Marco Lombardi, il Messaggero 5/11/2013, 5 novembre 2013
C’ERA UNA VOLTA UNA BEVANDA MALEDETTA, L’ASSENZIO
IL LIQUORE
Vietato o non vietato? Nocivo o non nocivo? Forse anche per colpa di molti artisti maledetti che tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900 dichiararono pubblicamente di consumare assenzio, sottolineandone gli effetti allucinogeni, questa erba porta con sé un retaggio da stupefacente, dando ancora oggi l’illusione che acquistarne una bottiglia equivalga a qualcosa di trasgressivo. In effetti l’assenzio non solo non è una droga, addirittura è diventato un liquore da degustare, al pari dei vini: così è successo alla decima edizione di Ischia Vintage, la manifestazione enogastronomica la cui parte vinicola - gestita dal sommelier Ian D’Agata - comprendeva, oltre all’assaggio di molti vini importanti, anche una degustazione di assenzio.
AL POSTO DEL VINO
La storia del vino e quella dell’assenzio hanno dei tratti comuni. Quando nella seconda metà dell’800 l’epidemia di filossera decimò le piantagioni di vite in Europa, furono i superalcolici, e in particolare l’assenzio, a prendere il posto del vino. Quando poi si ricominciò a piantare i filari di uva, la lobby dei viticoltori cercò di riappropriarsi del mercato sostenendo che l’assenzio fosse una droga. E strumentalizzò un episodio di cronaca: un operaio svizzero che nel 1905 uccise moglie e figli, e la colpa venne attribuita all’assenzio. Da lì il progressivo divieto di produrlo, anche se in alcuni paesi come la Spagna si è continuato a consumarlo regolarmente.
LA LEGALIZZAZIONE
In effetti molti stati europei misero al bando l’assenzio - un po’ come fecero poi gli Stati Uniti col Proibizionismo - con l’obiettivo di ridurre il consumo di tutti i superalcolici. «L’artemisia absintium contiene una sostanza - il tujone - che a livello molecolare è simile al THC, cioè al principio attivo della marijuana, ma non è la stessa cosa e poi molto dipende dalle quantità», ha spiegato Marcello Barberis, manager di Velier, importatore italiano dell’assenzio "La fée". «La legalizzazione, in Europa, è avvenuta negli anni ’90 a partire dall’Inghilterra: per un fatto di omogeneità legislativa i vari stati si sono via via adeguati, seppur col vincolo di mantenere al di sotto di un certo limite la quantità di tujone. In Italia il tabù dell’assenzio è caduto nel 2003, oggi il mercato vale circa 50.000 bottiglie all’anno».
Insomma, se Van Gogh, Manet, Degas e Toulouse-Lautrec dipinsero dei grandi quadri, e Verlaine, Rimbaud, Baudelaire, Hemingway e Oscar Wilde scrissero dei grandi libri o poemi, non fu per merito del principio attivo dell’assenzio, al massimo furono aiutati dal fatto di essere leggermente ubriachi, visto che la sua gradazione varia dai 68° ai 70°, e che un tempo si usavano degli alcool più tossici, tra cui quello estratto dalle patate o dalla melassa. Ciò nonostante alcune star contemporanee (da Johnny Depp a Leonardo Di Caprio) hanno dichiarato di amare l’assenzio. La degustazione avvenuta a Ischia Vintage ha chiarito come il liquore che viene venduto come assenzio spesso è prodotto anche con altre sostanze, che ne coprono il gusto. Ad esempio il finocchio e l’anice stellato che lo rende simile alle nostre sambuche e al pastis francese il quale, come l’assenzio, viene diluito in almeno cinque parti di acqua.
Marco Lombardi