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 2013  novembre 05 Martedì calendario

IL 79% DEI DETENUTI FUORI CELLA PER 8 ORE


La trasferta a Strasburgo del ministro Annamaria Cancellieri, inseguita dalle polemiche di casa nostra, deve servire a tranquillizzare gli europei, a dimostrare che stiamo facendo i compiti a casa anche in tema di giustizia, e se del caso ottenere una proroga fino a settembre per la «tagliola» che scatterebbe in caso di disumano sovraffollamento carcerario.
Quanto al primo aspetto, il ministro ha ribadito che «entro fine mese verrà adottato un piano dettagliato per l’attivazione di attività lavorative, ricreative e socializzanti per ciascun istituto penitenziario». Il Consiglio d’Europa ce lo chiede da tempo e lei l’ha garantito al Segretario generale Thorbjørn Jagland, l’ex premier norvegese. Tali attività saranno destinate al 79% dei detenuti che entro l’aprile del 2014 potranno trascorrere almeno otto ore fuori dalle camere di pernottamento.
Quanto al sovraffollamento, da una parte l’Italia sta aumentando la capacità ricettiva delle carceri («Abbiamo già aperto tre nuovi istituti, entro dicembre avremo la disponibilità di ulteriori 2mila posti, per giungere al maggio 2014 all’aumentata capacità di 4500 posti»), dall’altra con nuove norme ridurrà l’incidenza della custodia cautelare («È incoraggiante che i flussi d’ingresso in carcere si sono ridotti del 40% negli ultimi mesi»). Soprattutto per detenuti per droga e stranieri che rappresentano il 35% della popolazione carceraria.
Il Guardasigilli ha ricordato che le nuove leggi aggiornano «il catalogo dei reati più gravi per i quali è obbligatorio l’ingresso in carcere, eliminando i reati di modesta entità», la possibilità di avviare un procedimento per la concessione dell’istituto della liberazione anticipata prima dell’emissione dell’ordine di carcerazione, la possibilità di beneficiare della detenzione domiciliare per soggetti bisognosi di maggiore tutela e l’accesso a misure alternative anche per i recidivi reiterati.
Oggi la Cancellieri terminerà i suoi colloqui incontrando il vicepresidente della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, Guido Raimondi, il vicesegretario generale del Consiglio d’Europa Gabriella Battaini, e infine il presidente della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, il giudice lussemburghese Dean Spielmann.
«C’è grandissima preoccupazione per lo stato della giustizia italiana», spiega infatti Sandro Gozi, presidente della delegazione italiana e vicepresidente dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. «Con l’enorme mole di ricorsi che giungono a Strasburgo dall’Italia, ben 14.200 solo lo scorso anno, un numero per cui siamo terzi dopo Russia e Turchia, rischiamo d’essere il virus che infetta l’intero sistema giudiziario europeo».
Al pari delle questioni monetarie, anche le questioni di giustizia ci hanno reso la cenerentola d’Europa e nel Consiglio d’Europa si parla correntemente di «illegalità italiana». Dipende, come si legge nel dossier illustrato qui sotto, dalla lunghezza eccessiva dei processi, sia quelli civili che penali, e dai ritardi nel liquidare i risarcimenti, generando ulteriore contenzioso a Strasburgo.
Infine il capitolo dolente delle espulsioni e dei respingimenti. In sede europea l’Italia è stata molto criticata in passato e ci sono specifiche sentenze della Corte di Strasburgo che ci sanzionano per mancato rispetto dei diritti umani.