Francesco Maresca, il legale della famiglia Kercher: «La perizia conferma che il coltello è stato usato dalla Knox e tale elemento, valutato assieme agli altri, permette di ipotizzare la responsabilità degli imputati». Ma per la verità, che Amanda avesse usato quel coltello nella cucina del fidanzato, era un fatto già assodato.