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 2013  novembre 06 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL NUOVO SINDACO DI NEW YORK


REPUBBLICA.IT
NEW YORK - L’urlo dura vent’anni e una notte: il primo exit poll arriva nella grande palestra del Park Slope Armory Ymca un minuto dopo le nove: le percentuali parlano subito chiaro, fanno battere le mani e urlare di gioia. Dopo una vita New York ha di nuovo un sindaco democratico: è Bill de Blasio che con una strategia da manuale della politica prima si è preso le primarie e ora la città. Le grida rimbombano dentro lo stanzone ancora semivuoto: il suo popolo, che si è dato appuntamento qui nel cuore di Brooklyn, preme all’esterno contro le transenne, dentro si abbracciano i volontari, quelli che da mesi aspettano, lavorano e sognano questo attimo da gustare all’infinito. Poi finalmente le porte si aprono, il fiume di gente scorre sorridente e felice, stappa le emozioni: la scaramanzia, la prudenza, i calcoli, i timori per l’affluenza bassa sono l’incubo svanito di un pomeriggio di mezz’autunno. Dopo appena un’ora arriva la resa ufficiale del rivale repubblicano Joe Lhota che ammette la sconfitta. Un boato copre la musica assordante, gli applausi sono liberatori. Il vincitore affida a twitter il primo commento: "Grazie New York". Una città che lo premia con un plebiscito, tanto che bisogna andare indietro almeno sino al 1985 per trovare un divario simile, una trentina di punti. Lo spinge, come già avvenuto per Obama, l’onda black che lo vota con il 92% dei consensi, poi i latinos che seguono con l’82%. Lui arriva sul palco alle dieci di sera, ringrazia tutti per il lavoro svolto e promette: "Adesso andremo avanti con le nostre idee: più uguaglianza, ora camminiamo uniti. La nostra città non deve lasciare nessuno indietro".
NY, Bill de Blasio sindaco: i festeggiamenti
Perché Bill de Blasio non è un moderato, è uno che nel corso della lunga (e spesso velenosa) campagna elettorale si è sentito chiamare in tutti i modi: sandinista per la sua passione giovanile per la rivoluzione in Nicaragua, poi gli dicono anche di tornarsene in Urss. Contro di lui fuoco ad alzo zero: "Vuole riportare il crimine e la violenza nelle strade", lo punge l’ex sceriffo Rudy Giuliani nel tentativo di rivitalizzare uno spento Lhota. E’ la reazione dell’ala più conservatrice della società newyorchese, dei suoi giornali, delle sue tv, tutti spaventati dalle riforme rivoluzionarie promesse dal gigante di origini italiane.
La sua tattica è ossessiva e vincente. Parole d’ordine ripetute come un mantra in questi mesi. Senza mai arretrare di un centimetro, nemmeno quando sembrano ad un certo punto controproducenti. L’era Bloomberg è finita, più tasse per i ricchi così da trovare fondi per le scuole pubbliche, le università e gli ospedali. Basta agevolazioni fiscali a costruttori che fanno a gara per ricoprire Manhattan di grattacieli per miliardari (in dollari) e soprattutto un cambio radicale nella politica della polizia, che deve rinunciare allo stop and frisk, la tattica razzista usata per fermare i sospetti (quasi sempre giovani black o latinos). Gli imputano velleitarismo e scarse capacità amministrative. Anche a questo lui replica sereno: "Dicono che sono idee ambiziose, per me sono solo buone idee".
La sala è piena adesso. Sulle note di Empire State of Mind di Jay Z e Alicia Keys parte un coro a ritmare il ritornello, la gente salta. Si abbraccia, piange. E’ la fine del tunnel per chi è stato troppo tempo al buio della sconfitta. "Aspettavo questo momento dai tempi di Ed", urla Michael, capelli grigi corti, elegantissimo e felice con la maglietta del suo idolo addosso. Ed sta per Koch, il leggendario sindaco di New York: uno dei modelli di de Blasio. La moglie Clara fa sì con la testa: "Inizia una nuova era per tutti noi. Io amo questa città: ci sono nata, ci sono nati i miei figli e i miei nipoti, ma negli ultimi anni non la riconoscevo più. Troppo egoismo, troppe ingiustizie: adesso basta". Poi ci sono i giovani, tantissimi. Molti di loro non hanno mai avuto un sindaco democratico: "E’ incredibile, non riesco ancora a crederci", dice Lorainne che ha 18 anni e ha ottenuto il via libera dei genitori solo perché abita due strade più in là: "Ma tra un po’ non resisteranno: saranno qui anche loro", scherza. E infatti il padre Tim sbuca una ventina di minuti dopo: "Io non volevo votare, per me sono tutti uguali. Ma mia figlia ha insistito, mi ha portato ad ascoltare Bill: devo dire che mi piace, ora vediamo se mantiene le promesse".
Arrivano anche le stelle dello spettacolo, quelle che l’hanno sostenuto sin da subito. C’è Steve Buscemi e c’è Susan Sarandon che se ne sta lontana dal palco: "E’ un bellissimo momento: finalmente la gente ritroverà la parola e ci sarà qualcuno ad ascoltarla. Ci sarà un po’ più di giustizia sociale ed economica, sono contenta che abbia vinto".
Quando lui, il nuovo sindaco finisce di parlare dal palco, nessuno se ne vuole andare. Ci sono notti che si allungano, che fanno giri larghi per durare il più possibile. Notti che spingono via il sole. Anche se quella che deve arrivare sarà l’alba di una nuova era: quella di Bill, il sandinista.

