Paolo Lepri, Corriere della Sera 6/11/2013, 6 novembre 2013
ANCHE LONDRA SPIAVA BERLINO UN PROBLEMA IN PIÙ IN EUROPA
«Anche tu, David» starà pensando una sempre più destabilizzata Angela Merkel dopo le rivelazioni sulla centrale spionistica che agiva nell’ambasciata britannica di Berlino. Non bastava tutto quello che si è scoperto sugli americani che le avevano messo sotto controllo il telefono portatile. Un nuovo tradimento, a pochi mesi dall’incontro organizzato in aprile nello Schloss Meseberg, la «Camp David tedesca», dove Cameron arrivò con la moglie Samantha e i tre bambini. E la cancelliera si portò dietro anche il marito. Le ragioni di quell’invito apparvero chiare a tutti, nell’epoca del grande freddo con il presidente francese François Hollande. Molte volte, in questa ultima fase del dibattito europeo, la Germania ha premuto perché Londra non venisse isolata. Anzi, in varie occasioni si è stabilita una sorta di intesa fra il premier conservatore e la donna più potente del mondo, come per esempio quando era in discussione a Bruxelles il bilancio pluriennale dell’Ue. Il rischio per il governo Cameron è che questa utile «comprensione reciproca» possa lasciare spazio alla diffidenza. Nell’«invitare» a un colloquio l’ambasciatore britannico Simon McDonald, ex consigliere di Gordon Brown, il ministero degli Esteri ha ricordato che intercettare comunicazioni da una missione diplomatica rappresenta «una violazione del diritto internazionale». I tedeschi sono molto irritati. Un portavoce di Downing Street non ha trovato di meglio che sostenere che il lavoro del rappresentante diplomatico britannico è proprio quello di «parlare con il governo locale». Le relazioni tra i due Paesi, ha aggiunto, sono «eccellenti». L’imbarazzo di Londra, testimoniato anche da queste frasi improvvisate, è duplice. Riguarda naturalmente il versante dei rapporti bilaterali, ma si allarga ad un piano più generale. È difficile sedersi ad uno stesso tavolo con i colleghi europei, magari per discutere l’adozione di nuove regole in grado di ristabilire la fiducia tra le due sponde dell’Atlantico, dopo aver dimostrato di avere fatto per anni gran parte, se non peggio, di quello che viene imputato agli Stati Uniti.