Rinaldo Frignani, Corriere della Sera 5/11/2013, 5 novembre 2013
«SIAMO IN TRE, FAMMI LO SCONTO» GLI SMS DEI CLIENTI DELLE BABY-SQUILLO
Alcuni, i più sprovveduti, si sono traditi con una telefonata. Altri passavano ore davanti al computer, di nascosto da mogli e fidanzate, ma negli hard disk hanno lasciato tracce della loro passione per le baby squillo. Impiegati, studenti, qualche libero professionista. Ma pochi. «Per ora nessun personaggio famoso», sottolineano i carabinieri che, ormai da una settimana, lavorano senza sosta per identificare i clienti delle due ragazzine coinvolte nel giro di prostituzione minorile che aveva come base — l’unica finora individuata — un appartamento ai Parioli. Centinaia di uomini che risultano fra i contatti dei tre sfruttatori delle baby squillo ma che — come avvertono gli investigatori — «non per questo potrebbero aver poi avuto rapporti sessuali con le ragazze». Potrebbero però ricevere a casa comunicazioni giudiziarie.
Un mondo comunque vario, composto da «personalità random», come le definisce chi indaga, «profili generici non catalogabili», accumunati dalla mania di cercare nella Rete avventure sessuali a pagamento. Su siti come «bakecaincontri.com» — da dove è partita l’operazione Ninfa — ma anche sui social network. «Forse è anche peggio che non ci siano categorie simbolo — è la considerazione dei carabinieri —, il fenomeno è molto vasto e non ci sono punti di riferimento». Finora ne sarebbero stati identificati 18, forse qualcuno di più. Non tutti si sarebbero messi d’accordo con gli sfruttatori sul prezzo delle prestazioni e avrebbero poi incontrato le baby squillo. Alcuni, non solo romani, si sono visti piombare a casa gli investigatori a caccia di computer e materiale informatico. Ai parenti è crollato il mondo addosso. Le indagini sui fruitori delle web girl sono appena cominciate. C’è il sospetto, finora non confermato, che le ragazzine siano state filmate da altri uomini oltre che da Michael Mario De Quattro, già arrestato per tentata estorsione nei confronti di una delle minorenni (pretendeva 1.500 euro per non divulgare il filmato del loro incontro): il suo avvocato, come i difensori degli altri quattro finiti in carcere (compresa la madre di una delle ragazze), ha presentato istanza di scarcerazione al tribunale del riesame. Anche loro avevano cominciato come clienti e poi hanno capito che potevano spingersi oltre. Sono gli unici ad averlo fatto? Come molti altri si tratta di persone non facoltose, comunque in grado di pagare fino 300 euro all’ora. O anche di più.
Ma c’era anche chi trattava sul prezzo, chi cercava di «imbucare» amici. «È la mia ragazza, se vi volete divertire le spese sono mille euro a persona più il viaggio in aereo», diceva il caporalmaggiore Nunzio Pizzacalla — anche lui in cella — a tale Paolo, un cliente che aveva organizzato un incontro con altri due amici in un’altra città. Tira a pagare 2.500 euro, non ci riesce e ammette: «Ci ho provato perché comunque è una cifra, sai dovevo sentire anche gli altri». E ancora: «C’è poi questo signore un po’ anziano che ha la casa, viene da fuori. Lui si accontenta di un rapporto orale». Ma il soldato non cede: «Non voglio perdite di tempo, fate il biglietto del volo e noi andiamo a prenderlo in aeroporto». Accordi sulla pelle di ragazze forse minorenni anche in questo caso. I carabinieri esaminano decine di telefonate, email e sms di questo tenore. E intanto escludono, per ora, il coinvolgimento nel giro di altre ragazzine. Nessun collegamento anche con la tentata fuga da casa di domenica notte di una liceale di 15 anni che frequenta lo stesso istituto delle baby squillo: è caduta dal quarto piano calandosi da una finestra e ora è ricoverata in ospedale. Al patrigno aveva detto: «A scuola mi prendono in giro».
Rinaldo Frignani