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 2013  novembre 05 Martedì calendario

DENARO PUBBLICO E PRIVATO COME FINANZIARE I PARTITI


Mi piacerebbe sapere che pensa del finanziamento ai partiti. Pubblico o privato? A detta di molti il privato sarebbe oltremodo rischioso, mentre il pubblico garantirebbe la democrazia. D’altro canto, a chi ritiene che i finanziamenti non siano necessari viene obiettato che non è possibile. Occorre pagare gli spin doctor, i grafici, i consulenti, gli spazi tv e tante altre cosette di cui nessun partito può fare a meno. Non è che con il pubblico si possa attingere a piene mani senza dare conto a nessuno, mentre con il privato i partiti sarebbero più controllati dalle lobby, magari «comperati» oppure obbligati a fare scelte politiche a favore di queste? Si parla di tetto massimo, con l’eventuale finanziamento privato, di 300.000 euro. È ovvio che chi scuce soldi vorrà avere un ritorno e i favoriti, quindi, saranno sempre quelli. A mio avviso entrambe le soluzioni, per un verso o per l’altro, il problema di questo pozzo di San Patrizio non lo risolvono di certo. Ha qualche altra idea ?
Umberto Brusco
Bardolino (Vr)

Caro Brusco,
Non è vero che dietro i finanziamenti privati vi siano sempre e soltanto i grandi interessi economici, i magnati dell’industria e della finanzia, le potenti categorie professionali. Nella storia dei partiti politici vi è anche la disinteressata generosità di persone che volvevano fare un uso ideale della fortuna accumulata durante la loro vita. Il tesoriere di Lenin in Europa (Aleksandrd Gelfand, meglio noto con lo pseudonimo di Parvus) poté contare sugli aiuti di qualche esponente della grande borghesia tedesca. Nella Russia zarista uno dei maggiori sostenitori del partito bolscevico fu il mercante Ivan Morozov, un «vecchio credente» che aveva accumulato una considerevole ricchezza ed è ancora ricordato per la sua splendida collezione di impressionisti francesi. Molti partiti, d’altro canto, cercano di finanziare se stessi tassando i propri parlamentari o sostenendo iniziative redditizie. Ma non è prudente e può creare qualche imbarazzante conflitto d’interessi, come è accaduto nel caso dei rapporti fra il Pci e il sistema delle cooperative.
Conviene poi ricordare, caro Brusco, che la dimensione del problema dipende dalle caratteristiche del partito. Quanto più cresce e si allarga, tanto più ha bisogno di quadri amministrativi, di tecnici e consulenti. Il partito di massa, soprattutto dopo la Seconda guerra mondiale, è molto più costoso delle formazioni più agili e ideali degli anni precedenti. A questo punto il dilemma, per grandi linee, è questo. Il finanziamento privato è la sola soluzione, secondo una logica liberale, che consenta un rapporto diretto, di reciproca responsabilità, fra il partito politico e coloro che credono nei suoi ideali. Ma favorisce i partiti che rappresentano i gruppi sociali più ricchi. Il finanziamento pubblico, invece, evita (o quanto meno limita) il condizionamento dei gruppi di pressione, ma presenta due inconvenienti. In primo luogo finanzia i partiti sulla base dei consensi ricevuti nelle elezioni precedenti e rischia in tal modo di congelare il rapporto di forze. In secondo luogo è percepito come denaro di tutti e di nessuno, con effetti sulla gestione dei finanziamenti che si sono rivelati disastrosi.
La terza soluzione è quella adottata da Barack Obama nel 2008. Il futuro presidente degli Stati Uniti si è valso allora delle reti sociali per chiedere ai suoi sostenitori di contribuire alla campagna elettorale con piccole somme, e ha raccolto circa 650 milioni di dollari. Ma queste formule possono funzionare soltanto là dove i cittadini sono abituati a sostenere con il loro denaro, nella misura del possibile, le iniziative e le cause in cui ripongono la loro fiducia. In Italia, dove questa consuetudine è meno radicata, il governo propone che questo avvenga almeno in parte per il tramite della dichiarazione dei redditi, come accade per le somme destinate ala Chiesa. Ma non sembra disposto ad abbandonare completamente il sistema del finanziamento pubblico. Sarà interessante verificare sul campo, se la legge verrà approvata, le reazioni degli italiani.