CORRIERE.IT
NEW YORK - Park Slope, Brooklyn: «Nessuno resterà indietro». È il nuovo sindaco di New York, Bill de Blasio, che parla ai propri sostenitori:«Oggi avete chiesto forte e chiaro una nuova direzione per la nostra città. La gente ha scelto un sentiero progressista e stanotte andiamo verso di esso come una città unita». Il sindaco italoamericano de Blasio - che saluta in italiano il suo paese d’origine, Sant’Agata dei Goti(provincia di Benevento), e intervalla il suo discorso da primo cittadino con frasi anche in spagnolo - trionfa e diventa il primo democratico che riesce a conquistare la Grande Mela da 20 anni a questa parte. Le proiezioni non lasciavano dubbi, come del resto i sondaggi delle ultime settimane: il repubblicano Joe Lotha è staccato di almeno 30 punti. E, alla fine, Bill de Blasio conquista oltre il 73 per cento dei consensi. Una vera e propria debacle per il pupillo dell’ex sindaco Rudolph Giuliani, che si proponeva come il candidato più in continuità con i dodici anni di regno incontrastato del miliardario Michael Bloomberg.

CORRIERE.IT
IL SALUTO DI OBAMA - Il presidente Barack Obama ha chiamato de Blasio per le congratulazioni, fa sapere la Casa Bianca, precisando che il presidente si è congratulato anche con il neo governatore della Virginia, Terry McAuliffe e con il sindaco di Boston, Martin Walsh, «impegnandosi a lavorare con loro nei prossimi mesi» per il benessere della classe media e delle loro comunità. «Back to USSR», titolava il New York Post a proposito della vittoria annunciata del «populista» de Blasio, la cui agenda progressista prevede più tasse per i ricchi e più servizi sociali per le classe più deboli, passando per un aumento del salario minimo. Obiettivi che non sarà per nulla facile raggiungere, ma che imprimeranno una vera e propria svolta liberal alle politiche della prima città d’America.
De Blasio: festa grande nella «sua» Sant’Agata de’ Goti
De Blasio, «gigante» di un metro e 96, ha vinto le contestatissime primarie democratiche di settembre concentrandosi sulla controversa tattica «ferma e perquisisci» della polizia newyorchese sostenuta da Bloomberg e criticando il sindaco miliardario per essere il sindaco di «due New York», una ricca e una povera.

De Blasio, il giorno del trionfo
AGENDA PROGRESSISTA - «Grazie New York», ha twittato de Blasio appena usciti i primi exit poll. A Brooklyn è esplosa la festa. Alla Park Slope Armory, quartier generale dell’italoamericano, i fan sono in delirio. «Il nostro lavoro è appena iniziato», esulta il vincitore, a cui lo sconfitto Lotha ha telefonato per le congratulazioni. «Siamo molto orgogliosi», urla de Blasio. Poi si rivolge alla folla festante anche in spagnolo: «Empezamos a caminar como una sola ciudad», cominciamo a camminare come una sola città. Perché il gigante di Brooklyn (alto quasi due metri) vuole mantenere la promessa di ridurre la forbice che si è andata enormemente allargando negli ultimi anni tra ricchi e poveri, tra Manhattan e il resto della città. Poi il saluto all’Italia: «Grazie a tutti», ha detto nella lingua dei nonni materni che emigrarono negli Stati Uniti dal sud Italia. E un saluto particolare va a Sant’Agata dei Goti (Benevento), dove nella nottata - come a Brooklyn - impazzano i festeggiamenti.
Il sindaco che parla inglese, spagnolo e italiano
di Guastella
CHRISTIE RIELETTO IN NEW JERSEY - A brindare alla fine di questa lunga giornata elettorale in America è anche Chris Christie, altro italoamericano (mamma siciliana) rieletto con una valanga di voti governatore del New Jersey. La sensazione è che il partito repubblicano, in vista delle presidenziali del 2016, dovrà ripartire proprio da lui, dal conservatore moderato che sa dialogare con gli avversari politici. Per i Tea Party, che negli ultimi mesi hanno tenuto in ostaggio il partito, potrebbe essere arrivato il momento della resa dei conti. E la sconfitta del loro esponente Ken Cucinelli nella roccaforte conservatrice della Virginia suona come un preoccupante campanello di allarme. Può esultare invece il nuovo governatore democratico e clintoniano Terry McAuliffe, affermatosi sul filo di lana.