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 2013  novembre 06 Mercoledì calendario

NELLA SEZIONE ROSSA TRA URLA, MINACCE E INSULTI OMOFOBI


ROMA — «Froci», «fascisti», «zozzi». Insulti, accuse, polemiche, contestazioni. Benvenuti a Casalbertone, periferia est della Capitale, zona popolare e universitaria, tra la Prenestina e la stazione Tiburtina. Qui, dove la sinistra vince da sempre, si consuma una delle lacerazioni più profonde del Pd nella corsa alle primarie. Renziani e cuperliani? No, non qui. La «faida» è ancora più interna, tutta interna ai «seguaci» del deputato triestino Gianni Cuperlo. Generazioni in lotta, giovani iscritti contro militanti di lungo corso, il tutto mixato e shakerato nel grande tritacarne di Facebook , strumento — quello sì — trasversale e per tutte le età.
Finisce a male parole, a denunce di frasi «omofobe» e «sessiste». Da una parte i sostenitori di Lionello Cosentino, 60 anni, ex assessore regionale, ex senatore, «portato» dal guru romano Goffredo Bettini. Dall’altra Tommaso Michea Giuntella, 30 anni, «bersaniano» doc (era uno dei quattro della famosa foto col pugno chiuso), papà giornalista (Paolo, quirinalista del Tg1 scomparso qualche anno fa), nonno (Vittorio Emanuele) reduce dai lager nazisti. Tutti e due, ironia della sorte, voteranno alla fine per Gianni Cuperlo, contro Matteo Renzi. Perché Casalbertone, che ha ospitato la prima sede romana dell’Ulivo prodiano, è così: qui la sinistra è ancora sinistra, qui il Pci-Pds-Ds-Pd ha maggioranze granitiche, che hanno prodotto oltre 15 anni di governo territoriale. Poi arrivano i congressi dei circoli, e c’è un mondo che va in frantumi.
Il circolo Pd è dietro una porticina nera, in ferro, su una via in salita intestata a Giuseppe Pianell, generale dell’esercito, già ministro della Guerra del Regno delle Due Sicilie durante lo sbarco dei Mille, poi comandante dell’unica divisione italiana che, a Custoza, non arretrò di fronte agli austriaci. Passato glorioso, targa sbagliata: Pianell morì nel 1892, e non nel 1902 come c’è scritto per strada. La zona è di quelle «ad alta tensione»: a cento metri c’è il circolo «Futurista» di CasaPound, il secondo polo dei «fascisti del terzo millennio» (definizione loro), poco più in là un paio di centri sociali, più la sezione del Pdl. Qualche volta, finisce in rissa: l’ultima, con bastoni, pietre e fumogeni, è di un anno e mezzo fa.
Anche stavolta vengono evocati «i fascisti», ma il contesto è un altro. Domenica pomeriggio, 3 dicembre. Il circolo Pd elegge il suo segretario e ad appoggiare i due principali candidati — Carlotta Paoluzzi con Giuntella, Domenico Perna con Cosentino — arrivano i big: Micaela Campana di qua, Michele Meta di là. Clima teso, elezione all’ultimo voto. La spunta la Paoluzzi: 67 voti contro 63. Vittoria non «piena», però: nei delegati, infatti, finisce 6 a 6. A sera, ci sono ancora urla, concitazione. Ad una giornalista di youdem, renziana, viene tolto il cellulare e impedito di fare riprese. I militanti tornano a casa, sia i giovani che gli «storici», con l’adrenalina in corpo. Così accendono il computer e si mettono sul grande «sfogatoio» di Fb. Tonino Cuozzo, uno degli iscritti della prima ora, attacca: «I fascisti del Pd hanno portato le truppe cammellate a votare Carlotta e Giuntella». Passa mezz’ora, e i «Giovani democratici» del Tiburtino III (dove Veltroni, con Benigni, lanciò la sua campagna nel 2008) replicano: «Diccelo tu Tony per chi dovevamo vota’! Quanti soldi j’avete dato a quelli di casapound per venire a votare in sezione? La foto con Berlinguer c’hai! ma vergognati zozzo! Fascista tua madre!». Cuozzo, a quel punto, non ci vede più: «Voi pure i froci che per un c... votano Carlotta miss de sto... ma non passerete a Casalbertone mantenuti da mister frega la neo eletta in parlamento ed assessore per spirito santo...». Una sequela d’insulti di rara eleganza, con «bersagli» precisi: Simone Barbieri, omosessuale, di Pd Rainbow; la Paoluzzi, la Campana ed un ex assessore (Maria Muto) del Municipio.
I sostenitori di Giuntella salvano lo screenshot con gli insulti, la polemica «monta» sulle agenzie: «Accuse omofobe e sessiste», dice Giulia Tempesta, consigliere comunale. «Se fosse vero, esprimerei la mia solidarietà», replica Cosentino. Ma i supporter dell’ex senatore ribaltano le accuse: «Hanno cominciato gli altri, mettendo su internet la foto di Meta e il commento: “I c... stanno coi c...”». E ancora: «Il tesseramento è stato gonfiato: da 70 iscritti siamo diventati 150». Perché alla fine, le presunte «truppe cammellate» di Casalbertone, sono qualche decina di unità.