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 2013  novembre 05 Martedì calendario

“PAPÀ DECIDI, AL MILAN IO O GALLIANI” COSÌ BARBARA APRE IL FRONTE ANCHE IN FAMIGLIA


Scelgo i falchi o le colombe? Butto giù dalla torre Angelino o Raffaele? Sto con Letta o vado all’opposizione? C’è tempo per decidere. La nuova priorità di Silvio Berlusconi (e di conseguenza del paese) è un’altra: Barbara o Adriano? La bomba, affidata a una laconica agenzia dell’Ansa, è scoppiata alle 20.09 di domenica sera. Quando l’imprevedibile terzogenita del Cavaliere – come ha già fatto tante volte in passato – è tornata a sparigliare le carte del delicatissimo risiko di Arcore, aprendo con il botto (leggi un benservito a mezzo stampa all’ad Adriano Galliani) il fronte Milan. I rossoneri? «Spendono tanto e male» la tesi della primogenita di Veronica Lario, che ha chiesto a papà – come ha precisato l’agenzia di stampa – «un deciso cambio di rotta». Tradotto in soldoni: «O io o Galliani». Le mezze marce indietro seguite a stretto giro di posta hanno provato a gettare acqua sul fuoco. Ma l’incontro a quattr’occhi tra i due diretti interessati di ieri mattina («gelido», dicono fonti vicine all’ad) ha confermato la rottura.
L’entrata a gamba tesa della più ribelle dei suoi eredi è stato un fulmine a ciel sereno per Silvio. E non solo perché è costretto a scegliere tra la figlia e quello che da 34 anni è uno degli uomini chiave del Cerchio magico del Biscione. La forma, a volte, è sostanza. E il segnale arrivato domenica sera – per i tempi e i modi in cui è partito – riapre una delle partite più complicate per l’ex premier: quella della divisione dell’impero di famiglia tra i cinque figli. Un match a cavallo tra politica e affari dove Barbara, stanca di stare in panchina, pretende di scendere in campo in un ruolo di primo piano.
Il malessere, dice chi la conosce, covava da un po’ di tempo. Lei, si sa, è una che non le manda a dire, abituata a lavare in piazza anche i panni sporchi di famiglia. Ha criticato urbi et orbi in un’intervista su “Vanity Fair” la decisione (guarda caso di Marina e Piersilvio) di non cedere Mediaset a Rupert Murdoch. Si è candidata al vertice della Mondadori dove – fino a prova contraria – siede la sorella primogenita. Ha osato l’inosabile punzecchiando papà sulle serate del Bunga Bunga («Per un politico non esiste confine tra pubblico e privato»). Negli ultimi tempi però, complice la sentenza Mediaset e il lavoro al Milan, sembrava essersi riallineata al pensiero dominante di Arcore: è scesa nell’arena di Ballarò come una Santanchè qualsiasi a difendere con i denti l’onorabilità del Cavaliere. Ha attaccato gli «approfittatori inadeguati» che campano alle sue spalle nel Pdl sottolineando – non che nessuno glielo avesse chiesto – «di non aver alcuna intenzione di entrare in politica».
Appassionata, sorridente, telegenica, decisa. Conscia sotto sotto che la guerra per la leadership nel centrodestra – causa la latitanza di candidati con il “quid” – vedeva in pole position proprio la sorella Marina. E che il trasferimento della “Leonessa” (copyright del Cavaliere) a Palazzo Grazioli avrebbe liberato un paio di caselle importanti dell’impero di Arcore, leggi le presidenze Fininvest e Mondadori, consentendo di riequilibrare il peso negli affari di famiglia tra i figli di primo letto dell’ex-premier e quelli di Veronica Lario.
Acqua, pare, passata. Il Monopoli di Arcore è tornato alla casella del via. Silvio si è ripreso il timone di Forza Italia. Marina è più salda che mai in Via Paleocapa e a Segrate. E Barbara, che non è un tipo da sedersi sugli allori, ha rotto gli indugi. Lei il lavoro al Milan l’ha preso seriamente. Ha parlato con tutti, letto i bilanci. È saltata sulla sedia quando ha visto come si spendono a Milanello i risparmi di casa e quanti soldi girano tra due o tre procuratori (sempre gli stessi). Così quando sabato sera – durante Milan-Fiorentina – ha letto gli striscioni della Curva Sud che attaccavano anche papà, è uscita allo scoperto: «Se il mio posto è il cda dei rossoneri, almeno qui devo contare qualcosa». E ha innescato la bomba-Galliani.
Berlusconi sa che questo è solo il primo tempo. Ha provato a ricordare a Barbara che anche Marina e Piersilvio lavorano fianco a fianco senza lamentarsi con manager come Maurizio Costa, Pasquale Cannatelli e Fedele Confalonieri. Tutto inutile. E, costretto a scegliere, il Cavaliere ha dato corda alla figlia. Domenica sera – dopo aver benedetto l’Ansa della discordia – ha detto di no all’ad che gli chiedeva una sua smentita personale sul possibile siluramento. E nelle prossime settimane, secondo gli oracoli di Milanello, potrebbe dare segnali concreti su quel «cambio di rotta» chiesto da Barbara. Una scelta rischiosa (la cordata di Galliani sta trattando in Lega in queste ore una partita sui diritti tv decisiva per il futuro di Mediaset) ma inevitabile per non far risalire la febbre dei rapporti in famiglia, già messi a dura prova dalla faticosa e dolorosa separazione da Veronica. Il compromesso sul caso Milan, però, gli consente solo di guadagnare un po’ di tempo. La Dinasty di Arcore è riaperta. E il secondo tempo della partita, con Barbara sempre più nel ruolo di protagonista, è ancora tutto da scrivere.