Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  novembre 06 Mercoledì calendario

DETROIT CAMBIA COLORE PER EVITARE L’ESTINZIONE


A Detroit gli elettori hanno fatto la storia, eleggendo un sindaco bianco dopo 40 anni di sindaci neri. Michael E. Duggan, ex amministratore delegato del Detroit Medica Center, è arrivato al voto ultrafavorito (i risultati si conosceranno all’alba di mercoledì) con un vantaggio nei sondaggi di 2 a 1 nei confronti di Benny Napoleon, sceriffo nero della Contea di Wayne. L’esito della contesa, tuttavia, non avrà effetti sostanziali almeno fino a settembre, quando scadrà il mandato del commissario speciale (Kevyn Orr, afro-americano), nominato dal governatore bianco e repubblicano Rick Snyder per gestire la città finita mesi fa in bancarotta. Il vincitore ha le mani legate, perché l’ultima parola sulle sue decisioni spetta a Orr, almeno fino all’imminente verdetto del tribunale, atteso entro il mese, che deve confermare la correttezza della procedura fallimentare fin qui seguita, contro cui hanno fatto causa numerosi dipendenti pubblici che si sono visti tagliare i benefici pensionistici concordati con le precedenti amministrazioni. Proprio i patti di favore tra i sindacati dei lavoratori municipali, insegnanti e impiegati, pompieri e poliziotti, e il governo locale, realtà entrambe costantemente in mano al partito democratico, hanno causato nei decenni il degrado della città: sono infatti spariti i soldi per i servizi pubblici mentre schizzavano alle stelle quelli per stipendi, liquidazioni e pensioni dei dipendenti municipali. E Detroit si è così via via spopolata: i 2 milioni circa del 1950 si sono ridotti al milione del 2000 e ai 700 mila di oggi, e siccome sono stati in grandissima maggioranza i bianchi a cercare riparo nei comuni limitrofi, per scappare dalle sommosse a sfondo razziale e dal malgoverno, la percentuale degli afro-americani è salita all’85%. Ciò ha prodotto la lista di sindaci sempre democratici dal 1962 (l’ultimo sindaco del GOP fu Louis Miriani, italo americano) e poi sempre neri dal 1974. Ora il fondo è stato toccato con il fallimento e sembra che i cittadini residui, anche di colore, pensino sia tempo di guardare meno alla etnia e più alle capacità personali. «Il nostro maggior problema a Detroit non è quale sia il colore dei nostri leader, ma una crisi di competenza », ha scritto Stephen Henderson, editorialista del giornale locale Free Press, che è afro-americano. «È assurdo fingere che la razza non conti, ma è ugualmente ridicolo usarla come un rozzo test per ottenere risultati semplici ed adeguati».
Per capire il livello delle sfide che deve affrontare Detroit per resuscitare, basta citare i punti principali del programma di Duggan: riaccendere le luci nelle strade e far funzionare i semafori, e abbassare il tempo in cui la polizia raggiunge la scena di un crimine dopo una chiamata di emergenza, attualmente un’ora.
Il primo martedì di novembre è giorno tradizionalmente elettorale negli Usa. Con Detroit, ci sono le corse per il sindaco di New York, per i governatorati del New Jersey e della Virginia e svariati referendum. A New York il vincitore certo è Bill de Blasio, ultra liberal: il rischio è che la città si avvii sulla strada fallimentare di Chicago, aveva denunciato qualche tempo fa l’uscente Michael Bloomberg, proprio a proposito delle politiche caldeggiate da de Blasio contro la polizia sull’ordine pubblico e pro tassa & spendi sulle casse comunali. In New Jersey i sondaggi hanno già “eletto” Chris Christie del GOP, che userà la riconferma come rampa di lancio per le presidenziali nel 2016. In Virginia, un amico ed ex aiutante di Bill Clinton, Terry McAuliffe, è il favorito per riconquistare al partito democratico la Stato vicino alla capitale. Ha raccolto molti piu’ fondi, e preferenze nei sondaggi, del procuratore generale dello Stato, Ken Cuccinelli, repubblicano conservatore. Tra i referendum il piu’clamoroso e’in Colorado, dove 11 contee votano per la secessione e la creazione del Nord Colorado: se passa e il Congresso approva, nascerà il 51esimo stato. Nello Stato di New York si vota per autorizzare la creazione di sette casinò per ricavare soldi per finanziare le scuole, a Portland nel Maine si decide la legalizzazione della marijuana e a Seattle nel Washington State di portare lo stipendio orario minimo dei lavoratori di hotel e ristoranti a 15 dollari, il doppio del minimo nazionale.