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 2013  novembre 05 Martedì calendario

LA NUOVA VITA DI BUSH TRA QUADRI E PENNELLI «DIPINGERÒ I LEADER»


Da George Washington a Winston Churchill, sono tanti i grandi leader mondiali che si sino cimentati con tavolozza e pennello. Qualcuno, come il nostro Amintore Fanfani, con ambizioni molto serie. Altri — è il caso del presidente russo Vladimir Putin — si sono sforzati di tirare fuori il loro talento artistico solo a fini filantropici: vendere a un’asta di beneficenza il quadro realizzato con la collaborazione di un artista vero.
Difficile che, dopo vite passate a fare lotta politica e a governare esplodano talenti da grande artista. Quando, nel 1967, Dwight Eisenhower andò a New York a visitare una mostra dei suoi dipinti all’Huntington Hartford Museum, sorprese con una risposta secca un giornalista che, con qualche imbarazzo, gli chiedeva del significato simbolico della sua pittura piuttosto elementare: «Parliamoci chiaro: tutta questa roba sarebbe stata bruciata in un camino parecchio tempo fa, se io non fossi un ex presidente degli Stati Uniti».
Chissà se lo stesso destino l’avrebbero rischiato le opere di un altro ex presidente americano, George W. Bush, che, lasciata la Casa Bianca, si è messo a dipingere con foga: prima un imbarazzante (ma anche autoironico) autoritratto nella doccia. Poi qualche gatto e una serie infinita di ritratti di cani, a partire da quello di Barney, il suo amatissimo terrier scozzese, compagno inseparabile negli anni presidenziali, morto qualche mese fa.
Di cani Bush ne ha già dipinti più di cinquanta. Ma le sue giornate a Dallas sono lunghe. In Texas l’ex presidente fa una vita ritirata, ha scelto di avere un profilo molto basso: poche apparizioni pubbliche, in genere a qualche manifestazione di beneficenza, e niente sortite politiche. Poi la presenza fissa alle partite di baseball dei Texas Rangers e puntate frequenti al Brook Hollow Club e al Las Colinas Country Club, dove gioca a golf con chi capita.
Nel molto tempo che gli rimane libero, Bush si dedica allo sviluppo della biblioteca presidenziale inaugurata qualche mese fa a Dallas. E dipinge. Con ambizioni crescenti. Adesso ha anche deciso di cambiare soggetto: dai cani passa all’uomo. Più precisamente, ha confidato al New York Times che intende fare il ritratto dei 19 leader politici che ha conosciuto meglio durante la sua esperienza presidenziale. Con la solita abilità di grande comunicatore, non ha elencato i leader che meriteranno di finire sulle sue tele. Ha fatto solo trapelare che ci saranno Tony Blair, il suo principale alleato nell’invasione dell’Iraq, Vladimir Putin, Jacques Chirac, Angela Merkel e, naturalmente, il suo carissimo amico Silvio Berlusconi.
Chissà che tornare, anche se col pennello, ad occuparsi di leader politici, non gli faccia venire voglia di riprendere a esternare. L’anno scorso non andò nemmeno alla convention repubblicana che incoronò lo sfidante di Obama, Mitt Romney: limitò la sua partecipazione all’invio di un video augurale. E oggi gli amici che lo frequentano dicono che giudica negativamente l’esperienza di governo del suo successore democratico, ma aggiungono che non parlerà mai di questo in pubblico. Bush è anche perplesso davanti al dialogo tra il presidente americano e quello di Teheran, Rouhani: teme che sul nucleare iraniano la Casa Bianca possa cadere in una trappola.
Ma il suo vero cruccio dicono le stesse fonti, è il caos che regna nel partito repubblicano, strattonato dai Tea Party: un movimento che Bush considera una disgrazia per i conservatori e per l’America. E che, del resto, è nato in contrapposizione ai democratici, ma anche come forma di opposizione al «conservatorismo compassionevole» dello stesso Bush, accusato dalla destra radicale di essere responsabile quanto Obama dell’esplosione del debito pubblico.
George esterna su un solo tema politico, l’immigrazione: è stato sempre favorevole alla legalizzazione dei clandestini e non si tira indietro nemmeno ora che Obama usa le posizioni del suo predecessore per cercare di far avanzare la sua riforma al Congresso.
Per il resto, silenzio. Silenzio e pittura.
Massimo Gaggi